A woman in flowing attire poses near a swamp, her hand reaching out to touch a delicate vine.

«Due cose belle ha il mondo: amore e morte”

(Giacomo Leopardi)

Orfeo ed Euridice: chi non conosce la loro storia d’amore?

Orfeo suonava la lira come nessun altro ai suoi tempi: la sua musica era capace di incantare gli dei, ammansire le fiere, fermare le forze della natura.

Euridice era la più bella delle ninfe. Orfeo, ricambiato, se ne innamorò perdutamente e i due furono sposi felici, ma solo per poco: durante una fuga da Aristeo, un rozzo e libidinoso pastore che bramava possederla, Euridice fu morsa da un serpente velenoso e morì.

Orfeo non si rassegnò mai. Pur di riportarla in vita, sfidò gli Inferi, li attraversò, con la sua musica incantò Caronte, il traghettatore delle anime, Cerbero, il cane a tre teste guardiano dell’Ade, e persino Ade e Persefone, gli dei degli Inferi.

Commossi dalla sua musica e dal suo amore, Ade e Persefone acconsentirono a far tornare Euridice nel mondo dei vivi, a una sola condizione: Orfeo non doveva voltarsi a guardarla fino a quando non fossero usciti dagli Inferi.

Ma furono troppo grandi il dubbio, l’ansia, il desiderio di rivedere il volto dell’amata: Orfeo si voltò, infranse la promessa fatta ad Ade e Persefone, e perse Euridice di nuovo e per sempre. Inconsolabile, rifiutò ogni conforto e fu sbranato dalle Baccanti, sacerdotesse di Dioniso, infuriate per il suo disprezzo nei confronti dell’amore.

Un mito così colmo e così bello nella tua tragicità che quasi mi vien difficile aggiungere ogni commento.

Ci consegna un paradigma sulla potenza e grandezza dell’amore, sulla irreparabilità di una perdita e sulla necessità di accettarla, pena esserne lacerati a morte; sulla potenza ed efficacia della speranza, e sulle nefaste conseguenze di chi se ne priva; sui limiti dell’essere umano e sulla necessità di rispettarli non perché qualcuno ce li abbia imposti, ma perché è attraverso i limiti che noi siamo ed esistiamo.

Credo insegni, una volta di più, una verità difficile da accogliere eppure vitale per ognuno di noi: si può amare veramente solo senza possedere; l’Amore, senza possesso, dà vita; la passione che si fa possesso, sia quella del violento Aristeo come quello del gentile Orfeo, provoca morte, la morte di Euridice, la morte della bellezza.

Juan Baladán Gadea: «Forse ciò che rende unico l’amore è questo suo inafferrabile morire e rivivere a ogni istante».

Leo Buscaglia: «La morte è una sfida. Ci dice di non sprecare il tempo. Ci dice di crescere, ci dice di divenire! Ci suggerisce di dire ora gli uni agli altri che ci amiamo. Ci dice di donarci ora!».

Johnny Depp, in “Don Juan DeMarco”: «Ci sono solo quattro domande che contano nella vita. Cosa è sacro? Di cosa è fatto lo spirito? Per cosa vale la pena vivere? E per cosa vale la pena morire? La risposta a ognuna è la stessa: solo l’amore».


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...