Il mito: una storia inventata, che però è vera: un po’ come la storia delle stelle cadenti nella notte di san Lorenzo.

Se l’istinto ci spinge a cercare le nostre radici nelle abitudinarie serate cittadine di una Puglia tornata prepotentemente a dire la sua nel panorama artistico nazionale, c’è una ratio che controbilancia i sentimenti, un’attività cerebrale che sembra allontanare le emozioni per poi riassestarle, riassaporarle e riabbracciarle. Si tratta della nostra coscienza, il mood che ci riconduce a vecchi miti, antichi aneddoti da attualizzare e rendere concreti. L’indole, in fondo, non è altro che una legge morale sotto un cielo stellato, il diktat che Kant ha fatto risalire alla critica di una ragion pratica tutta da interiorizzare. Già, perché alzando la testa è possibile ammirare un infinito firmamento di stelle, sconfinate soluzioni che si intrecciano inesorabilmente alle nostre vite, così comuni eppure, al contempo, così straordinarie e mitologiche. Sono le storie di un’estate ancora da vivere, un’estate qualunque trasformatasi, improvvisamente, in un palcoscenico chiamato Borgomurgia, allestito dai cosmici imprenditori Vincenzo e Roberta, e impreziosito dalla vena recitativa di Vittorio Continelli, un amico prima ancora che un grande attore.

Ciao Vittorio, hai scelto il 9 agosto per presentarci il tuo spettacolo “Sidera”. Credi che nella tradizionale Notte di San Lorenzo sia possibile ancora trovare tracce religiose appartenenti al diacono Lorenzo il cui martirio risale al 253 a.C.?

A dire la verità la scelta è stata casuale, un po’ come lo è la sovrapposizione tra l’intensificarsi degli sciami delle cosiddette “stelle cadenti” in questo momento dell’anno e la celebrazione del martire cristiano. Anche se una tradizione successiva a quella che ci porta da migliaia di anni ad ammirare le Perseidi racconta delle lacrime di san Lorenzo.

De-siderio indica l’impossibilità fisica dei soldati di raggiungere fisicamente le stelle, ovvero i caduti in battaglia. Ciascuno di noi, guardando al cielo, prova sentimenti contrastanti quali nostalgia, rabbia e impotenza, ad esempio, per la prematura perdita dei propri cari. Possono gli astri influenzare gli eventi negativi della nostra vita ed evitarne di spiacevoli come l’ultimo scontro fra treni sulla Andria-Corato?

È vero che ognuno di noi prova sentimenti diversi guardando il cielo notturno. Come da te ricordato, una delle etimologie possibili della parola desiderio (etimologia affascinante ma sulla quale nutro non pochi dubbi) indica l‘impossibilità di ognuno di noi di raggiungere la propria stella. A seconda delle predisposizione di ognuno quel desiderio si ammanta di nostalgia, di speranza, di orgoglio, di forza. Quanto invece all’eventuale influenza degli astri sulle cose terrene e sugli eventi umani per me esiste una sola risposta: no.

Che c’è di vero nella “lettura” delle costellazioni e degli oroscopi?

Non lo so, ho però un vago sospetto: nulla.

Callisto e l’Orsa maggiore, il cacciatore Orione, l’amore tra Helios e Selene, il folle volo di Fetonte sul carro del Sole. Storie di extraterrestri, dei o semplicemente uomini curiosi dell’ignoto?

Esseri umani curiosi dell’ignoto si sono guardati intorno, poi hanno guardato verso l’alto, hanno inventato storie, hanno inventato dio, poi altri dei, figure che potessero giustificare le loro ambizioni e le loro aspirazioni. Anche tra le stelle, oltre lo scibile, al di là dell’umana comprensione. Queste sono storie esemplari, nascono dall’osservazione dell’animo umano e della realtà, vengono proiettate su palco un po’ più ampio di quello a cui siamo abituati, ma raccontano noi come siamo. Come ho detto più volte, il mito è contemporaneo, serve a riconoscersi senza troppi fronzoli, ma sapendo bene dall’inizio che c’è un trucco, c’è una storia inventata e che quella storia inventata è vera. Un po’ lo stesso succede in teatro. È la potenza della rappresentazione, del riconoscimento. È la ragione per cui queste storie sono ancora vive dopo quattromila anni. Anzi, molti di più, se ne consideriamo l’origine remota.