Sulla strada …un gesto di gentilezza che riscalda il cuore

GIANLUIGI, PERSONA PREGEVOLE, AMICO GENEROSO E MUSICISTA SPECIALE. Mille pedalate occorreranno anche oggi per raggiungere con la bicicletta il campicello che Gorgoglione Gianluigi, musicista, maestro di coro, mio caro amico, persona pregevolissima, mise a mia disposizione due anni fa perché lo coltivassi biologicamente nel rispetto delle leggi della natura, in contrasto con le virulenti imposizioni del mercato.

MIE PERPLESSITÀ. Ero perplesso, se accettare, ma mi mancò il coraggio di rifiutare la generosa offerta. Le molteplici stagioni appollaiate sul groppone mi invogliavano a tenere in grande considerazione la indicibile fatica fisica che la campagna avrebbe richiesto. Per giunta, a complicare ulteriormente le cose, si intromise anche voglia di fare un’esperienza diretta ed alternativa nella Natura.

CONTRADA PALUDI. Mi tocca, quindi, fare ogni giorno una decina di chilometri tra andata e ritorno, partendo dai pressi di Eraclio, statua di bronzo, simbolo di Barletta, oltre alla becera “Disfida”. Per la macchina, una Passat, è un’inezia, ma le vicissitudini nel percorrere l’ultimo tratto, “Contrada Paludi”, un segmento stradale cosparso di crateri, dossi, materiale di cantiere edile e canne ripetutamente bruciate la riducevano quotidianamente, ad un straccio in ebollizione.

MECCANICI, CARROZZIERI E SOFFERENZE INAUDITE. Ricorrevo frequentemente ai meccanici, al carrozziere, mentre l’acqua di raffreddamento del sistema raffreddante, dileguatasi repentinamente tra le nuvole, chiedeva generosi rabbocchi di litri al giorno. Dopo due anni di sofferenze vistose, la vettura mi comunicò che ormai era allo stremo, stanca per lo stillicidio di esperienze inaudite, indifferenti per un trattore, un escavatore, una pala meccanica, ma non per una gentile vettura da città. Il ricorso alla tasca, inoltre, diventava sempre più oneroso ed insostenibile.

CENTRO DI DEMOLIZIONE. Con grande disappunto e compenetrandomi nel dramma del mezzo meccanico, quindi, raggiungevo il centro di demolizione, che sgranava gli occhi alla vista di tanto materiale di ferro e di plastica che sarebbe finito nelle sue voraci ed insaziabili fauci.

LE PIANTE ORTICOLE ED ORNAMENTALI FIBRILLANO. “Le mie umili ed indifese pianticelle”, mi dicevo, “non devono essere abbandonate al loro sciagurato destino, soprattutto per il caldo degli ultimi tempi che non dà tregua”. Allora, per qualche giorno mi rivolsi a Ruggiero Lionetti, mio caro confinante per avere un passaggio nella sua vettura.

BICICLETTA. Non potevo, però, abusare della sua disponibilità, né per il momento pensare ad acquistare una vettura di seconda mano, mi mancavano le risorse finanziarie. Allora? Bicicletta! Per un bel po’ di giorni mi avvalgo della “Graziella”, ma mi rendo coto che il diametro da “20” delle ruote mi strema, allora accolgo la proposta della mia bicicletta da uomo, 26 di diametro, di venirmi in soccorso. Decisamente si viaggia più celermente, il fiatone non arriva, e le gambe non producono abbondante acido lattico.

ZAINO, POMPA E ANCHE CALCIO IN POLVERE. Oggi mi tocca scorrazzare oltre allo zaino ed alla pompa, necessaria per eventuali forature addebitabili soprattutto ai calcatreppoli, i micidiali “sanapiedi” che infestano la campagna, anche mezza sacchetta di calcio che gli ultimi pomodori mi hanno chiesto con insistenza, insieme alle altre solanacee, le melanzane e i peperoni,

SCATTO SULL’ATTENTI. Se non provvedessi, loro mi porterebbero il muso per giorni, afflosciandosi, fino a giacere supini per tempi indeterminati fino a diventare materia apparentemente inorganica. Scatto sull’attenti e carico sul portapacchi della ruota posteriore la sacchetta contenente l’indispensabile calcio.

SGOMENTO, IL CALCIO SI DILEGUA. Le gambe, soprattutto quella sinistra, paralizzata nel piede per un incidente stradale quando, portavo i calzoncini, mi avvertono che per il sovraccarico devo impegnare maggiore energia. Orecchie da mercante, le mie! Intervengono a sostegno degli arti inferiori, i polmoni. Mi ricordano che non ho più vent’anni.  Ostinato, non li ascolto.  Dopo duecento pedalate, in prossimità dell’IPERCOOP, però, mi fermo per fare calare il tasso di l’acido lattico e prendere fiato. Colgo l’occasione per controllare le condizioni della busta di ammendante. La sacchetta è vuota! Sgomento! Che fare? Nel pallone, infine…

DIETRO FRONT. Dietro front! Pedalata dopo pedalata, tenendo gli occhi sgranati, rifaccio lo stesso percorso, in salita per giunta. Mi pesa più del previsto. All’altezza dei contrafforti del vecchio ospedaletto che costringe da decenni stuoli di cittadini a scendere dal marciapiede, rischiando di essere travolti dalle numerose vetture in transito, scabrosa realtà mai notata dai ciechi amministratori di ogni rango, ruolo e colore politico, gli occhi, rianimandosi, mi si illuminano.

