Quale deve essere lo spirito degli Italiani veri, quello dei Costituenti o quello dei razzisti che si fingono autonomisti?
Da qualche anno siamo aggrediti da messaggi nazionalisti e razzisti e probabilmente lo saremo ancora di più nel futuro prossimo, ma un cittadino italiano coerente con i valori della propria Costituzione ha il dovere di resistere e di controbattere ad un’ideologia decisamente eversiva e regressiva. Al centro di questo vortice maligno campeggiano lquei partiti che pongono una contrapposizione netta fra la Nazione, una non meglio precisata Italianità e il resto del mondo.
La posizione di questi ideologi, che invadono i canali della comunicazione con spazzatura irrazionale e amorale, è davvero molto ambigua, perché il nazionalismo si accoppia al culto della globalizzazione più spinta, come dimostra il caso Elon Musk.
Il fatto ancora più grave è che i continui richiami nazionalistici e la logica del “noi” contro “loro” (gli immigrati, gli islamici, i neri) è decisamente in contrasto con la Costituzione della Repubblica italiana e questo induce a ritenere che, sia per l’impostazione ideologica che per le proposte di modifica alla Carta costituzionale, l’attuale Governo sta compiendo un vero e proprio tentativo di golpe in nome della maggioranza dei voti ottenuta su una percentuale molto bassa di votanti e con un sistema di formazione delle liste dei candidati totalmente antidemocratico.
La Costituzione italiana dice ben altro. La Costituzione italiana, in relazione all’interculturalità, è un modello per tutto il mondo. Basti dire che fu invocata per tentare di risolvere uno dei casi più tremendi di genocidio culturale, quello realizzato dalla Cina comunista nei confronti del Tibet, del suo popolo, della sua cultura, della sua religione.
La nostra Costituzione sancisce all’art.3 l’uguaglianza di tutti i cittadini “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. I Costituenti aggiunsero l’art. 6: “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”.
Dal punto di vista dell’interculturalità vediamo che è riconosciuta pienamente la differenza e che, nel rispetto dei valori costituzionali, le differenze devono essere rispettate e valorizzate. Allora diciamolo brutalmente: mediamente quanto gli Italiani conoscono le altre culture? Quanti stereotipi e pregiudizi sono sedimentati? Quanti Italiani pensano che sulla carta geografica dell’Africa bisogna ancora scrivere “Hic sunt leones”?
La tutela delle minoranze linguistiche è stata perfezionata nel 1999 (mezzo secolo dopo!) con la legge n.482, dove sono elencate le minoranze linguistiche italiane, quelle su cui si è misurata, con successo, la capacità inclusiva dello Stato italiano: “la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il francoprovenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo” (art.2).
Questa legge prevede minuziosamente gli interventi di integrazione nelle scuole e puo’ rappresentare un modello per i Paesi (tanti!), dove il problema delle minoranze etnico-linguistiche è causa di guerre endemiche.
Franz Kafka aveva questo cognome perché era ebreo e quel cognome, che significa corvo, fu imposto alla sua famiglia per insulto. Ebbene, la legge 482, all’art 11, garantisce la procedura per ripristinare il proprio cognome originario, se questo è stato modificato contro la propria volontà. Un vero capolavoro giuridico.
In conclusione, l’interculturalità presuppone il riconoscimento dell’altro e dell’alterità della sua cultura; l’interculturalità consiste proprio nel processo di incontro, di traduzione.
La domanda sorge spontanea: quale deve essere lo spirito degli Italiani veri, quello dei Costituenti o quello dei razzisti che si fingono autonomisti?