Il libro dei sogni finisce qui
Caro Direttore,
a sette mesi dalle elezioni di marzo, e dopo una quantità di danni generati dalle parole dei dioscuri Giggino Di Maio e Matteo Salvini, il governo gialloverde vara la legge finanziaria più martoriata della storia repubblicana. Finalmente! Doveva essere la rivoluzione, la sfida all’Europa, la fine delle èlite, il rilancio degli investimenti, l’abolizione della povertà, la fine dell’euro e dei poteri forti, doveva essere mille altre cose. E invece è: un favore agli evasori fiscali, un aiutino ai poveri veri e un regalone a quelli finti, lo scasso della Fornero, un colpo alle pensioni cosiddette d’oro che, comunque, sono state guadagnate onestamente come le altre. Oh, le misure varate, sempre che non aumentino il nostro debito pubblico, partiranno genericamente “nei primi tre mesi del 2019”, cioè prima delle elezioni europee, in modo che l’incasso sia immediato. Il documento andrà adesso esaminato dall’Unione europea che, se per d’amor di Europa, non farà osservazioni, sarà poi giudicato dai mercati, cioè dai cittadini italiani ed europei che ci prestano i soldi.
Il libro dei sogni finisce qui. Non si parla di lavoro, di opere pubbliche, perchè – dicono i Nuovissimi – il lavoro verrà da sé per miracolo, dopo questa gloriosa manovra, che in realtà risponde solo agli interessi elettorali (e ai sondaggi) di Lega e M5S. Anzi, il libro dei sogni perde molte pagine. Si faranno le aborrite e maledette Tap, Tav, Pedemontane, ripartirà l’Ilva che era da chiudere immediatamente. Fuori mavovra, il ministro dell’Interno continua la sua campagna vincente contro i “negri”, nel decreto-sicurezza, mentre è cominciato lo smantellamento, per ora mediatico, del modello-Riace dove, al di là di tutti i dubbi su alcune scelte del sindaco Lucano, gli immigrati vivono, lavorano, non delinquono.
Ora, in attesa che l’Europa ci dia il suo giudizio su evasori graziati, poveri anche finti mantenuti e Fornero smontata “mattone per mattone”, un risultato politico si vede già. Di Maio, in cambio della mancia ai nullafacenti del Sud, ha regalato a Salvini la “sovranità” che la Lega cerca da trent’anni, prima arginata dai partiti della Prima Repubblica. È un fatto che, dopo cinque mesi di governo, i sondaggi danno la Lega dal 17 al 30 per cento, mentre danno gli Stellati dal 31 al 28 per cento. Con un’aggravante, per i grillini. Salvini il Truce ha imposto i temi cruciali, quelli delle paure (immigrati, malavitosi e ladruncoli); Di Maio ha ottenuto briciole, anche a rischio di bocciatura europea, e ha diviso il suo partito, che non nasce razzista e su temi cruciali come le paure non marcia compatto, per quanto flebile appaia la voce di Fico. Salvini non si vergogna di essere fascista (“me ne frego”, “tiro avanti”), Di Maio cerca di tenere il passo, ma appare una pericolosa caricatura, nonostante i festaggimenti sui balconi di piazza Chigi.
E mentre Giggino si accoda a Matteo, pur minacciando tenui sfracelli, la Lega marcia con gli scarponi chiodati. La storia dei bambini immigrati di Lodi lasciati senza mensa è un segnale preoccupante, ma per fortuna c’è un risveglio civile di cittadini che raccolgono fondi per metterci una pezza. La storia del Friuli che, per assegnare case agli immigrati, chiede i certificati del catasto dl Senegal o di altro Paese disastrato, è un altro balzo in avanti del razzismo della “legalità”. Non hai i documenti del tuo Paese per dimostrare che sei povero? Allora non sei povero! Nel Medioevo c’era la prova del fuoco: se non sei colpevole, passerai indenne tra le fiamme …Ecco, ci risiamo! Il problema vero, del Medioevo e di oggi, è che il popolo, almeno in buona parte, crede a tutto ciò che si oppone alla Ragione. Alla minoranza di ragionevoli, tocca non perdere la speranza.