
“Le rondini se ne volano via in autunno. Sperando che i soliti “avvoltoi” restino, ma oppressi dalle loro responsabilità.”
Sono partiti gli ultimi stormi di rondini per affrontare lunghe distanze e nuovi approdi, in Africa. Si sono lasciati alle spalle un’estate indefinita: sia da un punto di vista climatico sia da un meno accusato “vagire” di una guerra non dichiarata. Sono volate via in un batter d’occhi, anzi d’ali, lasciando i loro nidi alla custodia del tempo perché torneranno puntuali a rivisitarli nella prossima primavera. Ma sarà così per chi ha perso la casa e la speranza di riaverla?
Sembra che il tempo sia rimasto a guardare l’arrogante posizione del pretendente, dove aleggia costante una minaccia che va oltre la concretezza di una mente stabile e si sfracella in una miriade di ignobili avvisaglie.
Il tentativo di far pesare il luttuoso evento, tenendo sotto pressione psicologica il mondo intero è proprio comportamento da bullo o da alienato. Il mondo sembra abbia tendenza di dare, a questi figuri imbecilli, una pianta stabile, tanto è vero che non si riesce più a sfrattarli.
Ma teniamoci forte. Le progressive elucubrazioni messe in atto a nostre spese, prima o poi si ritorceranno contro coloro i quali le avranno pensate.
Nel momento stesso che un ladro ruba può definirsi un derubato poiché non è detto che chi ha ricevuto il danno non diventi anche lui ladro e vada, per fatalità, a rubare in casa di chi glia ha rubato.
Portare il proprio dissidio nella casa del vicino è come quel contadino che per tagliare un ramo dell’albero si era seduto sullo stesso ma dalla parte sbagliata. È vero che il prato del vicino risulta sempre più verde: lo è se non si ha cura di coltivare il proprio. Come è pur vero che chi suona la campana al tuo funerale, avrà certamente chi la suonerà per lui.
La guerra non è mai necessaria iniziarla, abbandonando altre vie più sagge per risolvere i problemi di qualsivoglia specie. Le avventatezze mordono i freni e portano l’uomo a insopportazioni tali da fargli mettere, incautamente, passi sbagliati.
Sembra proprio che dall’esperienza non si impari abbastanza, visto come si ripetono gli errori umani.
Scrivere ogni giorno, ripetutamente, sugli sviluppi di questo “Conflitto” tra, diciamo così, Ucraina-Russia mentre la realtà è quella che sia diventato un Terzo Conflitto Mondiale, arzigogolando per far credere a chi è digiuno di queste ostilità i veri motivi perché scaturiscono: è tutto da definire.
Le ricette di questi “minestroni”, fatti di interessi e di rivalse incomprensibili ai più, non le trovi scritte in nessun autorevole ricettario di cucina, ma nei conti cifrati custoditi in banche a nome dei soliti ingordi guerrafondai, a cui nulla interessa se non speculare sulla pelle della povera gente.
I risvolti raggiunti sono agli occhi di tutti e tendono a definirne, tragicamente, conseguenze inimmaginabili per un futuro molto incerto e nebuloso per l’intera umanità.
Attila ne resterebbe allibito se potesse ritornare sul campo e confrontare, il suo, con l’attuale scempio: di mezzi, strutture, stabili e vite umane.
Le parole non hanno sanato mai le ferite causate dai conflitti: solo quelle causate dalle stesse parole male espresse, chiedendo scusa, vengono sanate.
I danni che causano i nuovi strumenti di offesa…e di difesa, in campo oggigiorno, lasciano lacerazioni a non finire: sia materiali, sia psicologiche.
In un modo o nell’altro, siamo un po’ tutti a subirne le conseguenze. Le “cicatrici”, per chi rimarrà, resteranno incise sulla carne e nella psiche, mentre sulle Città, sulle strutture, sull’opera paziente dell’uomo sarà tutto da rifare, come faranno le vecchie rondini, se ci sarà una nuova primavera, a ricomporre i loro nidi disastrati dalla mano di qualche alienato.