Quanti di voi alzano gli occhi al cielo? Un tempo la meraviglia era la droga della vita.

A proposito di “bellezza”.

Esiste un “tohu”, una specie di deserto. Esiste anche un “bohu”, una specie di vuoto.
Vi siete mai chiesti se ciascuno di noi è voluto, amato, necessario?

La morte è diventata attrice principale da un po’ di tempo a questa parte. E ciò conferma che c’è una sola verità ma non su come si nasce ma bensì su come si muore.
Potremmo provare a trovare conforto nei vangeli: in quello di Matteo (discorso della montagna) è però scritto che ” ogni albero che non dà  buoni frutti verrà tagliato e gettato nel fuoco”.

Ed io bisticcio spesso con un caro amico Gesuita, perché la religione non offre il conforto necessario.
E lui mi ripete che conta avere fede.
Ed io, provocatorio, gli rispondo che forse è il tempo che giunga la fine del mondo e che i “cattivi” vengano gettati nella fornace ardente!

Assieme poi, fumando una sigaretta sulla solita panchina fuori della solita chiesa, processiamo affettuosamente Kant.
Ve lo  immaginate il senso  del mondo nella perfezione morale?

Mentre ne parliamo, mi viene voglia di chiamare il direttore di Odysseo, mio professore alla Facoltà di Teologia nonché amico, e di coinvolgerlo tramite Skype.
Mi viene voglia di ecumenismo, di condividere un po’ di spontanea bellezza.

Vi siete mai chiesti cosa sia la “bellezza”?
Forse è la libertà cui si giunge non scappando dalla insensatezza ma attraverso l’esercizio del cuore.
L’universo non necessita di essere scrutato perché è spazio vuoto da riempire nell’abisso interiore.
Siamo noi stessi un universo.

Quanti di voi alzano gli occhi al cielo e in questo momento sanno dirmi di che colore è, se passano nuvole? Il cielo stellato e la legge morale dentro noi.
Oggi Kant è ridotto ad un povero sfigato.

Ogni volta che incontriamo un nostro amico o qualcuno cui teniamo, chiediamogli se è felice cosa sogna cosa spera.
Se gli serve aiuto per scegliere tra il bene ed il male.

L’uomo è bene ma non è il bene, l’uomo ha una meta ma non è un itinerario.
C’è chi accende un giorno e chi una luce, dei e uomini.

Lo capite che forse ci serve un po’ di silenzio?
Per ascoltare e non dover a tutti i costi correre verso il vuoto delle cose e della vita.
Ci siamo dimenticati chi siamo, forse esploratori e non guardiani.
Gli uomini promettevano di tornare dal lungo viaggio che ogni giorno facevano dentro sé: qualcuno aspettava il ritorno.

La vera “bellezza” è il tempo che ci è concesso di portarci l’uno con l’altro più vicini.
Dovremmo diventare colpevoli della pace e non del dolore.


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