
Evoluzione ed involuzione della Democrazia
“Non posso e non voglio tacere”; con questa perentoria affermazione, che diventa un manifesto a difesa dei principi Costituzionali, la Senatrice a vita Liliana Segre, il 14 maggio 2024, espone, durante la discussione in Senato, le sue forti preoccupazioni circa il disegno di legge costituzionale riguardante il premierato.
Un disegno di legge considerato dal premier Giorgia Meloni, “la madre di tutte le Riforme”; tanto che: “o la va o la spacca” (ipse dixit).
L’intervento di Liliana Segre non rimane isolato; la Senatrice a vita Elena Cattaneo condivide le preoccupazioni e gli aspetti allarmanti del disegno di legge sul premierato.
Qualcuno potrebbe obiettare che gli elettori (quei pochi che ormai vanno a votare, spesso con leggi elettorali poi cancellate perché ritenute incostituzionali e caratterizzate da gravi deficit di democrazia), avendo dato fiducia a Meloni, hanno dato una sorta di “lasciapassare” anche per portare a casa questa riforma costituzionale.
Elena Cattaneo ribadisce che “il corpo elettorale si innamora, e disamora, velocemente di chi propone soluzioni semplici a problemi complessi. Spesso, però, il prezzo a lungo termine di queste soluzioni popolari ma non lungimiranti lo paga la collettività vedendo diminuire diritti e benessere, con l’effetto di una sfiducia generalizzata nei confronti di tutte le istituzioni. Credo, invece, che si debba sempre spiegare che la complessità è la base della democrazia: le società ‘semplici’ sono quelle dove uno comanda e gli altri non esistono”.
C’è una sorta di attitudine ad innamorarsi dell’uomo solo al comando (la storia ce lo insegna).
L’Italia ha spesso prodotto capetti e pochi veri leader, molti dei quali morti di crepacuore, altri ammazzati perché difendevano i principi democratici e l’interesse del bene comune.
Anche il senatore Pierferdinando Casini trova che nella proposta di legge il rafforzamento della posizione del Premier si accompagna a un depotenziamento degli istituti di garanzia.
Serve quindi cautela e soprattutto trovare spazi di democratica discussione e promuovere una reale ricerca di condivisione anche con le opposizioni. Soprattutto in considerazione del fatto, come riferito dal Senatore Casini, che le riforme costituzionali hanno possibilità di successo quando sono frutto di scelte ponderate e condivise: più ampia è la convergenza tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, più solida e robusta è la costruzione che ne risulta.
L’esempio emblematico è proprio la nascita della Costituzione vigente, “elaborata da forze allora ideologicamente contrapposte al culmine della guerra fredda, ma capaci di uno sforzo comune in nome dell’Italia e della sua coesione nazionale”.
Tuttavia, Giorgia Meloni e la maggioranza hanno voglia di correre, non hanno tempo da perdere a discettare di potenziali rischi antidemocratici e anticostituzionali, nè perdere tempo a dialogare con le opposizioni; e quindi avanti tutta, affossando tutti gli emendamenti delle opposizioni e senza ascoltare le voci dei più insigni costituzionalisti.
Che abbia quindi inizio la battaglia!
E così, martedì 18 giugno, passa al Senato, con 109 voti favorevoli, 77 contrari e 1 astenuto, il ddl Casellati sulla riforma del «premierato», con l’elezione diretta del presidente del Consiglio.
Se tuttavia la maggioranza ha voglia di correre, oltre 180 costituzionalisti, aderendo all’appello promosso da Articolo 21, contro il premierato dichiarano che “La nostra Costituzione è un testo che va maneggiato con cura” e sostengono il manifesto di Liliana Segre: “Non posso e non voglio tacere”.
“Tutti i timori esposti nell’accorato intervento della senatrice Segre sono fondati – si legge nell’appello del 180 costituzionalisti -. La creazione di un sistema ibrido, né parlamentare né presidenziale, mai sperimentato nelle altre democrazie, introdurrebbe contraddizioni insanabili nella nostra Costituzione. Una minoranza anche limitata, attraverso un premio, potrebbe assumere il controllo di tutte le nostre istituzioni, senza più contrappesi e controlli”.
“Il Parlamento correrebbe il pericolo di non rappresentare più il Paese e di diventare una mera struttura di servizio del governo, distruggendo così la separazione dei poteri – si legge ancora nel testo dell’appello -. Il Presidente della Repubblica sarebbe ridotto ad un ruolo notarile e rischierebbe di perdere la funzione di arbitro e garante. Di fronte a tutto questo anche noi – come la senatrice – non possiamo e non vogliamo tacere”.
