
Un anno di Covid…
È ormai passato un anno da quando è iniziata la pandemia di Covid 19 che ha già provocato più di un milione di vittime in tutto il mondo.
Il primo focolaio è stato riscontrato nel dicembre dell’anno scorso a Wuhan, capoluogo della provincia centrale cinese dello Hubei e così questa città, conosciuta in Cina ma non così nota al di fuori del Dragone, è diventata tristemente nota in tutto il mondo.
Molti italiani non l’avevano mai sentita nominare, e di conseguenza ignoravano che in realtà a Wuhan vi abitano anche dei nostri connazionali, tra cui la molisana Lucia Tartaglia, che vive lì da ormai sette anni, e che ha gentilmente accettato di raccontarci la sua storia.
“La prima volta che sono venuta a Wuhan è stata nel 2013, per frequentare un corso di lingua cinese all’Università di Wuhan. Rimasi solo un mese ma fu un’esperienza così intensa che decisi di ritonare l’anno dopo, ma per più tempo. Fu così che l’anno successivo conobbi il mio futuro marito. Nel frattempo mi ero appassionata all’insegnamento, ma qualche anno fa non c’erano così tante scuole di italiano a Wuhan per cui mi trasferii in Mongolia Interna, nel Nord del Paese, per circa un anno. Fu lì che ebbi una proposta di lavoro da Wuhan e quindi decisi di tornare. Ne fui estremamente felice, era quello che avevo sempre voluto fare nella mia città preferita”.
Lucia ci parla anche della sua non facile esperienza durante la fase più acuta dell’epidemia in Cina.
“Quando ci fu la notizia del lockdown mi trovavo a casa dei miei suoceri per trascorrere, come ogni anno, il capodanno cinese. Fu solo lì che ci rendemmo conto della gravità della situazione. Furono dei momenti difficilissimi, specialmente quando ricevetti la chiamata dell’ambasciata. Ciò che gli dissi fu chiaro: “Se il mio compagno non può venire, io resto qui.” Mi chiamarono quattro volte per chiedermi se ne fossi sicura. La cosa più difficile fu dirlo ai miei genitori. Mia madre mi supplicò in lacrime di tornare, mio padre mi disse: ” Al tuo posto avrei fatto la stessa cosa, sei coraggiosa.” Fu alla fine del lockdown che io e mio marito decidemmo di sposarci. Pensai: “Se siamo sopravvissuti a una pandemia, chiusi in casa con i suoceri, potremmo sopravvivere a qualsiasi cosa.”
“In merito alla situazione attuale direi che le cose sono tornate quasi alla normalità, le regole ci sono sempre (mascherina, controllo temperatura, codice verde ecc.) e i controlli e gli spostamenti da una città all’altra sono molto ferrei, per cui Wuhan oggi è considerata il luogo più sicuro della Cina. In futuro non so, questa città ha i suoi pregi e difetti e mi ha dato tanto, ma l’Italia mi manca e forse un giorno ci tornerò per viverci e lavorare. Nel frattempo non vedo l’ora che riaprano i confini per tornare in Italia e festeggiare il mio matrimonio anche lì!”
Augurio che le facciamo anche noi, sperando che tutto il mondo possa tornare al più presto alla normalità.