Venerdì 17 aprile è stata una giornata piena di notizie molto significative per me.
Prima ho parlato con Vittorio, nome italiano di un mio ex-studente cinese, che è tornato qualche giorno fa in Cina dall’Italia. Sta facendo la quarantena in un hotel “molto confortevole” come dice lui, ma il tutto a proprie spese, circa 45 euro al giorno, vitto compreso, per 14 giorni, dopodiché potrà tornare a casa dove dovrà trascorrere altri 14 giorni di quarantena. Una mazzata, ma lui non se ne lamenta, è convinto che ciò sia giusto per evitare che ci sia una seconda ondata di contagi nel suo Paese. Poi ho sentito Daniele, un mio collega cinese che dopo più di due mesi chiuso in casa, ha potuto lasciare la sua Wuhan, città ormai tristemente famosa in tutto il mondo, per tornare a Pechino, città dove lavora.
Anche lui dovrà farsi i suoi quattordici giorni di quarantena, ma potrà farlo nel suo appartamento in affitto, in quanto vive da solo e di conseguenza non c’è pericolo che contagi qualcuno. Poi ho letto la notizia che il governo cinese ha revisionato il conteggio dei morti per Coronavirus, innalzandolo di 1290 unità. Ciò non sorprende, visto che solo la popolazione dello Hubei equivale a quella italiana, circa 60 milioni, e che il virus è stato colpevolmente riconosciuto tardi; più che altro sorprende che le autorità cinesi, sempre molto restie a fare autocritica e sempre pronte a porre forti limitazioni alla libertà di stampa, abbiano avuto l’onestà intellettuale di ammettere che i dati forniti in precedenza non erano corretti. Secondo me, è probabile che i deceduti siano ancora di più, ma è solo un’ipotesi basata su un ragionamento logico, non voglio corroborarla con bislacche teorie come quelle che appaiono giornalmente sui social network.
Il lockdown imposto dal governo, unito al comportamento responsabile della stragrande maggioranza dei cittadini cinesi, è stato sicuramente efficace, ma vista la numerosissima popolazione cinese (circa tre volte quella dell’Unione Europea) è lecito aspettarsi che i contagi e i decessi siano stati di più di quelli che ci dicono i dati ufficiali. La cosa che non si può negare però è che la Cina è ormai in avanzata fase 2, tra qualche giorno riapriranno anche i cinema, e alcune scuole in alcune province hanno già riaperto i battenti (con tutte le misure di precauzione del caso). Io stesso, a Pechino, mi sto godendo queste belle giornate primaverili con passeggiate nei parchi o nei centri commerciali, pranzi e cene nei ristoranti, e ho già preso appuntamenti con amici che non vedo da mesi.
Queste giornate poi, sono rese ancora più belle dal sensibile miglioramento della qualità dell’aria, altra conseguenza del lockdown (come si suol dire, non tutti i mali vengon per nuocere) e si vede sempre più gente in giro, in un paese dove le persone, soprattutto i meno giovani, spesso approfittano dei parchi per fare Taiqi o comunque un po’ di attività fisica e , anche se non rispettano al centimetro la distanza di sicurezza, tendono comunque ad evitare contatti troppo ravvicinati, e naturalmente continuano a portare la mascherina.
Infine, la notizia più bella l’ho ricevuta in serata. Un mio amico italiano, di cui non faccio il nome per rispetto della sua privacy, è finalmente tornato a casa dopo settimane in ospedale a causa del coronavirus, e ora può godersi la sua famiglia e la sua ragazza dopo settimane di angoscia.
Da questo virus si può guarire, ma è sempre meglio cercare di evitare il rischio di contagio, perciò ai cittadini si chiede ancora di rimanere a casa anche se ciò comporta dei sacrifici, soprattutto per chi è rimasto senza stipendio, e qui la palla passa al governo, perché se è doveroso per i cittadini rispettare le regole, è ancor più doveroso per le autorità aiutarli a farlo. A tal proposito non so se rinunciare sia al MES incondizionato che ai Coronabond sia una mossa felice, spero che esista un’alternativa valida, ma preferisco non inoltrarmi in questo discorso, e sperare che chi di dovere sappia risolvere questa complicatissima situazione.