di Ayse Kulin

Ci sono libri che lasciano un segno e che per quanto duri, toccanti nella loro veritiera e angosciosa narrazione storica non vorresti mai abbandonare.

Il racconto è ambientato tra Istanbul, Ankara, Parigi e Marsiglia. I giovani protagonisti sono Selva, musulmana e Rafo, ebreo, la cui storia d’amore travagliata e osteggiata ci mostrerà usi, costumi e credenze diverse dalle nostre e farà da sfondo alla seconda guerra mondiale e all’occupazione tedesca della Francia supportata dal governo Vichy. A questo si contrappone uno stato, la Turchia, che fa di tutto per rimanere neutrale e per aiutare tutti i turchi a fuggire dal loro drammatico destino segnato dalle leggi razziali. A questo scopo il governo turco riuscirà, con abile maestria diplomatica, ad organizzare un treno che da Parigi riporti in patria quante più persone turche possibili appartenenti a diversi credi religiosi senza fare differenza alcuna. Questo è un capitolo della storia passata poco conosciuta dai più e per questo maggiormente interessante e fortemente emozionante nel leggere l’impegno profuso dai diplomatici turchi nel concedere passaporti turchi anche ad ebrei la cui nazionalità era diversa.

L’inizio del libro forse è un po’ sottotono e poco interessante, ma dal quinto capitolo in poi si rimane incollati alle pagine e poco a poco ci si ritrova a condividere le stesse svariate emozioni dei vari personaggi che si incontrano.

A fine racconto scopriamo che, bibliografia a parte ovviamente relativa alla Turchia e al suo governo in patria e non durante gli anni della seconda guerra mondiale, la scrittrice ha riportato nella storia le esperienze di un giovane turco membro della resistenza francese, le difficoltà vissute dal signor Robert Lazare Russo e da sua moglie essendo stati in un campo di lavoro e poi, una volta liberati, sul treno della salvezza. A questo si aggiungono i ricordi dei defunti ambasciatori Yolga e Kent che hanno vissuto in prima persona quegli anni difficili permettendo che si realizzasse la salvezza per molti ebrei.

Uno spaccato di vita, di storia e di grande umanità assolutamente da leggere.


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Mi chiamo Monica Fornelli e scrivo sin da piccolina. Sono una docente di francese appassionata di somatopsichica; lo stare bene per me è essenziale per cui da sempre scrivo per “ricrearmi” un mondo ideale in cui tuffarmi e potermi riequilibrare abbracciando me stessa e al contempo abbracciare virtualmente chi vorrà leggermi. Ho partecipato a vari concorsi nazionali e internazionali tra cui “Il Papavero d’Oro“, “Levante” indetto dalla rivista Radar Sei, “On the air”, “Nino Palumbo”, ottenendo vari riconoscimenti e menzioni in giornali locali come “la Gazzetta del Mezzogiorno“ e “Meridiano Sud”. Alcune mie poesie sono presenti in antologie quali “Fiori Amori” e “Le stagioni” ed. Barbieri; “Parole senza peso” ed. Writers, “Nitriti al vento“ ed. La Conca, “Il Federiciano” ed. Aletti. Nel 2011 è uscita la mia prima raccolta dal titolo “I colori della vita” (ed. Albatros) presentata anche alla fiera del libro di Torino.