“Lo stato organizzi le pubbliche virtù, noi organizzeremo i vizi privati.”
Lucky Luciano

“La mafia è il miglior esempio di capitalismo che abbiamo.”
Marlon Brando

Nella prima decade del ‘900 a New York, Salvatore Lucania, Carlo Gambino e Vito Genovese, venivano chiamati i giovani turchi al servizio di Joe ‘the boss’ Masseria, il padrino incontrastato della città. Come la massoneria, la mafia sceglieva e addestrava i suoi sicari, secondo precise e improrogabili regole non scritte.
A Chicago gli affari di Big Jim Colosimo andavano a gonfie vele. Lo aiutava Johnny Torrio, che gestiva così bene gli affari al punto da ricevere in regalo un bordello compreso di prostitute. Le rivestì come studentesse di famiglie perbene e moltiplicò la clientela in pochi giorni. Uno dei sicari più fidati di Torrio, era Alphonse Capone.

Il 16 gennaio 1920, negli Stati Uniti entra in vigore la legge sul proibizionismo. Mentre polizia e federali facevano a gare per comparire nei filmati di propaganda, mentre distruggevano botti e depositi di alcool, per i picciotti si prospettava la possibilità di accumulare montagne di dollari.

A New York e Chicago cominciano le faide tra bande rivali per il controllo dell’alcool. Cinque mesi dopo l’inizio del proibizionismo, Al Capone e Torrio uccisero Colosimo e si misero in proprio: Torrio era il cervello e Capone il braccio.

Il problema di questo sodalizio nacque dalla mancanza di intelligenza di Capone: mentre Torrio, infatti, tentava di porre fine alle faide per incrementare gli affari, Al Capone si vantava e pavoneggiava con la stampa. Compariva ovunque per fare opere pubbliche di bene, aprendo mense per i poveri, utili per creare una rete di alibi, coperture e per arruolare i più in gamba. Ma la sua crudeltà e mancanza di ragionamento, facevano paura alla gente e non ebbe alcun successo. Ci sarebbe stato da guadagnarci per tutti se Johnny fosse riuscito a raggiungere un accordo, ma fu raggiunto da una scarica di pallottole in pieno giorno a Chicago. Capone lo protesse e, solo al comando, cercò vendetta. La situazione sfociò nel massacro di S.Valentino. Portò la città nel caos e Al Capone su tutti i giornali: si vantava delle sue mense e di essere un datore di lavoro con molti dipendenti. Pensava di essere un padrino, ma era solo un esibizionista.

Fu arrestato e imprigionato per evasione fiscale. In prigione ad Alcatraz fu picchiato e insultato dagli altri detenuti. Finì colpito da demenza a causa di una sifilide.

A New York gli uomini di Masseria cominciarono una Faida con Salvatore Maranzano, uno degli affiliati a Vito Cascio Ferro. Anche qui, gli episodi di violenza furono molteplici. Tra questi venne colpito anche Salvatore Lucania, che sopravvisse ad uno sgozzamento e ottenne sul campo il soprannome di Lucky (fortunato) Luciano. Creò allora la sua banda, con gli altri giovani turchi e un ebreo amico d’infanzia, Meyer Lansky, attese che i Masseria e i Maranzano si ammazzassero tra loro (guerra castellammarese), indebolendosi a vicenda, e infine li uccise entrambi prendendo il controllo totale sulla città e lo stato di New York. Finite le faide, cominciarono le collaborazioni con i gruppi criminali di base in Canada e irlandesi, per l’importazione, il taglio e la distribuzione degli alcoolici.

Nel 1929 i padrini americani si riunirono ad Atlantic City in una convention organizzata, tra gli altri, da Enoch L. “Nucky” Johnson, un politico repubblicano molto potente in New Jersey. Luciano strinse accordi con le altre grandi famiglie, creando la commissione, un consiglio d’amministrazione a tutti gli effetti, in cui i padrini erano oligarchi della stessa organizzazione, tutti alla pari. Come d’incanto, nelle metropoli americane nessuno moriva più ammazzato. La mafia tornò a non esistere e proliferare. Nasce cosa nostra.

Nessuno chiamava la cosa organizzata da Luciano e la cosa non esisteva: dalla Sicilia all’America magistrati e poliziotti ripetevano “la mafia non esiste”. Lo ripeteva anche J.E. Hoover, capo dell’FBI, che passava le sue ore migliori a giocare ai cavalli in un giro di scommesse gestito da Frank Costello, uno degli uomini di Luciano. Intanto l’FBI scatenava una caccia senza quartiere a criminali solitari come Dillinger, il famoso nemico pubblico numero 1, sbandierandone la cattura con filmati di propaganda trasmessi nei cinegiornali.

Recentemente, secondo alcune testimonianze, si è scoperto che Hoover era ricattato da Costello per anni, per alcune foto imbarazzanti che lo ritraevano vestito da donna in alcune orge a sfondo omossessuale, in cui erano presenti anche dei minori.

Col crollo della borsa del ’29 e la grande depressione, la mafia trovò terreno fertile per prosperare: tra milioni di disoccupati fu più facile il reclutamento di uomini che ingrossassero le file dei sicari.

Nel 1933 finì il proibizionismo e il neo-presidente Roosvelt annunciò il new deal: significava la costruzione di dighe, ponti, strade, ferrovie, banche, appalti enormi. Significava nuovi contratti di lavoro e crescita enorme dei sindacati. Gli USA si rimettevano in movimento e cosa nostra doveva farsi trovare pronta. Fondarono nuovi sindacati e cominciarono a controllare le industre per il trasporto, dell’edilizia, dei porti lungo la costa orientale. Bastava accendere e spegnere gli scioperi al momento opportuno. I cantieri aperti dal New Deal permisero ai padrini di mettere le mani su grandi quantità di denaro. Non solo, tutto ciò permise ai padrini anche di mettere le mani su un cospicuo numero di voti da indirizzare a proprio piacimento verso la politica.

L’enorme quantità di denaro incassato e il potere accumulato, portò l’attenzione della giustizia, in particolare del procuratore Dewey, su Lucky Luciano, definito lo “Zar della criminalità a New York” ma che venne arrestato, processato e condannato nel 1935 “solo” per sfruttamento della prostituzione.

Luciano rimase in carcere fino al 1942, quando la Marina militare statunitense chiese aiuto ai vertici di cosa nostra per risalire ai colpevoli di alcuni sabotaggi al porto di New York. I sabotaggi finirono immediatamente e, alla luce di questo successo, pare che Luciano abbia anche avuto un ruolo fondamentale per lo sbarco degli americani in Sicilia (con Vito Genovese mandato in Italia ad allacciare i rapporti coi mafiosi mandati al confino), nel 1943, ottenendo i domiciliari prima e la grazia di Dewey (diventato governatore di NY) in cambio dei suoi servigi alla Marina a condizione di lasciare il paese.

Visse a L’Avana e in diverse città del Sudamerica, prima di ritirarsi a Napoli. In Ebbe parecchi problemi con la giustizia italiana, la quale ottenne per lui soltanto un foglio di via da Roma.

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