
«Ogni ombra è figlia della luce»
(Stefan Zweig)
Caro lettore, adorata lettrice,
in vita mia, ho prodotto ogni sorta di sforzo per superare l’ombra, per lasciarmela alle spalle, per cancellarla.
Che stupido!
Uno stupido, e per fortuna fallito, perfezionista: tanto per essere precisi.
Perché, in realtà, l’ombra non la lasci mai, se non quando sei nella tomba.
Sei vivo finché fai ombra. E finché c’è il sole.
Tutto qui.
La pretesa di vivere senza ombre, dunque, si realizza solo se siamo al chiuso: in una cassa come in noi stessi. Oppure se siamo al buio. Intendo: nel buio più completo.
Perché c’è ombra tutte le volte in cui c’è luce.
E l’ombra è tanto più marcata quanto più grande e intensa è la luce.
Per dirla con Nietzsche: «Se un giorno si vuol essere una persona, bisogna tenere in onore anche la propria ombra».
Pensaci e, se ti va, applicalo un attimo alla tua vita.
Hai cercato di nasconderti perché non si vedesse la tua ombra? Vuol dire che hai provato a vivere al buio. Triste, non ti pare?
Hai cercato di vivere en plein air cogliendo, proprio come gli impressionisti, ogni più piccola variazione di luce? Allora conosci la potenza dei colori, ma anche dei chiaroscuri. E hai provato gioia e dolore, pienezza e vuoto, presenza e mancanza. Hai vissuto in autenticità.
È tutto. E non mi pare poco.
La morale della favola è così semplice da poter apparire scontata: vivi nella luce e non temere la tua ombra. Abbracciala. Essa è la tua compagna fedele, ti scorta sempre, segna il tuo cammino e, a volte, se hai il sole alle spalle, lo precede persino, quasi a guidare i tuoi passi futuri.
Di sicuro, la presenza dell’ombra è il segno inoppugnabile che stai procedendo nella luce.
Perché, ricorda, solo al buio non ci sono ombre.
E se, lungo il tuo peregrinare, l’ombra di qualcuno, o anche la tua, ti sembrerà spaventosamente grande, anziché correre il rischio di tirare conclusioni affrettate, fai attenzione alla sorgente della luce. Potresti fare scoperte sorprendenti, tipo che, un po’ come scrive Novalis, potrebbe sembrarti l’ombra di un gigante e invece è solo quella di un pigmeo sulla via del tramonto.
Sylvia Plath: «Pensavo che la cosa più bella del mondo dovesse essere l’ombra».
Fabrizio Caramagna: «Nella vita è importante avere un amico che sia, a un tempo, specchio e ombra. Lo specchio non mente e l’ombra non si allontana».
Giancarlo Stoccoro: «Una buona luce sa accogliere molte ombre».
Finalmente uno sguardo che è libero di vedere non la lotta tra luce e mancanza ma una Danza o movimento di Vita
Grazie, Nicola. Ci proviamo…