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Si chiama Federico Lacedonio il giovane ingegnere aerospaziale che, durante il Congresso Mondiale Aerospaziale IAC (International Astronautical Congress) di Milano, ha presentato, per conto del Politecnico di Torino, il progetto “PoliTOrbital” che consiste nello sviluppo di un velivolo orbitale per turismo spaziale in orbita bassa terrestre, ovvero la valutazione del sistema propulsivo, del design del velivolo, la struttura, analisi dei costi e aspetto medico dei passeggeri non professionisti a bordo, il che rende la progettazione certamente più complessa. A spiegarcelo è lo stesso Federico.
Ciao, Federico. Quanta soddisfazione c’è nell’aver partecipato al Congresso Mondiale Aerospaziale IAC (International Astronautical Congress)?
Chiaramente c’è una grandissima soddisfazione nell’aver partecipato allo IAC, in quanto è l’evento certamente più ambito per chiunque ha a che fare con il mondo dell’astronautica, sia per passione, che per studio o per lavoro. È un’occasione per capire da vicino cosa comporta lavorare in questo settore, per crescere dal punto di vista tecnico e mentale, oltre che conoscere persone provenienti da parti del mondo completamente diverse e capirsi improvvisamente grazie alla passione che accomuna tutti.
In cosa consiste il progetto (nella competizione indetta da AIDAA) che avete presentato come team PoliTOrbital del Politecnico di Torino?
Il progetto che abbiamo presentato in quanto team PoliTOrbital consiste nello sviluppo di un velivolo orbitale per turismo spaziale in orbita bassa terrestre. In poche parole, il team è organizzato in diverse sezioni che si occupano, durante il corso dell’anno, di sviluppare un aspetto specifico dello spazioplano. Il progetto è a 360 gradi: ci occupiamo di valutare il sistema propulsivo, del design del velivolo, la struttura, analisi dei costi e aspetto medico dei passeggeri a bordo, che, come anticipato, non sono professionisti, il che rende la progettazione certamente più complessa.
Incontrare personaggi del calibro di Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano (ESA) rappresenta, per te e per l’attività che svolgi, un’inesauribile fonte di ispirazione?
Incontrare persone come Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti, è certo fonte d’ispirazione, ma la definirei quasi un’emozione: il momento in cui sono “apparsi” è stato, per me e i miei colleghi, veramente incredibile e adrenalinico. La loro umanità e soprattutto la loro “concretezza” sanno di incentivo verso i propri sogni e di voglia di mettersi in gioco.
Sogni futuri?
Difficile dirlo, è un mondo in continua evoluzione e pieno di stimoli, un giorno sei a lezione, il giorno dopo parli con i direttori delle aziende più grandi del mondo, motivo per cui è veramente difficile fare previsioni. Sicuramente, ciò che mi guida è la volontà di portare qualcosa di utile all’umanità e di contribuire al suo sviluppo.