Andrea Miani al pianoforte, Michele Matarrese voce e chitarra, Gabriele Pistillo al basso e Adriano Menga alla batteria. Sono gli “Inextremis”, giovane band andriese che con il loro primo singolo, “Le tue scuse”, mettono in musica un amore tormentato:

Salve, Ragazzi. Perchè avete deciso di chiamarvi “Inextremis”?

Andrea: Il nome Inextremis nasce dal fatto che, in prossimità della nostra prima esibizione, non avessimo ancora un nome pronto. Dunque, ritrovandoci in questa indecisione fino all’ultimo momento, abbiamo scelto un nome che rispecchiasse proprio questa situazione, appunto “Inextremis”.

Da dove nasce la passione per il genere pop/rock dalle sfumature vintage?

Michele: Ognuno di noi è appassionato a generi differenti, riconducibili alla grande sfera del rock e del pop, nonostante la nostra giovane età ci ispiriamo ai grandi del passato cercando di rivitalizzare il loro sound.

A chi si rivolge il primo singolo “Le tue scuse”?

Gabriele: “Le tue scuse” mira a far immedesimare i ragazzi della nostra età nei testi delle nostre canzoni. Raccontando un tormentato desiderio non ricambiato crediamo che molti ragazzi possano riscontrare qualche passaggio della loro vita nelle parole del brano.

Perché considerate la giovane storia d’amore del protagonista una “nube tossica”?

Adriano: La nube tossica di cui parlo nella canzone descrive questa relazione che provoca incomprensione l’uno dell’altro, finendo per vivere la cosa più bella del mondo, l’amore, in modo tossico. L’unica maniera per esorcizzare questo amore era scriverci un pezzo aggrappandosi alla potenza curativa della musica.

Progetti futuri?

Per adesso siamo molto contenti di “Le tue scuse”, e speriamo sia il primo di tanti altri all’interno di un progetto più ampio. Inoltre è una grande emozione per noi avere un seguito di persone che ci stimola sia sui social che nelle esibizioni, dunque cogliamo l’occasione per ringraziarli di cuore!


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.