
«Non capirò mai chi non indossa la mascherina per una questione di “libertà”»
Scrivendo di Cina, mi è capitato di sottolineare il fatto che qui il governo ha il controllo della stampa e usa senza remore la censura, ma ho anche aggiunto che non sempre la censura riesce ad arginare le voci dissenzienti, e se è vero che le proteste non sono beneaccette e la polizia interviene duramente (non che non accada anche in Occidente, con i dovuti distinguo), queste proteste vengono comunque tenute in considerazione dal governo che, con un sistema simile a quello del bastone e della carota, da un lato non tollera e censura il dissenso minacciando i manifestanti, dall’altro cerca di accontentarli, il tutto con l’obiettivo di non perdere né il consenso né l’autorevolezza.
Ecco, questo è esattamente ciò che sta succedendo in questi giorni in Cina, dove la gente nelle ultime settimane è scesa in piazza in molte città per protestare contro misure draconiane che avranno sicuramente contenuto l’epidemia, ma anche causato notevoli problemi economici e psicologici a tante persone, e non sono mancati i suicidi.
Adesso invece non c’è più nessuna misura di contenimento, chi si prende il covid non viene portato in una struttura apposita, e neanche deve segnalarlo, praticamente deve stare a casa e curarsi, e in ospedale ci va solo chi ha sintomi gravi o chi lo richiede, anche perché senza queste misure il numero dei contagiati sta aumentando in maniera esponenziale, e negli ospedali non c’è spazio per tutti.
Ovviamente la rimozione delle restrizioni fa piacere a chi non ne poteva più, ma ha anche causato spavento in chi ha paura di ammalarsi, e che adesso è chiuso in casa anche più di prima, non sentendosi più protetto dalle misure di contenimento.
In queste due settimane c’è stata un’ondata di richieste di medicine anti-Covid, che per qualche giorno sono state difficilmente reperibili, il che ha persino rallentato le normali consegne a domicilio degli acquisti effettuati online, visto che la maggior parte dei corrieri era impegnata nella consegna delle medicine.
C’è da dire che le persone timorose di ammalarsi non hanno tutti i torti, perché senza le misure di restrizione il virus si sta davvero propagando velocemente, e se fino a due settimane fa non conoscevo neanche un contagiato in Cina (a differenza dei tanti in Italia), negli ultimi giorni in molti, compresi il sottoscritto e famiglia, abbiamo preso il Covid, fortunatamente in forma non grave, ma non so dire quanto il vaccino (Io ho fatto tre dosi di vaccino Sinopharm) ci abbia protetto, mi rifiuto di parlare di un argomento di cui so poco o nulla e su cui si fa tantissima propaganda.
Io penso solo che se in Italia ogni settimana ci sono centinaia di migliaia di nuovi casi con centinaia di morti, figuriamoci qui, con una popolazione di un miliardo e cinquecento milioni di persone e con strutture sanitarie che non sono all’avanguardia in tutte le zone della Cina, quindi anche se personalmente preferisco il rischio di svegliarmi con la febbre rispetto a quello di non poter uscire di casa perché hanno chiuso l’ingresso del palazzo, un po’ capisco chi in questi giorni preferisce non uscire di casa, compresi alcuni occidentali.
In sostanza, in teoria siamo al liberi tutti, ma in pratica c’è molta prudenza e timore nella popolazione, anche perché non pochi sono rimasti perplessi da questo repentino cambio di politica.
Ovviamente chi deve uscire per lavoro lo fa (le proteste erano dovute soprattutto al fatto che le restrizioni avevano limitato drasticamente le entrate di tante famiglie), ma almeno a Pechino c’è ancora chi lavora online da casa, soprattutto nel settore dell’Educazione, mentre chi lavora nel campo della ristorazione e dell’intrattenimento, probabilmente è ben felice di riaprire senza più neanche dover chiedere la scansione del Jiankangma, più o meno il corrispettivo cinese del green pass, che una volta serviva solo per il tracciamento dei positivi, ma che negli ultimi mesi certificava anche il tampone fatto entro le quarantott’ore precedenti, conditio sine qua non per poter entrare in qualunque luogo e prendere i mezzi pubblici.
A invogliare molta gente a non uscire però, c’è anche il fatto che da circa un mese le temperature praticamente non salgono sopra lo zero se non per pochi momenti della giornata, nonostante questi siano giorni di cielo azzurro e di sole (una novità nell’inverno pechinese, dove di solito queste giornate si alternano a giorni in cui si è avvolti in una coltre di smog che invece quest’anno si vede raramente), e quindi farsi una passeggiata fuori non è così piacevole, ma c’è anche chi va in giro magari anche per il semplice gusto di farlo senza la paura di passare per una zona considerata a rischio e finire in quarantena.
Io e mia moglie non rinunciamo ad uscire (anche perché ormai siamo già guariti dal Covid), anche se preferiamo tenere la bambina a casa, e alla fine ci ritroviamo sempre in un centro commerciale o in una caffetteria per riscaldarci, però di certo non smettiamo di metterci la mascherina nei luoghi affollati (non capirò mai chi non se la indossa per una questione di “libertà”), perché la prudenza e il buonsenso non dovrebbero avere bisogno di essere regolamentati.