Prevenire è meglio che curare
Solitamente passeggio senza occhiali, la lentezza delle asticelle me li farebbe scendere lungo il setto nasale e riposizionarli sarebbe davvero un problema.
Mi affido allora alla consueta sinestesia, cioè vedo attraverso i suoni che mi circondano. Rispondo ai frequenti “ciao” con invidiabile nonchalance, accorgendomi, solo molti minuti dopo, di chi ha incrociato la mia strada.
All’improvviso, i miei orecchi scorgono note familiari. Per un istante immagino di assistere all’aria della “Regina della Notte”, del Flauto Magico di Mozart. Gli acuti sono davvero impressionanti, lo scrosciante contatto delle mani mi fa pensare ad un caloroso applauso della platea.
Decido, quindi, di avvicinarmi e realizzo che quella donna, di chili e fattezze sopranili, non è altro che una mamma che rimprovera e schiaffeggia la glabra guancia, ora arrossata, di suo figlio.
Mi blocco, sgomento, su una panchina e rivaluto la scelta di lasciare a casa la mia montatura. Se, infatti, lo slancio motorio di quella percussione si fosse protratta nello spazio latitudinale, mi avrebbe colpito facendo cadere i miei occhiali.
Un tragico finale degno di un’opera lirica.