
Al teatro “don Sturzo” di Bisceglie
Riadattando un’opera teatrale del drammaturgo statunitense William Gibson, la “Compagnia n.26”, di Daniela Rubini e Carola Ventura, ha portato in scena, con due serate sold out, presso il Teatro Don Luigi Sturzo, “Anna dei Miracoli”, pièce basata sulla storia vera della sordo-cieca Helen Keller e della sua insegnante Anne Sullivan.
Diretto dalla stessa Rubini, lo spettacolo acquisisce dinamismo nella lungimiranza pedagogica, la prossemica di spazio e tempo cattura lo spettatore in un ritmo scandito da angoscia e speranza, è il climax emozionale che, a volte, salta step per giungere al nocciolo della questione, è il fine che giustifica i mezzi che nulla ha a che vedere con gli intenti machiavellici di un’educazione sui generis, è il traguardo perseguito ad ogni costo, il percorso catartico di chi insegna e di chi impara, ruoli che si ribaltano nella loro stessa antitesi, è la vexata quaestio delle regole che non ammettono eccezioni, il vulnus di un adattamento sociale che ci sta stretto, come se tutti fossimo ciechi di fronte alla verità, come se tutti fossimo sordi davanti alle urlanti richieste d’aiuto.
“Anna dei Miracoli” scava nell’intimità di ciascuno di noi, abbraccia la vita invitandola ad un ballo armonioso e riappacificante, è l’accettazione di sé attraverso gli altri, lo sguardo fisso ad un futuro incerto ma rigoglioso, quegli occhi sbarrati sono gli occhi di Carola, occhi a cui non è concessa alcuna via di fuga, il temperamento del suo personaggio è incarnato nel metodo recitativo di un’attrice che non permette diminutio rispetto ad un’interpretazione di alto livello, lo sforzo fisico nel coprire tutti gli angoli del palcoscenico abbatte la barriera tra realtà e finzione, il feeling con la collega Daniela è vidimato dalla sublimità di un’escapologica ed escatologica visione del mondo, una gabbia per esperire, un’oscurità da cui fuggire, una mano da sillabare, un’anima da accarezzare.
“Anna dei Miracoli” segna l’esordio trionfante della “Compagnia n.26”, un numero diverso da tanti altri, un numero che dona rifugio a chi naviga nella tempesta, un numero che accoglie chi vaga senza meta, è il numero che regola il sipario del cuore, un sipario che, una volta aperto, faticherà a richiudersi.