
Ogni popolo ha il suo lanternone; alimenta continuamente la sua fiamma e vigila attentamente che nessuno glielo spenga: e intanto però cerca di spegnere l’altrui lanternone
La causa più evidente delle guerre di religione è l’interesse economico, la brama di potere, o anche la voglia di sottomettere un popolo per fagocitare ciò che di buono quel popolo possiede. Mi viene però da pensare a qualcosa di più profondo e pertanto meno palese. Per spiegarlo devo ricorrere ad una pagina di Pirandello che mi è particolarmente cara; il passo del celeberrimo romanzo “Il fu Mattia Pascal” nel quale il personaggio di Anselmo Paleari spiega al convalescente Adriano Meis (nuova identità del protagonista) la sua “lanterninosofia”.
Ciascuno di noi porta acceso in sé un lanternino, “un lanternino che ci fa vedere sperduti sulla terra e ci fa vedere il male e il bene; un lanternino che projetta tutt’intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l’ombra nera, l’ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi”. Quando il sentimento dell’individuo coincide con il sentimento collettivo, ecco accendersi i “lanternoni”: Verità, Virtù, Bellezza, Onore. Sono questi alla base delle ideologie politiche, delle teorie filosofiche, delle teorie che fanno capo all’Arte e pertanto all’Estetica. La Verità, ad esempio, è alla base delle religioni. La ricerca del metafisico da parte del singolo uomo pretende – o si illude – di sfociare in un sentimento comune e condiviso che ruoti intorno ad una precisa divinità. Sovente il sentimento comune ad una collettività finisce per diventare, nella storia di un popolo, la sua religione rivelata; un lanternone di pirandelliana memoria che guida quel popolo e nel contempo gli mostra il buio intorno. È il buio in cui quel popolo era immerso e del quale non si era accorto prima di accendere quella lampada. È il buio nel quale ripiomberebbe se qualcuno gli spegnesse, d’un colpo o lentamente, il suo “lanternone”.
Ecco il nocciolo della mia riflessione: l’identità di un popolo è definita, forse meglio di ogni cosa, dalla sua religione rivelata. Ogni popolo ha il suo lanternone; alimenta continuamente la sua fiamma e vigila attentamente, anche immolandosi sul campo di battaglia, che nessuno glielo spenga.
E intanto però cerca di spegnere l’altrui lanternone; combatte la religione di un altro popolo ergendosi spesso a giudice dei comportamenti che da quella dottrina di fede scaturiscono ma, se gli fa comodo, ingloba nella sua l’altrui religione in quello che chiamiamo sincretismo religioso.
A proposito di “lanterne” religiose, concludo con i bei versi di Niccolò Tommaseo (1802 – 1874), riportati proprio da Pirandello nel brano in questione.
La piccola mia lampa
non come sol risplende,
né come incendio fuma;
non stride e non consuma,
ma con la cima tende
al ciel che me la diè.
Starà su me, sepolto,
viva; né pioggia o vento,
né in lei le età potranno;
e quei che passeranno
erranti, a lume spento,
lo accenderan da me.
Dubito che la religione cattolica sia un “lanternone”. Ricordo in proposito che non abbiamo una Costituzione europea proprio per l’impossibilità di definire una radice culturale e religiosa comune.
Il mondo islamico ed ebraico hanno invece una fortissima base identitaria religiosa, come e’ ben noto. Da questa disparita’ nascono molti problemi. Il potere dei capi religiosi, si veda ad esempio l’Iran, e’ molto forte nei conflitti e le guerre sono cosi’ presentate come “ortodosse”, se non addirittura “sante”.
Rumi diceva che i lampi sono tanti, ma la luce e’ una sola. Ecco lanternine o lanternone va anche bene, purche’ non si dimentichi che la luce e’ la stessa ed una.