Da Andria all’Australia, a Milano…

Lo scorso 17 settembre il giovane avvocato andriese ha ricevuto, presso il Wjc Square di viale Achille Papa, il premio “Avvocato dell’anno emergente” ai Legal Community Labour Awards con la seguente motivazione: «Professionista under 40, co-fondatore e partner di una nuova insegna labour. Assiste numerose aziende, nazionali e internazionali, su tutti gli aspetti di diritto del lavoro»

Ben ritrovato, Marco. Andria, Australia e adesso Milano. Ne hai fatta di strada dall’ultima volta in cui ci siamo sentiti…

Dopo l’Australia sono rientrato stabilmente a Milano, la mia base ormai da 13 anni, e qui lo scorso anno ho co-fondato uno Studio Legale.

Quanta soddisfazione c’è dietro il premio “Avvocato dell’anno emergente”?

Non me l’aspettavo e mi ha fatto molto piacere. Condividere il palco con avvocati così rinomati è stato motivo di grande orgoglio e anche un pizzico di imbarazzo.

Cosa sta ad indicare il termine “labour” in uno studio legale?

Inglesismi a parte, in uno studio legale come il nostro, specializzato in diritto del lavoro, ci occupiamo di tutto quanto concerne i rapporti di lavoro, le relazioni sindacali e la compliance: significa affiancare le aziende in tutte le questioni che afferiscono alla gestione dei dipendenti, dalle riorganizzazioni aziendali alla contrattualistica, dalle procedure sindacali al contenzioso.

Svolgere la professione al Nord, per un giovane avvocato, è più difficile rispetto alla realtà meridionale?

No, non è più difficile, è diverso. Qui il mercato richiede avvocati bilingue con un alto grado di competenze specialistiche, non generalisti. Questo comporta un percorso professionale differente. Per i praticanti, la laurea a pieni voti conseguita in una prestigiosa università e la conoscenza della lingua inglese rappresentano pre-requisiti per lavorare negli studi legali a Milano. Tuttavia, a mio avviso, l’attitudine del singolo fa sempre la differenza. Da quando insegno ho conosciuto centinaia di ragazzi che da tutta Italia vengono a Milano per formarsi, anche durante la pandemia, e li riconosci subito quelli che hanno voglia di impegnarsi sul serio e che emergeranno, qui o altrove.

Se fossi nel nuovo esecutivo del governo Draghi, al posto della Cartabia, quale riforma apporteresti alla Giustizia?

La digitalizzazione della giustizia è la priorità assoluta, per le tempistiche ma anche in ottica di sostenibilità ambientale.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.

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