È dal 1994 che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite celebra, ogni 15 Maggio, la Giornata Internazionale della Famiglia. Il tema di quest’anno: “Madri e Famiglie: sfide in un Mondo che cambia”,

Può sembrare retorico sottolineare il ruolo delle madri all’interno della famiglia. Ma si noti: il tema è declinato al plurale “Madri e Famiglie”, quasi a dire che diverse sono le madri e diverse le famiglie. Già qui ci sarebbe materia a sufficienza per riflettere e dibattere sulle divergenti declinazioni contemporanee della maternità e della famiglia. C’è chi ritiene che la maternità sia solo una, quella che si genera nel ventre, e chi sottolinea il valore spirituale della maternità. Chi fa ricorso alla provetta e chi all’utero in affitto. E chi per partorire rischia la vita, perché vive nei “Paesi in via di sviluppo” (con gli eufemismi non ci frega nessuno!). Prego, lor signori, facciano il loro gioco…

Ma anche il sottotitolo del tema già citato non scherza: “Sfide in un mondo che cambia”. Ovvero: se non si era capito, se cambia il mondo, cambia la famiglia e cambia il modo di intendere e vivere la maternità. E qui, lasciando da parte l’etica, il pensiero corre alle mutate condizioni sociali. Alla donna che, grazie al sacrosanto movimento di emancipazione femminile, ha sì conquistato il diritto ad un lavoro fuori casa, salvo però “meritarsi” di raddoppiare la sua fatica. Prima, mamma e casalinga. Oggi, mamma, casalinga e lavoratrice, il più delle volte sottopagata o comunque pagata meno degli uomini.

A dispetto delle nostre provocazioni, il coreano Ban Kimoon, ottavo Segretario Generale delle Nazioni Unite, in occasione della Giornata della Famiglia 2015, ha dichiarato: “Le madri svolgono un ruolo fondamentale all’interno della famiglia, che rappresenta un punto di  forza  per la coesione e l’integrazione sociale. La relazione madre-bambino è vitale per lo sviluppo sano dei bambini. Le madri non solo  si prendono cura dei figli ma contribuiscono anche in modo decisivo al loro sostentamento. Eppure le donne continuano ad affrontare grandi, a volte rischiose, sfide durante la maternità”.

A cominciare, si diceva, dal parto che, in larga parte del mondo, rappresenta ancora “un grave rischio per la salute di troppe donne”. Non a caso, il miglioramento della salute materna è, tra gli obiettivi del millennio, quello su cui si sono segnati progressi pari (o quasi) a zero. Continua Ban Ki-moon: “Una donna di un paese tra i meno avanzati ha 300 probabilità in più di morire di parto o di complicazioni durante la gravidanza rispetto a una donna proveniente da un paese sviluppato”.

Non è tutto: “La violenza contro le donne, molte delle quali sono madri, rimane una delle più dilaganti violazioni  dei diritti umani del nostro tempo. Ha conseguenze ampie, poiché mette in pericolo la vita di donne e ragazze, nuoce alle famiglie e alle comunità e danneggia il tessuto stesso delle società. Prevenire e combattere la violenza contro le donne deve essere una priorità per tutti i paesi”.

E poi c’è il diritto all’istruzione: universale, sulla carta, e spesso proibito, alle donne. Cosa che non lede solo i diritti della donna, ma lo sviluppo della società tutta. Ancora il Segretario Generale: “Le statistiche indicano che le madri istruite sono più predisposte a mandare i loro figli a scuola, il che significa che i vantaggi dell’istruzione trascendono le generazioni”.

La conclusione di Ban Ki-moon: “Affrontiamo sfide molteplici in un mondo che cambia, ma un fattore rimane costante: l’importanza delle madri e del loro inestimabile contributo nel crescere le future generazioni. Ricompensando i loro sforzi e migliorando le loro condizioni di vita, possiamo assicurare un migliore futuro per tutti”.

E così sia.