«L’operaio conosce 100 parole, il padrone 1000, per questo è lui il padrone»
(don Lorenzo Milani)
Cara vecchia Scuola,
eccoci qui: un altro anno è alle porte.
Chi ti conosce da poco, penso ai bimbi dell’infanzia o della primaria, ancora in gran parte ignora le tue grandi potenzialità.
Chi ti frequenta già da molti anni, penso alle studentesse e agli studenti della secondaria, è ormai in grado di apprezzare il tuo valore, ma è possibile che, nel suo giudizio, sia influenzato dalla fatica che tocca a chi ti frequenta, più che dalla ricchezza che tu, a piene mani, riversi.
Chi ti ha lasciato, ti ricorda con nostalgia e rimpiange gli anni della spensieratezza, quelli in cui avrebbe potuto dare di più e magari ha perso un’occasione.
Chi di te ha fatto la propria missione, penso ai docenti, al personale ATA, ai dirigenti scolastici, non saprebbe come vivere senza di te.
Per le famiglie, tu sei riserva di speranza, miniera di ricchezze future, ancora di salvezza, porto sicuro nella tempesta, tempo e spazio di confronto, arca del dialogo.
Per tutti tu, cara Scuola, sei promessa di riscatto, tabernacolo dell’educazione.
Cara vecchia Scuola, come è possibile racchiudere in poche righe il tuo valore, cosa dire di te all’avvio di un nuovo anno scolastico?
Dal mio cantuccio, vedo in te la più potente leva di giustizia e la porta maestra di uguaglianza.
Sarebbe più brutto il mondo, senza di te. Sarebbe più oscuro. Sicuramente più iniquo.
Cara vecchia Scuola, ti auguro di restare sempre fedele a te stessa: amante dei piccoli, madre degli indifesi, pungolo degli indifferenti, allenatrice di menti che pulsano e cuori che pensano.
Ti voglio bene, cara vecchia Scuola, e ti auguro che tutti te ne vogliano. Perché te lo meriti.