«Il comandante saggio comincia dall’analisi di se stesso. Il suo primo obiettivo non è “cosa fare”, ma “come essere”»

(Sun Tzu)

Centotrentatré giovani che, ad una sola voce, hanno gridato: “Lo giuro!”.

Ho avuto il privilegio di ascoltarli, alcune settimane fa. Non fa conto dire dove e in quale circostanza: è un dettaglio, non intacca la sostanza di quanto vorrei provare a dirti.

La domanda che mi sono fatto è semplice: cosa spinge giovani uomini e giovani donne, alcuni dei quali già genitori di bimbi neonati, a gridare “lo giuro” e a dirsi pronti a mettere la propria vita al servizio di valori quali legalità, giustizia, difesa dei più deboli e indifesi?

Detto altrimenti: in tempo di individualismo esasperato, di solitudini esistenziali, di relativismo etico, è ancora possibile che questo accada?

Domanda banale, più che retorica: perché io quei giovani li ho visti, i loro volti mi hanno emozionato, i loro occhi mi hanno parlato. Le loro lacrime di gioia e commozione sono state le mie. Ci credono, altroché se ci credono. E sono pronti a rischiare in prima persona. Sono pronti a servire il bene comune “con onore e disciplina”.

E non importa se e quanto ci riusciranno, anche se io credo che ci riusciranno.

Non importa quanto sarà alto il prezzo da pagare: per alcuni di loro sarà alto, per altri altissimo.

Importa che ci credano. Che sia qui a dirci che c’è ancora speranza. E che è possibile sperare nel futuro.

Da quei giovani ragazzi e ragazze ho imparato che il servizio del bene comune è qualcosa che “si è” e non “si fa”. Sì, perché quei ragazzi e quelle ragazze, gli stessi di cui noi boomer spesso diciamo tutto il male possibile, questo valore lo hanno già interiorizzato. Hanno inteso la chiamata ad una vocazione laica: essere al servizio di ogni cittadino, sia di quello che chiede protezione, sia di quello che può aver commesso un reato, ma che è pur sempre un cittadino, pur sempre latore di diritti umani e costituzionali inalienabili.

Lo giuro: come è bello poter ancora credere in una casa che è anche una causa comune.

Lo giuro: è ancora possibile una solidarietà nuova.

Lo giuro: grazie a voi ragazze e ragazzi che ancora ci credete!

Che Dio, o qualsiasi altra Entità superiore in cui è ancora lecito credere e sperare, vi benedica. E benedica l’umanità: di ogni colore e di ogni nazione.

Alessandro Giuliano: «Si può essere poliziotti senza dimenticarsi di essere uomini».

Vittorio Pisani: «L’essere concretamente al servizio della comunità sarà la nostra missione e dovrà ispirare la nostra giornata lavorativa. La nostra più sana ambizione dovrà essere quella di ricevere spontaneamente il “grazie” di quel cittadino, perché solo facendo bene le piccole cose potremmo essere in grado di adempiere anche ai grandi compiti che ci sono richiesti».

Giovanni Falcone: «Possiamo sempre fare qualcosa: massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto».


FontePhotocredits: Paolo Faria
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

1 COMMENTO

  1. La formula del giuramento è l’atto che conclude il periodo di formazione del militare e del servitore dello Stato. Ma contemporaneamente sancisce l’appartenenza ad un “credo” che plasma la vita di chi giura in funzione del prossimo e delle Istituzioni.

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