“Quando incontri un gigante, guarda attentamente la posizione del sole. T’accorgerai che probabilmente quella è l’ombra di un pigmeo”

(Novalis)

“…vivere con suo marito era ripugnante; ma a disgustarla non erano tanto i difetti fisici… quanto la stupidità, la sua natura ottusa, presuntuosa, squallida, incolta, la sua ignoranza, i suoi pregiudizi, la sua volgarità, la sua insensibilità e, soprattutto, la fiducia totalmente immotivata che nutriva in se stesso. Come la maggior parte degli stupidi, infatti, il signor Sloan non era abbastanza intelligente per capire quanto fosse stupido”

(Bonnie Garmus da Lezioni di chimica)

Renato Brunetta è un personaggio assai singolare della nostra vita politica.

Nasce a Venezia da famiglia di venditori ambulanti che gli consente di progredire negli studi fino a conseguire una laurea in Scienze Politiche ad indirizzo economico. 

Ciò gli “spalanca” la carriera accademica, diventando professore prima associato e poi ordinario in diverse università italiane in discipline economiche, ed in particolare in economia del lavoro. 

Ma anche quella politica. 

Con Tremonti (e non solo) indimenticato e indimenticabile ministro dell’economia dei governi Berlusconi, forma il gruppo di “cervelli” dei “Craxi boys”, noti, tra le altre cose, per essersi inventati l’otto per mille nella dichiarazione dei redditi quale fonte di finanziamento dello Stato verso la Chiesa cattolica al momento della modifica del Concordato mussoliniano, nel 1984,  che, all’inizio, il Vaticano stentò ad accettare, in sostituzione del vecchio metodo del trasferimento di risorse. Salvo poi aderirvi entusiasticamente quando i “boys” spiegarono agli interlocutori d’oltre Tevere che l’otto per mille garantiva più introiti del vecchio sistema. 

Nel 2008 diviene ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione nel quarto governo Berlusconi.

Nel 2021 viene nominato ministro per la pubblica amministrazione del Governo Draghi, il così detto governo dei migliori, con quali risultati è inutile ricordare perché sono sotto gli occhi di tutti. 

La pubblica amministrazione è una delle fisse del nostro Brunetta. 

Per lui i dipendenti pubblici guadagnano troppo e cagionano, con gli “eccessivi aumenti stipendiali” ottenuti in contrattazione, l’inflazione. Dimenticando, però, che un dipendente pubblico lo è anche lui, docente universitario, evidentemente di gran pregio (ma pare che gli studenti dei suoi corsi non la pensassero esattamente così!) se ha dichiarato una volta da Mentana, senza scoppiare a ridere,  di aver perso la possibilità di vincere il premio Nobel per l’Economia, che era decisamente alla sua  portata, a causa del suo impegno in politica. 

Nel 2023, quando pensavamo che un genio così ormai si avviasse verso il viale del tramonto, sentendoci deprivati della sua competenza e della sua simpatia, ecco che il governo Meloni lo nomina alla presidenza del CNEL. 

Cosa sia il CNEL, acronimo di Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro, è presto detto. E’ un organo di rilievo costituzionale previsto dall’art. 99 della Costituzione della Repubblica Italiana con funzione consultiva rispetto al Governo, alle Camere ed anche  alle Regioni. Ha pure funzione di proposta di legge.

In realtà è un organo pletorico e pleonastico, tant’è che s’era proposto di eliminarlo con la riforma costituzionale del 2016, naufragata col voto contrario a valanga degli elettori, che però il solo CNEL, in buona compagnia delle Province, lo avrebbero pacificamente cancellato dalla Legge fondamentale dello Stato. 

CNEL che è il refugium dei “trombati”, politici di lungo corso non eletti, o anche politici usciti di scena,  vecchi sindacalisti a fine mandato. I consiglieri, in teoria, non percepiscono compensi, ma solo rimborsi ed indennità. 

Tuttavia, il nostro percepisce lo stipendio da Presidente, cui non ha rinunciato, e che cumula con le cospicue pensioni da ex professore universitario ed ex parlamentare. 

Altresì, gode di un budget pressoché illimitato che gli ha permesso di nominare addetti alla segreteria e consulenti in quantità industriale, di avere un consigliere diplomatico, di aver cantierizzato una serie di lavori di ristrutturazione della sede del CNEL, villa Lubin, e la sua dépandance, Casina Giustiniani, di aver fatto approvare una variazione di bilancio con cui sono state aumentate  le risorse per le retribuzioni, nel 2025,  per “competenze fisse e continuative di Presidente e gli altri organi di vertice”. 

Insomma, una pacchia, un’orgia spendereccia a carico dei contribuenti. 

Brunetta  è anche noto per contrattare con gli  ambulanti anche quando acquista un paio di calzini, per sospetti abusi edilizi nella sua villa di Ravello, nonché  per insultare chiunque, dai precari, alla “sinistra per male”, per stigmatizzare il “fancazzismo” dei dipendenti della pubblica amministrazione, per definire il Consiglio Superiore della Magistratura l’”ultracasta”,  insomma, in altre parole, per gettare a piene mani sugli altri la sua acredine e la sua rabbia. 

A ben vedere, è un uomo che “sa stare al mondo”, di cui apprezza i benefici e i lussi, purchè rigorosamente a carico dei contribuenti, altrimenti gli prende male, non se ne fa una ragione. 

Crede fortemente nel merito, specie nel suo, anche se, francamente, però, si fa fatica a capire in cosa consista. 

Ma lui può … E tutti quelli che osano contestargli gli immotivati privilegi di cui gode, lui li definirebbe invidiosi del suo smisurato talento. 

Va così!

N.B. In questo scritto nessuno è stato oggetto di bodyshaming… Non ce n’era bisogno per analizzare il personaggio in narrativa. 


FontePhotocredits: https://flic.kr/p/4ME3Rx
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Nata a Corato, 62 anni fa, cresciuta a Ruvo di Puglia, mi sono laureata all’Università degli studi di Bari e ho insegnato per 38 anni scolastici tra le province di Milano e di Bari Diritto ed Economia Politica. Mi piacciono i libri, non da bibliofila, ma da lettrice, il cinema e la musica (Prince su tutti) e coltivo queste mie passioni costantemente. Amo la buona compagnia, ma anche un’operosa solitudine. Credo nei valori della libertà, dell’uguaglianza, del rispetto di tutte le persone e di tutte le opinioni. Detesto gli integralismi di ogni forma.

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