UNA CATENA DI MONTI IN MINIATURA. Sulla corsia di sinistra, in miniatura, si erge una catena di monti, candidi come la neve, su una vallata di porfido e basalto, cubetti di origine magmatica di diversa genesi. I veicoli transitanti, tenendosi a debita distanza, evitano di travolgere i minuscoli rilievi. Aspetto l’occasione propizia per l’attraversamento, ansimando dall’urgenza di riprendermi cura del mio tesoretto calcareo, incautamente bistrattato.

MANI FEBBRILI ED INCREDULITÀ. Recupero un bel po’ di materiale farinoso come la sabbia con le mani, febbrili. Facendo delle conchette, come i bambini sulla spiaggia o i miei remoti antenati risalenti a molte migliaia di anni addietro. Mi ingegno poi ad usarle come una scopa, per raccattare i cospicui granelli finiti negli ampi interstizi stradali, quando la voce di un passante squilla caldamente: “Vuole una scopa?”. Gli occhi mi si illuminano. Replico, attonito ed incredulo: “Magaaari!”

RISCHIO DI FINIRE SPIACCICATO. Intanto, continuo imperterrito a racimolare l’ammendante ancora giacente lungo l’accidentato ed impervio piano stradale. Intanto, decine di veicoli, quasi sfiorandomi, minacciano di spiaccicarmi al suolo, ma non mi dissuadono dal mio gravoso impegno.

SCOPA E PALETTINO. Qualche minuto, e si ripresenta, il soccorritore, munito di scopa. Offrendola, mi chiede anche se può essermi utile un palettino. “Perbacco!”, rispondo. Raggiunge un bar, ed ecco il magico utensile di plastica che mi allevia il lavoro. Le mani, che hanno perso il colore dell’incarnato, virando verso il nero seppia, ringraziano, assieme ai granelli di calcio che non sono venti alla luce inutilmente.

DOMENICO E RUGGIERO, INCOMBE L’EMPATIA E L’AMICIZIA. Terminato l’increscioso lavoro, consegno scopa e palettino al soccorritore che si era reso persino disponibile ad aiutarmi manualmente. Ringraziamenti e presentazioni. Gli comunico il mio nome, “Domenico”, di rimando ricevo le sue generalità. “Leone Ruggiero”. Incombono, l’empatia l’amicizia tra noi due? Mi propongo, infatti, in cuor mio di fargli assaggiare qualche prodotto della natura incontaminata.

SPIRITURALMENTE, NELLA TRADUZIONE ARAMAICA DEL MESSAGGIO EVANGELICO. Gesù dice: “Facciamo poca verità.”    E cosa vuole dire fare verità? “Ero straniero e mi avete accolto, ero ignudo e mi avete vestito. Ero affamato e mi avete nutrito.” Lui parla della salvezza in questo mondo, non la proietta nell’aldilà, come fa la religione.

IL LEONE VENUTO IN SOCCORSO. Mentre risalgo in bicicletta, dopo aver accuratamente assicurato il prezioso carico sul portapacchi posteriore, vedo che il leone venuto in soccorso, il samaritano, il cittadino che non rimane indifferente alle disavventure di un vecchietto, imbocca il portone del Comune di Barletta. Mi si spalancano gli occhi, incredulo! Un burocrate!?


FontePhotocredits: https://elements.envato.com/two-adult-lions-serengeti-national-park-serengeti--P3GE5QM
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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.

5 COMMENTI

  1. Mimmo buon pomeriggio

    Che bella storia che hai hai raccontato, hai trasformato lo sforzo di un imprevisto, per te enorme in una storia leggera e piacevole da leggere
    con una sottile e divertente ironia

    Grazie per avermelo fatto leggere

  2. È difficile, ogni volta, riuscire ad utilizzare le parole più appropriate per dare valore ai tuoi capolavori e allora decido di far parlare il mio cuore.
    Grazie, Mimmo, per il tuo donarti attraverso ogni racconto.
    La tua forza d’animo, la tua determinazione, la tua grande umanità, il tuo amore per la natura sono un motore meraviglioso, che continua a regalarti esperienze uniche nelle quali ti cimenti senza dare segni di cedimento.
    Grazie di vero cuore.

  3. Caro Mimmo, mi sento in imbarazzo per avermi citato in questo tuo scritto. Ma ti ringrazio, perche’ ogni volta leggendo le tue riflessioni, mi arricchisco umanamente e mi commuovo per la tua grandissima sensibilita’.
    Grande abbraccio

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