Aveva appena finito di leggerle una fiaba, la nonna. I suoi occhi erano lucidi, e lei, Giorgia era emozionatissima. L’ava la strinse a sé, ed abbracciate rimasero per alcuni minuti, mentre la mano scheletrica di Lina le accarezzava i lunghi capelli castani.

Pian piano il piccolo cuore riprese a palpitare con regolarità. Solo allora, la piccola e la nonna ritornarono a guardarsi negli occhi, nei quali si specchiava la luce, e stelline mobili danzavano allegramente.

Fu allora che la bambina, accarezzandole il viso, sussurrò con un sorriso dolcissimo e soave. “Nonna, nonnina, sei proprio bella!” Ti voglio bene. I due corpi tornarono a stringersi amorevolmente, e gli animi a fondersi.

Quando ritornarono a guardarsi negli occhi, Lina mormorò. “Da ragazza ero bella, come lo diventerai tu fra non molto. Ma ora sono vecchia. Le mani mi tremano. La ruvida pelle è segnata dal viola delle zigzaganti vene. Il viso, una ragnatela di rughe.

Scuotendo la testolina che faceva ondeggiare i lunghi capelli, la piccina sussurrò alle grandi orecchie della madre di suo padre: “Quando eri giovane, beltà splendeva sul tuo viso. Ora sei diversamente bella, ed anche più attraente di allora!” “Ma le rughe”, replicò la nonna, “non vedi come incidono il viso, mentre la pelle non è più morbida, come quella che mi ricopriva, quando il mio turgido seno allattava il tuo paparino? Gli occhi, poi, allora erano luminosi e guardavano lontano, ora, invece, sono costretta a chiederti di infilarmi il filo nella cruna dell’ago”.

“Andiamo per ordine, precisò la nipotina. Cominciamo dalle rughe. Ecco, questa ruga profonda (seguendo il percorso con il ditino) che ti solca il viso si è formata quando i tedeschi, dopo l’armistizio, armati di mitra hanno cupamente bussato alla porta della tua amica Nicoletta. Quest’altra sulla destra si è incisa nel momento in cui tuo fratello Antonio, giovanissimo, è volato in cielo, lasciando orfane tre bambine. Quest’altra ancora, molto profonda ti ha segnato il volto quando pervenne la notizia che tuo padre era stato travolto dal treno. Poi, la vita ha impresso tantissime minuscole rughe, che ricordano tutte le fatiche, le umiliazioni, le ipocrisie, i tradimenti e le sofferenze quotidiane.

Nonna, il tuo viso profuma di acqua e sapone di Marsiglia. Pulito, sincero, leale. Autentico. Non usi fondotinta. Il colore della pelle è naturale. Né il mascara segna i bordi delle tue palpebre. Le nonne di alcune mie amiche hanno un viso vellutato ma artefatto. Né le nipotine possono accarezzarle, altrimenti le palme delle mani si imbrattano di belletti. Sai, nonna, sembrano proprio delle barbie, ed io non saprei che farmene di una tale nonna. Per giunta, hanno il tempo per tutto, per laccarsi le unghie, per frequentare assiduamente parrucchieri, per andare a ballare, per fumare, per seguire le sdolcinate serie televisive, per fare shopping, ma non per raccontare meravigliose storie alle loro nipotine.”

La nonna ascoltava, sgranando gli occhi, mentre un delicato sorriso si disegnava sulle sue labbra. Non proferiva parole. Pensava. Le ritornavano a mente tutti gli episodi che avevano travagliato la sua esistenza. Un’ombra di tristezza privava momentaneamente i suoi splendidi occhi cerulei della scintillante luminosità.

“In quanto agli occhi, nonnina mia,” continuò Giorgia, mentre la sua bianchissima manina accarezza le ruvide palpebre, “forse non guardano lontano e nitidamente come una volta. Quante ore, infatti, hai trascorso a cucire i pantaloni, le camicie e le calze del mio babbo e quanto tempo hai dedicato a ricamare le belle tovaglie che illeggiadriscono la tavola tutte le volte che durante le festività la gioia e la serenità invadono i cuori dell’intera famiglia! Però, le tue pupille ora raggiungono profondità inaudite. Riescono a scandagliare i cuori di tutte le persone che frequenti. E sono tante quelle che ti amano! ”

Per un attimo nonna e nipotina si guardarono, ed i loro occhi, dopo essersi tuffati, reciprocamente in quelli della cara amata, raggiunsero fondali che fino ad allora non avevano mai lambito. A loro sembrava, per l’empatia che scorreva gorgoliante come uno spumeggiante ruscelletto di montagna, di avere sfiorato gli anfratti più profondi del loro mare interiore. Quando finalmente riemersero, ambedue si sentirono più forti, serene e spensierate.

“Ed ora veniamo alle tue splendide mani rattrappite.” La piccola avvicina la sua boccuccia alla mano libera e teneramente la bacia. Poi continua: “Quanti cose sanno fare! Ricordi quella volta che, mentre lavavi i panni, ti eri dovuta allontanare per un attimo, il mio babbo, gattonando, raggiunse il mastello, e un tonfò ti avvertì che qualcosa era accaduto al tuo fringuello? Anche allora eri tremante. Però, quando mi accarezzi non sento alcun tremore e la carezza delle tue dita mi fa palpitare di gioia. Comprendo, infatti, che mi vuoi veramente bene.”

Lina si sentì sconvolta da quello sciame di ricordi che la sua piccola nipotina le faceva ricordare. Più volte nel passato, oltre a raccontarle fiabe e favole si era soffermata su episodi salienti delle vicissitudini familiari, perché la memoria del passato potesse essere di aiuto alla nipotina nel tracciare il percorso del proprio futuro. Avvenne, senza accorgersene, che delle lacrime cominciarono a scaturire, felici, dagli occhi azzurri, insinuandosi per gli angusti alvei delle rughe.

“Nonna, sei ancora più bella ora che delle piccole perline di rugiada rigano il tuo affascinante viso.” Poi, frugando in un cassetto dove la nonna riponeva fazzolettini di stoffa, ne raccolse uno, si avvicinò al viso della nonna che si era trasformato in una cascata ed asciugò con delicatezza tutte le lacrime. Gli occhi ritornarono a rispendere.

Raggiunse un altro cassetto, che faceva resistenza nell’aprirsi. Prelevò carta da regalo.  Scelse un crepitante foglio percorso da fiori di mandorlo e di ciliegio. Mentre la nonna, continuando ancora a dondolarsi sulla poltrona, osservava curiosa ogni movimento e gesto della figlia di suo figlio, la piccola Giorgia ripiegò il candido fazzolettino che aveva assorbito le lacrime avite ed il profumo del suo viso, e lo sistemò al centro della carta da regalo. Ripiegò la confezione e con nastrini colorati, l’avvolse. Poi, con il taglio delle forbici accarezzò i nastrini striduli che si misero ad arrotolarsi su se stessi formando dei boccoli simili a quelli che incorniciavano il suo bel visino.

Quando ebbe finito, ritornò dalla sua nonna che l’aveva accarezzata col suo sguardo e profferì: “Nonna mia, nonnina mia. Oggi mi hai fatto un preziosissimo dono. Tutti le volte che mi sentirò sfiduciata nella vita, riaprirò delicatamente questo carissimo pacchettino ed annuserò i soavi profumi che emana il tuo corpo generoso”.

Finirono l’una nella braccia dell’altra, e non si accorsero che il tempo scorreva dolcemente, lungamente.


Fontehttps://pixabay.com/it/ritratto-donna-anziana-vecchio-viso-3442179/
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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.