Spesso sentiamo parlare di Minori Stranieri non Accompagnati, leggiamo numeri che li riguardano o singole storie. Ma com’è davvero lavorare con loro?

Ce lo ha raccontato l’andriese Mariangela Di Corato, da tempo impiegata come operatrice nella casa accoglienza Don Calabria di Verona, un centro per minori stranieri non accompagnati.

Ciao Mariangela. Perché hai scelto di lavorare al Don Calabria e come giudichi, fino ad ora, la tua esperienza in Comunità?

Al Don Calabria mi ci sono trovata per caso. Sono arrivata sfruttando un’occasione d’oro, opportunità che non avrei trovato giù al Sud. Lavorare al Don Calabria credo sia una missione, mi ha aperto un mondo, anzi, mi ha aperto la mente.

Immagino ti riferisca all’approccio con i minori stranieri non accompagnati di cui il nostro giornale si è già occupato nei giorni scorsi…

Ho letto quell’articolo, ma, se posso, vorrei aggiungere qualcosa. Nella nostra struttura accogliamo gli M.S.N.A (Minori Stranieri Non Accompagnati, appunto) con estremo rispetto e profonda gioia. Il loro inserimento è graduale e fattivo, preferiamo cominciare dalle basi, insegnando loro innanzitutto la lingua italiana. Organizziamo corsi e laboratori che favoriscano la piena conoscenza del vocabolario, in modo tale che i ragazzi siano pronti per la frequenza di vere e proprie Scuole Statali, i C.P.I.A classi di alfabetizzazione dove poter conseguire la licenza media e studiare insieme ad alunni di tutte le culture, non solo quella autoctona.

Da come ce la descrivi, non sembra che l’immigrazione sia un problema.

E perché dovrebbe!? A Verona hanno capito che giusta o sbagliata che sia, l’immigrazione è comunque fonte di arricchimento, morale ed economico. Si può essere più o meno d’accordo, ma al Settentrione si sono resi conto, prima di chiunque altro, che è inutile combattere ciò che, inevitabilmente, accade nel Mondo. Stiamo andando incontro a società multietniche, è la razza umana che si evolve e traspira uguaglianza sociale.

Eppure Verona ha la nomea di essere una città abbastanza chiusa da quel punto di vista

A Verona è interesse di tutti che le cose funzionino, dalla Questura ai Servizi Sanitari, la Comunità è pensata per emancipare gli emarginati. La lentezza burocratica è dovuta solo all’iter per la ratifica del permesso di soggiorno e, comunque, non pregiudica, in alcun modo, il corso naturale degli eventi. Tutti si muovono all’unisono per offrire a queste giovani anime gli strumenti necessari per una vita dignitosa e soddisfacente, una vita che ogni essere umano dovrebbe avere il diritto di condurre.

Cosa rispondi a chi dice che l’immigrazione è l’ennesimo carrozzone all’italiana su cui speculare e fare soldi?

Dietro l’immigrazione girano tanti soldi, è verissimo, sarebbe stupido negarlo. Ma da noi quella che potrebbe essere una piaga, viene invece considerata un valore aggiunto. Gli operatori pedagogici e le educatrici, come la sottoscritta, sono tenuti ad informare i ragazzi dell’apporto economico che implica la loro presenza. Gli ospiti, in questa maniera, vengono responsabilizzati ad uno stile di vita sobrio (per quanto si possa esserlo a quell’età -ride-) e, soprattutto, costruttivo. Qui in gioco c’è il loro futuro, bisogna lavorare insieme per custodirlo. Se mi chiedi, quindi, se gli affari legati all’immigrazione siano remunerativi, ti dico “assolutamente e fortunatamente, sì!” Dobbiamo imparare a dirlo senza paura perché, come ha spiegato lo stesso Presidente dell’Inps, Tito Boeri, più stranieri accogliamo, più la nostra Economia crescerà.

Pensi che una gestione del fenomeno migratorio come quella di cui fai parte a Verona possa essere esportabile?

Non so sinceramente perché  oggigiorno sia tanto difficile abbattere i muri della mala gestione, con fondi a cui attingere sempre più appannaggio dei poteri forti. Pensate che a maggio, a Verona, si celebra la Festa dei Popoli, una chermesse con volontari che si prendono cura di diffondere usi e costumi delle varie etnie. Bianchi e Neri sono concetti manicheisti che sfuggono dall’evidenza che siamo fatti di sfumature, la stessa sostanza dei sogni di cui parla il Bardo, appunto.

A proposito di sogni: qual è il tuo?

Far comprendere a tutti che non esiste alcuna differenza, credetemi. Siamo figli dello stesso cielo, abbiamo lo stesso modo di creare e allattare, siamo tutti sorgente d’Amore. D’altronde, è stato proprio Shakespeare a citare, per la prima volta, un Moro di Venezia. Si chiamava Otello, ma della sua incredibile nobiltà parleremo un’altra volta…