«La vida es corta y hay que bailarla»

La pandemia, la quarantena, l’obbligo… ed i loro infiniti specchi riflessi.

Loro, a farti vedere come ti avrebbero fatto sentire tante delle tue cose, in caso di reale difficoltà.

Buongiorno, ecco la difficoltà. Ecco tante delle tue cose.

Ora prendi atto di come ti avrebbero fatto sentire, perché lo stanno facendo.

E soprattutto, quando verrà il momento, tienilo a mente, ricorda i dettagli, abbandona le grandi cose e non dimenticare come sia stato dover vivere stando seduti soltanto sulle piccole.

Quanta cura ci è voluta? Quanta dedizione? Quanta attenzione a non calpestarti da solo? Quanta fragilità hai scoperto mentre non potevi fare niente per distrarti dalle tue fratture? Com’è stata la convivenza con te stesso?

Scommetto che la prima forzatura si è presto trasformata in abitudine. È così che ce l’hai fatta. Anche stavolta.

E lì, spalle al muro, tante delle tue cose. Non dimenticare nessuna parola.

Magari hai provato a fare la tua piccola rivoluzione. Qualcuno ti avrà detto “ti stimo moltissimo”, qualcun altro ti avrà chiesto immantinente: “ma non verrà una schifezza?”, qualcun altro ancora ti avrà detto “TU sei incredibile!”, o ancora avrai visto calpestare una tua qualche pacifica e delicata idea da chi è della serie: “parlo per puro spirito di polemica”. Le invento, chiunque può aver detto qualsiasi cosa, ma qualsiasi cosa non ti avrà fatto sentire in qualsiasi modo. Ciascuna cosa ti avrà, piuttosto, fatto provare un che di esatto, definibile, inquadrabile, identificabile, netto.

Da ricordare.

In definitiva, avrai preso tante volte atto di un qualche non so che e dovrai assolutamente tenerlo a mente, perché le difficoltà prima o poi termineranno, tu sarai lontano anni luce dal giorno prima che tutto avesse avuto inizio, avrai vissuto una svolta epocale che finirà su tutti i libri di storia, in pochi sapranno come te la sei passata davvero e fra quei pochi dovrai fare l’ennesima cernita della tua già selettiva esistenza.

In compenso, forse, avrai avuto anche la fortuna di scoprire nuove voci e nuovi volti, forse ciò che prima erano solo nomi e invece avevano anche delle ugole e delle precise espressioni facciali; no, non dovrai dimenticare niente.

Ancora provo a indovinare: ciascuno avrà avuto un personalissimo modo di restituiti te stesso. E spesso, in quelle giornate senza numero, quella restituzione avrà fatto da contraltare al resto. Per questo, non dimenticarlo quando l’equilibrio non sarà più solo dipendente da come ti senti, perché il momento topico lo avrai vissuto, e sarà stato allora che tutte le tue cose si saranno rivelate.

Ecco, mentre saprai ricordare ogni più piccolo dettaglio e farai i conti alla spicciola ottenendo risultati lontanissimi da chissà quale immaginazione, allora sarà anche il momento di ritirare fuori quel maestoso capolavoro di cui non ti fu dato conoscere l’autore, sapevi solo che era nato in spagnolo e che una mattina di quell’apparentemente invincibile momento di stasi, fece alzare anime molto oltre l’umano sentire.

Te lo ricordi? Aveva anche lui preso in prestito il titolo da Astor Piazzolla, Libertango si chiamava e così recitava:

 

La mia libertà mi ama e le do tutto il mio essere.

La mia libertà squarcia la prigione delle mie ossa.

La mia libertà si offende se ho paura di essere felice.

La mia libertà nuda fa l’amore perfetto.

 

La mia libertà mi spinge verso ciò che non oso.

La mia libertà mi ama così come sono.

La mia libertà mi perdona se qualche volta la perdo

per cose della vita che non arrivo a capire.

 

La mia libertà non tiene conto degli anni che ho,

pascola infaticabile i miei eterni sogni.

La mia libertà mi abbandona e non sono che un povero fantasma,

mi chiama e in un batter d’ali torno ad esistere.

 

La mia libertà comprende come io mi senta prigioniero

dei miei errori senza pentirmene.

La mia libertà la vorrebbero la stella costretta a brillare

e l’atomo prigioniero. Essere libero! Che mistero!

 

Essere libero. Quand’ero ancora nella sua pancia mia madre mi diceva:

“Essere liberi non si compra, non è un dono né un favore”.

Io vivo del bel segreto di questa sfrenatezza.

Se polvere ero e polvere sarò, sono polvere di allegria,

e in latte di anima fecondo la mia libertà in fiore.

 

Da bambino la adorai, crebbi desiderandola

la mia libertà, donna di tempo e luce

l’amo fino al dolore e alla solitudine.

 

La mia libertà mi fa sognare i miei amati ormai morti.

La mia libertà adora i vivi che io amo.

La mia libertà mi dice, di tanto in tanto, da dentro

che siamo tanto felici quanto desideriamo esserlo.

 

La mia libertà conosce colui che uccise ed il corvo

che soffoca e tortura la libertà del giusto.

La mia libertà se ne sbatte di ipocriti e ignoranti.

La mia libertà sta in piedi fino a tardi con santi e gaudenti.

 

La mia libertà è tango sfrenato

ed è blues ed è cueca, e choro, danzón e romancero.

La mia libertà è tango, trovatore di villaggio in villaggio

ed è banda di strada e sinfonia ed è coro in abito da cerimonia.

 

La mia libertà è tango che balla in diecimila porti

ed è rock, malambo e salmo ed è opera e flamenco.

Il mio libertango è libero, poeta e randagio

vecchio come il mondo, semplice come un ideale.

 

Da bambino la adorai, crebbi desiderandola

la mia libertà, donna di tempo e luce

l’amo fino al dolore e alla solitudine.

Non dovrai cancellare nulla, quasi fosse un debito con te stesso. Quando tutto sarà finito, da qualche parte dovrai ricominciare e non potrà essere solo da te stesso, ne avrai fatto uso e abuso per forza di cose.

La pandemia, la quarantena, l’obbligo… ed i loro infiniti specchi.

Ci penso e mi vengono in mente riflessi bellissimi.

La nostrHa libertà… libera-mente in libera nos a malo.

LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI DI OLTREVERSO


FonteDesigned by Eich&Escher
Articolo precedentePechino. Pensieri ai tempi della Fase 2
Articolo successivo75 anni fa la Liberazione è stata per tutti
Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.