Quando si dice… i poveri
Che i poveri non siano soltanto indigenti, è del tutto acclarato.
Già nel 1975 Paolo VI sosteneva che i nuovi poveri fossero “folla”, e non solo dei “miseri”: «La povertà non è solo quella del denaro, ma anche la mancanza di salute, la solitudine affettiva, l’insuccesso professionale, la disoccupazione… gli handicap fisici e mentali, le sventure familiari e tutte le frustrazioni che provengono dall’incapacità di integrarsi nel gruppo umano più prossimo».
Don Tonino Bello ha poi puntualizzato che «i poveri non sono una categoria standard ma mobile, quasi una variabile della nostra società, che produce sempre sacche di miseria. Individuare gli ultimi, dunque, è difficile, perché ci sono quelli che vanno in “divisa” (i mendicanti, i droup-out: cioè i “caduti fuori”… come la frutta che, ai sobbalzi della strada, ruzzola per terra dal carretto e i ragazzi passano e la prendono a calci, divertendosi, finché si sfracella sul marciapiede…) e quelli che vestono in abito impeccabile, tagliato sulla moda dei nostri giorni, e lasciano intravedere solo un piccolo distintivo della loro povertà».
Che provenga dall’una o dall’altra schiera, Pino è sicuramente nella turba. Non ha più denaro, non ha più l’abitazione di proprietà e neppure in fitto, la sua salute è minata, non ha più riferimenti familiari. Tutto distrutto. Tutto ha perduto, Pino, anche a causa dei suoi errori. Tant’è che vive in una casa alloggio per ammalati di Aids, dove lo incontro e lo abbraccio spesso.
Ogni volta che in Casa avviene qualcosa di particolare, mi telefona per comunicarmi l’evento e la sua gioia insieme: «Oggi don Vito è stato a pranzo da noi; andando via, mi ha stretto la mano, mi ha abbracciato…». «Ieri l’amica Gina mi ha rivolto di nuovo la parola e mi ha sorriso…». «Domani partiamo per la vacanza nel Salento: andiamo al mare!». «Oggi fa freddo, ma ho ricevuto una carezza ed è spuntato il sole».
Comunicandomi i suoi sentimenti, vuole forse annunciarmi che, nonostante tutto, la sua vita ha ancora senso, è ancora aperta all’inedito e alla speranza.
L’altra settimana Pino mi ha commosso. Mi chiama per dirmi di aver effettuato un’“adozione a distanza”: con grandi sacrifici economici (5 euro al mese, che per lui, povero in tutto e per tutto, costituiscono una grande risorsa) riesce a sostenere il futuro della piccola Assiaton, che vive in Costa D’Avorio. Aggiunge che, se lo raggiungo, mi mostra la foto; e così faccio, per conoscere seppure “a distanza” il volto tenerissimo di Assiaton, che di fatto sottrae 5 euro al mese dal magro bilancio economico di Pino ma gli conferisce forti ragioni di sussistenza. L’amico Pino mi fa capire che ora ha più voglia di vivere, perché intende sostenere la crescita della graziosissima Assiaton che di anni ne ha solo cinque, ed è in stato di povertà. Ha bisogno di lui.
Quanti insegnamenti dai poveri come Pino!
Il primo è che con 5 euro al mese si possono fare “miracoli”, forse non solo in Costa d’Avorio.
L’altro è che «non si ama a parole ma con i fatti», come sostiene da 2000 anni l’apostolo Giovanni (1 Gv 3,18) interpretando la vita, la morte e la risurrezione di Cristo. E di questa verità Papa Francesco ha fatto il motto della prima Giornata Mondiale dei Poveri, frutto maturo dell’Anno della Misericordia.
Ma la scoperta per me più grande è che la voglia di aiutare Assiaton, aiuta anche Pino a vivere, nonostante tutto. L’uno fa da “ala di riserva” all’altra, e viceversa. Abbracciati riescono a volare entrambi. Perfino “a distanza”.
Articolo bellissimo….ci mostra come in ogni angolino del mondo se la cerchi trovi la bellezza.Certo non è facile.Pino è in gamba , quando hai perso tutto e sei materialmente povero è molto facile diventare misero spiritualmente e sprofondare nel nulla.La piccola luce di quella bimba meravigliosa sta facendo il miracolo…la vita si può ricostruire tanti mattoncini…uno sull’altro..auguri Pino..non mollare Edda