Tra chi plaude alla “novità”, chi grida allo scandalo e chi tira Francesco per la giacchetta: raccontare la figura del Papa che ha fatto della misericordia e dell’inclusione l’architrave del suo pontificato
Mercoledì 21 ottobre 2020, al Festival del Cinema di Roma, è stato proiettato in anteprima il lungometraggio “Francesco”, del regista russo Evgeny Afineevsky. Il documentario ripercorre il pontificato di Bergoglio con interviste su vari temi, tra cui la guerra in Siria e Ucraina, la persecuzione dei Rohingya in Birmania e i diritti civili.
Il documentario ripropone una serie di interviste che sono state fatte a Papa Francesco nel corso del tempo, offrendo una grande sintesi del suo pontificato. Fra gli argomenti di queste interviste Papa Francesco parla di un diritto alla tutela legale delle coppie omosessuali; e in un’altra testimonianza, all’interno dello stesso filmato, si dice esplicitamente che Papa Francesco non intende cambiare la dottrina; resta però aperto alle esigenze reali della vita concreta delle persone. Quindi non c’è niente di nuovo. Si tratta di interviste rilasciate in passato, conservate nelle cineteche vaticane e già passate nelle redazioni giornalistiche. All’interno di questo film si ribadisce l’importanza che Papa Francesco attribuisce alle parole “Ascolto, Conforto, Tutela delle persone” che vivono in situazioni di crisi e difficoltà… Quello che colpisce è la capacità dimostrata da Bergoglio di sintonizzarsi con i problemi della gente senza apporre dei filtri.
“Quello che dobbiamo fare è una legge sulle unioni civili. In questo modo essi sono coperti legalmente… Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia… Io ho difeso questo”. Sono parole di Papa Francesco, in spagnolo sottotitolato in inglese, contenute nel documentario di Evgeny Afineevsky. “Nessuno dovrebbe essere buttato fuori o reso infelice per questo”. Il messaggio è specifico e quindi funzionale: c’è la necessità di legiferare sull’argomento e di riconoscere le unioni tra persone omosessuali, per dare un quadro giuridico di tutela alla loro vita familiare.
Sono parole che possono scandalizzare chi vive ancora ben trincerato negli anfratti di qualche sacrestia, ma che riscaldano il cuore di molti, a conferma che la fratellanza, la solidarietà, la pari dignità sociale e il senso di giustizia sono universali e possono attraversare, se c’è buona volontà, i confini delle culture e delle religioni, come dimostra l’ultima enciclica “Fratelli tutti“.
In proposito però i media e la politica si sono scatenati in una sarabanda di commenti un po’ esagerati rispetto alla novità della notizia: quasi tutti eccitati e festosi. Si va da chi esulta per il “grande passo avanti” a chi ne approfitta per prendersi una tardiva rivincita su quanti hanno fatto opposizione in parlamento alla legge Cirinnà sulle unioni civili. Insomma, dalle reazioni sembra che il pontefice abbia legittimato il matrimonio gay e defenestrato il catechismo cattolico; ma attenzione a non tirare per la giacchetta il Papa, e a non fategli dire quello che non ha detto!
In realtà le dichiarazioni del Papa argentino si pongono in linea con il suo magistero. Ricordiamo come nel 2013, durante la conferenza stampa aerea, di rientro da Rio de Janeiro, aveva affermato: “Chi sono io per giudicare un gay?” O nel 2016, di ritorno dal viaggio nel Caucaso, si era lasciato andare a qualche confidenza: “Nella mia vita di sacerdote, di vescovo e di Papa io ho accompagnato persone con tendenze e anche pratiche omosessuali. Le ho avvicinate al Signore e mai le ho abbandonate. Le persone si devono accompagnare…”
Nessuna confusione quindi col matrimonio “sacramento”: nel lungometraggio si parla esplicitamente di consenso a leggi sulle unioni civili. In proposito l’Esortazione post-sinodale Amoris laetitia(2016) al n. 251 recita: “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”.
Il problema è quello di evitare qualsiasi equazione ottusa, anche semantica, ma, ovviamente, questo non significa affatto che si debba poi escludere anche la ricerca di una possibile codificazione dei diritti delle persone che vivono in un’unione omosessuale.
Ma al numero precedente viene ribadito: “…Ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Nello stesso passaggio c’è l’invito alla Chiesa ad accompagnare gli omosessuali affinché “possono avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita”.
“In verità, ha dichiarato Sergio Perugini, segretario della Commissione nazionale valutazione film della Cei, il Francesco del regista Evgeny Afineevsky ha compiuto una scelta precisa: raccontare la figura del Papa venuto dalla fine del mondo che ha fatto della misericordia e dell’inclusione l’architrave del suo pontificato”. Con un efficace mix narrativo ha presentato l’impegno di Francesco a favore dei migranti, degli esuli, degli ultimi, dando spazio alle sfide poste dai problemi ambientali, dalla povertà o dal capitalismo dal volto disumano”. Tuttavia la Chiesa “non è una dogana; è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”.
Ai “pastori” l’invito, carico di amore misericordioso, a comprendere, ad accompagnare, a sperare, e, soprattutto, a integrare.
Carissimo Padre Elia,
ho letto alcuni tuoi articoli: odorano di profonda saggezza e di “tenerezza” verso i tuoi lettori! Grazie, amico mio! Ho sempre pensato, da quando ho avuto la fortuna di conoscerti, che sei un grande. Complimenti e… ad maiora !