Una nuova sfida è iniziata ad Andria

Venerdì 26 ottobre nell’aula magna dell’Istituto di Istruzione Superiore “R. Lotti” ad Andria si è riunito un folto gruppo di persone per festeggiare e applaudire una nuova fondazione: la “Fondazione Pugliese per le Neurodiversità” volta a tutelare la vita di neuro diversi. Ringrazio i genitori di Alessandro che si sono spesi per questo con determinazione.

Ero lì tra le prime file tra presidi di scuole, famigliari di Alessandro, notai, avvocati, imprenditori e amici intenti a sostenere questa iniziativa e a prendere atto dell’emergenza territoriale e mondiale che la neurodiversità impone. Quando ero piccolo i casi erano di 1 a 300 nati e nessuno poneva la giusta attenzione a questo fenomeno, ora si parla di 1 a 59 nati e si inizia a pensare che forse la società deve convivere con le nostre vite bizzarre ma non inutili.

Questo è il messaggio che è stato lanciato venerdì: noi esistiamo e facciamo parte di una società che in quanto tale deve accettare, condividere e includere la nostra neurodiversità. È finito il tempo degli struzzi, gli uomini non possono mettere la testa sotto la sabbia! Invitare una folta diversità di persone è stata la maniera perché nessuna categoria potesse sentirsi esclusa, tutti devono collaborare alla crescita di una società inclusiva, non razzista sotto tutti di punti di vista. Una società che include i ricchi e i poveri, le diverse nazionalità, le diverse neurodiversità, le diverse religioni è una società in crescita, una società che non  ha paura, una società proiettata nel futuro. Restare, per paura, arroccati in una posizione blocca la vita, blocca la speranza e fa vincere l’ignoranza.

Sono duro, lo so, ma sono stanco di sentirmi un malato, sono stanco pietismi e di denigrazioni. Ho lottato e continuerò a farlo con l’unico mezzo che ho: le parole di chi non parla ma scrive.

Spero che questa fondazione possa far passare una vita attiva a tutti i neurodiversi e a far capire alle istituzioni che deve finire il tempo del nascondersi.

Quando ero piccolo ho avuto dei presidi attenti e soprattutto illuminati da professionalità competenze ed un grande senso di umiltà, mi hanno sempre accolto con amore. Degli insegnanti pronti a mettersi in gioco e disposti a vivere le mie difficoltà con amore e impegno. Un tessuto istituzionale progettuale con l’inserimento di assistenti alla autonomia e alla comunicazione nelle scuole e progetti inclusivi estivi, e cooperative che cercavano di evolversi contro una mentalità vecchia che viveva la diversità come qualcosa di sbagliato da nascondere. Oggi invece percepisco un ribaltamento: istituzioni completamente assenti senza progettualità e nessuna presa in carico, anche se le leggi lo imporrebbero, ma una mentalità sociale pronta a mettersi in gioco. Questo ci deve far riflettere.

Sono un ragazzo di 25 anni e penso al mio futuro con ansia, ora ho una vita ricca di interessi e di attività tutelata dai miei genitori e spero di continuare a formarmi per una vita autonoma e responsabile, di avere la capacità di autotutelarmi e di difendermi da maltrattamenti di cui ogni giorno leggiamo. Per questo chiedo pubblicamente a tutta la società e all’avvocato Bruno, presidente della fondazione, di formare persone non solo professionalmente capaci ma anche con un grande cuore perché spesso noi neurodiversi non abbiamo armi per farci capire e difenderci. E spero di poter far parte attiva di questa grande rivoluzione socio-culturale iniziata venerdì 26 ottobre.