Anche nel mondo dello sport, una lotta estenuante, la cui linea di confine si sposta sempre più in avanti.
È come convincere i propri figli ad andare a letto presto la sera: Con questa singolare analogia, Angelo Zomegnan descrive tutte le difficoltà legate ai trasferimenti commerciali tra Europa e Asia. Redattore de La Gazzetta dello Sport dal 1979 e Vicedirettore nel 2003, Zomegnan ha passato gran parte della sua vita ad intercedere con potenze economiche orientali, facendo da tramite e, spesso, garante ad operazioni finanziarie di alto livello, transazioni milionarie di un certo spessore, anello di congiunzione tra due culture, ponte che per decenni ha unito gli interessi economici di remunerativi affari.
D’accordo, è da un bel po’ che la Cina monopolizza i traffici internazionali, ma, di recente, il Paese che può vantare una popolazione di quasi un miliardo e seicento milioni di unità, sta facendo, prepotentemente, capolino nella macchina infernale degli investimenti sportivi, creando uno scompiglio ed un disavanzo finanziario senza precedenti. Niente più competitors, insomma, tutto ruota attorno alla volontà di grandi magnati disposti a metterci, come sempre, più denaro degli altri. In poco tempo la Cina ha fatto passi in avanti che il Vecchio Continente ha compiuto in più di tre secoli. Si è radicalmente aperta al Mondo seminando princìpi di capitalismo, ha rimodellato l’egemonia comunista, fondata inizialmente sull’economia, trasformandola in una sorta di economia socialista di mercato. La Cina ha letteralmente minato gli equilibri storici capovolgendo gli stereotipi di una Rivoluzione Industriale che affermava con forza la netta superiorità lavorativa dell’Occidente.
Proprio dall’Occidente, ora, la Cina attinge blasone per rivendicare una posizione nei quadri dirigenziali e lo sport, in questo, offre la miglior cassa di risonanza possibile. Coppe, medaglie e titoli di giornale rendono il piatto agonistico ancor più appetibile. Purtroppo, però, dietro un ostentato entusiasmo pseudo-progettuale, si nasconde, spesso, un atteggiamento molto aggressivo e poco rispettoso delle dinamiche sociali che muovono persone ancor prima che atleti e/o marchi pubblicitari.
Angelo Zomegnan, che oggi si dedica con tutto se stesso all’organizzazione del Giro d’Italia, in un documentario diffuso da Sky, ha raccontato brevemente la sua esperienza durante una mediazione a cui ha partecipato, delineando gli scenari ed i possibili risvolti a cui può portare questa nuova tipologia di marketing globale.
Scopriamo così di una lotta estenuante per chi, di volta in volta, ogni volta, si siede a negoziare. Una lotta in cui la linea di confine viene spostata sempre più in là e cambiano molto spesso le carte in tavola.
Può succedere che, a fronte di una cifra già pattuita, il compratore operi all’ultimo minuto tagli anche del 30%, approfittando della classica “acqua alla gola” del venditore che è costretto a fare buon viso a cattivo gioco.
È una realtà dura che riguarda sia le fasce più alte del mondo dello sport che quelle intermedie, sino a raggiungere quelle inferiori, ma che vede il miliardario made in China poter competere testa a testa con il petroliere arabo, mentre destinati ad essere schiacciate sono le realtà sportive europee a corto di liquidità.
Il rischio? Che il business prenda il posto della passione e che, dunque, usi lo sport con un metodo “usa e getta”: ghermendolo, oggi, per ottenere guadagni e visibilità e abbandonandolo, domani, in vista di profitti più allettanti…