I LIBRI VIVENTI DEL CPIA BAT – SETTIMO EPISODIO
L’istinto materno è il risultato di esperienze ed emozioni diverse che hanno inizio durante l’infanzia. Determinante è il legame con la madre che, nei primi anni di vita, è per la figlia una figura di riferimento con la quale identificarsi, creare una relazione intensa e costruire le proprie aspettative circa l’identità futura. Fondamentali sono anche il rapporto con il padre, i legami sentimentali con gli uomini e le prime esperienze sessuali. La maternità non è un processo lineare, ma un percorso che risente di tutte le conflittualità e le complessità di ogni vita.
Fino al ’68 con la rivoluzione sessuale il desiderio di diventare madri non era mai stato messo in discussione: doveva esser insito nel destino di ogni donna senza dubbio alcuno. Oggi, invece, essere madri non è un destino al quale sottomettersi, bensì una decisione personale, cioè il desiderio di restare incinta dipende da come la maternità viene interiorizzata.
La nascita di un figlio costituisce un elemento propulsivo, fornisce nuova energia e slancio; la nuova vita che cresce significa la rottura di vecchi schemi, di vacue parti della madre che necessitano di nuova linfa rigeneratrice, di certi meccanismi che intrappolano, lasciando senza fiato. Un figlio è un cambiamento sempre.
Il concepimento biologico non coincide obbligatoriamente con il concepimento mentale ma solo l’unione di questi due elementi permette alla donna lo sviluppo armonico della relazione madre-bambino. Ogni mamma costruisce mentalmente il bambino dei suoi sogni e delle sue speranze e con l’immaginazione si spinge fino a prefigurarsi come sarà da grande, anche da adulto. Che madre sarò? Come cambierà la mia vita di coppia? Cosa accadrà in ambito lavorativo? Come sarà il mio bambino? Tutte domande che ogni madre si pone costantemente nell’attesa di un figlio. In realtà, la mamma non finisce mai di immaginare il proprio figlio anche nel momento in cui nasce: l’arrivo di un figlio apre la possibilità di operare una nuova trasformazione, di ottenere, attraverso il bambino, ciò che non si è avuto per sé.
Ciò accade anche quando non si è madri biologiche: l’immaginare il proprio figlio segue un lungo percorso e la nuova vita insieme è caratterizzata da continui adattamenti e rimodulazioni delle proprie azioni e prefigurazioni. Un bambino per crescere come persona autonoma e acquisire sicurezza, ha bisogno di veder soddisfatti due bisogni: sentirsi amato e protetto dai genitori e sentirsi incoraggiato a differenziarsi come persona autonoma. L’amore è per il bambino un bisogno principale e la sua mancanza provoca cicatrici che si riescono a superare solo con duri sforzi. La madre adottiva dev’essere sempre pronta a rassicurare il proprio figlio, a valorizzarlo, a fornire costanti conferme del proprio amore. Un bambino adottato è molto diverso dai propri genitori, quindi è compito di questi far diventare questa diversità un punto di forza. Il bambino non deve colmare i bisogni degli adulti, ma ha diritto ad essere amato, protetto e valorizzato proprio per la sua diversità biologica, somatica e culturale. Accolto, un bambino si sentirà libero di esprimersi e l’adozione sarà un’esperienza unica e meravigliosa, proprio come quella che ci narra Anna Maria.
IL MIO ANGELO CADUTO DAL CIELO – 27/10/2020
È iniziato tutto quando mi sono sposata. Avevo sempre desiderato dei bambini e finalmente credevo che il mio sogno potesse realizzarsi, ma passavano gli anni e io e mio marito non riuscivamo ad avere figli. Ci siamo sottoposti a tante cure mediche ma nessuna è mai andata a buon fine. Più si andava avanti e più io mi scoraggiavo e sentivo che mi stava tutto fuggendo di mano. Intanto le mie amiche diventavano madri, io non provavo invidia, ero felice per loro ma allo stesso tempo ero assalita dalla tristezza per non aver realizzato il mio sogno di madre. Ero talmente delusa e avevo perso le speranze, il mio umore viaggiava tra alti e bassi. Sapevo di essere cambiata, ero diventata una donna diversa, mi sentivo molto fragile, facevo fatica a vivere serenamente e per questo iniziavano anche ad esserci incomprensioni con mio marito.
Poi, un giorno di inizio primavera, arrivò una notizia bella, inaspettata e tanto attesa: c’era un bambino di pochi giorni che aveva bisogno di una famiglia e noi non abbiamo esitato ad accoglierlo! Non so come descrivere le emozioni che ho provato in quei giorni, so solo che ero alle stelle e tutto mi sembrava così surreale.
Il prossimo mese compirà nove anni ed è un bambino bellissimo, felice e pieno di gioia e io e mio marito lo cresciamo con orgoglio.
Lui è il mio amore, è il mio angelo caduto dal cielo!