La Democrazia non è un semplice diritto acquisito o un piatto pronto di cui abbuffarsi; la Democrazia è un dovere da perseguire e difendere, un piatto da gustare a piccoli bocconi. La Democrazia (dal greco demos che significa popolo e kratos che significa potere) è un viaggio; fatto di lotte, di memoria, di opportunità, di sacrificio affinché il popolo possa beneficiare del suo kratos senza prevaricazioni.
E quando il kratos di pochi prevarica sul demos, la democrazia è a rischio, perché si lascia a pochi “animali politici” (attaccati all’osso del potere) le virtù di competenza, sfociando, nel migliore dei casi, in un’oligarchia.
Dalla sua nascita ad Atene (V secolo a.c.) ad oggi, la Democrazia ha fatto tanta strada per consolidarsi, ma tanta ne deve ancora fare per diventare matura; perché nonostante il concetto di isonomia che la caratterizza, ci sono ancora tante discrasie, diritti negati, dignità violate e abusi di potere continuamente perpetrati.
E così, anche le Democrazie cosiddette evolute hanno mostrato e continuano a mostrare forti limiti nel garantire la partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del potere pubblico. Questo accade quando il potere dell’educazione, della cultura, del progresso scientifico spaventa i governanti e decisori politici e pertanto viene “violentemente” osteggiato.
Le Democrazie mature si riconoscono quando promuovono una società della conoscenza e una cittadinanza scientifica che significa che la costruzione delle conoscenze necessita la perdita di potenza di mere opinioni per acquisire solide e complesse competenze.
La Scuola di Atene, l’affresco realizzato tra il 1509 e il 1511 dal pittore rinascimentale Raffaello Sanzio, descrive magistralmente il concetto di Democrazia; celebra il sapere e la conoscenza dell’uomo attraverso le azioni dei suoi personaggi che conversano tra di loro, insegnano, studiano e scrivono. L’essere umano domina la realtà non attraverso il potere fine a sé stesso, ma grazie all’intelletto. La scuola di Atene celebra la virtù dell’uomo di conoscere la verità grazie alla scienza, alla filosofia e alla ricerca razionale. E raffigura magistralmente l’evoluzione stessa della conoscenza che passa dalla visione idealistica di Platone alla visione funzionalistica di Aristotele.
Nietzsche scriveva che bisogna imparare a vedere, a pensare e a parlare e scrivere. È il principio della “cultura superiore”.
Viviamo invece nell’epoca della “sottrazione”, della semplificazione, fino alla banalizzazione, della complessità del reale.
Stiamo costruendo una società malata di sottrazione e semplificazione che corre, corre, corre solo per soddisfare meri interessi di parte (vedi appunto legge sul premierato; e non solo!).
Una società abituata solo a correre, come rotolando per inerzia, senza il controllo e il freno della ragione sarà destinata a produrre esseri alienati, sòma da prestazione e schiavi del potente di turno.
Il rischio di tutto questo sono continui infarti democratici.
Serve allora una nuova rivoluzione culturale, una nuova primavera democratica che parta dal basso, dalle scuole, dalle piazze, da ogni spazio ancora libero. Ma ci vuole anche coraggio, passione, determinazione, virtù purtroppo che mancano a molti.
Trovo alquanto attuale quello che Ignazio Silone fa dire ad uno dei personaggi del romanzo Vino e pane, Pietro Spina, “Ah, com’è miserabile un’intelligenza che non serve che a fabbricare alibi per far tacere la coscienza”.
Ecco, sarebbe auspicabile poter continuare a far parlare e urlare la coscienza….
C’è ancora domani.
Non posso e non voglio tacere.
Immagini potenti: Raffaello, Silone, a fianco delle senatrici. Il rinascimento contro il baratro di una nuova barbarie, la dignità di un Sud ricco di umanità ma depredato di mezzi contro lo scempio di un’autonomia per accontentare alcuni gretti imprenditori del nord. Non possiamo stare zitti.
Letto. Sottoscrivo parola per parola.
Infarto democratico è molto efficace
Molto bello Antonio il tuo articolo
…l’uomo evoluto si discosta dagli altri esseri viventi per avere acquisito una coscienza complessa, l’intuizione e di conseguenza il coraggio di perseguire la democrazia: un viaggio difficilissimo, resiliente (per usare una parola alla moda), direi innaturale…e per questo l’unica soluzione sono persistenti formazione, cultura e civiltà, tre elementi fondamentali sempre osteggiati ed oggi superflui per la maggioranza purtroppo.
Spero di sbagliarmi
Una riflessione composta e approfondita. Da condividere in quasi tutte le sue conclusioni
Bravo Antonio, la questione del premierato è una delle rare cose per cui vale la pena un impegno politico