Non basta operare il bene, bisogna avere il coraggio e la semplicità di narrarlo. Il coraggio: perché il soffio del razzismo è forte ancora.

Razzismo è una parola che può suonare ostica. Tuttavia, avete presente la torrida estate di quest’anno? Se siete bianchi avrete sicuramente sentito il bisogno di un po’ di refrigerio. Ai “neri”, invece, questo non è concesso. Alzi la mano chi non ha sentito (o ripetuto)  i soliti luoghi comuni: «Vengono qui a portarci via tutto e, ciononostante, hanno pure il coraggio di lamentarsi, proprio loro che dovrebbero essere abituati alle alte temperature dell’Africa!». E poco importa se uno di loro ha lasciato il Mali perche l’Isis gli ha distrutto la famiglia o se un altro è fuggito dal Ghana perché omosessuale e, quindi, a rischio impiccagione, ciò che conta è che non godano di privilegi che spetterebbero, altresì, solo a noi. Perché lo schema è esattemente questo: “noi” e “loro”, che sta per “noi bianchi” e “loro negri”…

Ci sarebbe da rabbrividire di fronte a tali esternazioni, ma se pensate che queste parole siano frutto di suprematistici slogan esposti nella razzista Charlottesville, in Virginia, vi sbagliate di grosso. A destare insensato scalpore e alimentare l’inutile polemica è stata, ancora una volta, una tastiera, un post, un selfie come tanti, di ragazzi come tanti, giovani rifugiati che, durante un’infuocata mattina agostana, decidono di farsi un bagno in piscina.

È accaduto a Vicofaro, nel pistoiese, e alla gogna ci è finito don Massimo Biancalani, sacerdote social, reo, a detta di falsi moralisti, di aver pubblicato un gesto d’amore o, se preferite, di umana normalità, uno svago regalato a chi convive con la sofferenza, con l’umiliazione, con acque salate, ma profondamente amare, di vita. Ma il cloro, forse, non è da tutti, il piacere di una lussuosa vasca appartiene a chi della proprietà ne ha fatto uno status, un invalicabile muro che segna il confine dei nostri eccessi, territori da difendere con forza, una Forza Nuova che vorrebbe, addirittura, insediare un presidio durante le celebrazioni domenicali. Proposta a cui, naturalmente, don Massimo ha controbattuto con vigore:

Serve maggior coraggio. Più coraggio nel raccontare la buona accoglienze e l’apertura a saper ascoltare. Molti italiani hanno pregiudizi, non si informano e così nascono le incomprensioni e la violenza, soprattutto sui social network. Quando ho annunciato che nella nostra parrocchia sarebbero venuti dei ragazzi stranieri alcune signore mi hanno detto che se ne sarebbero andate. Poi li hanno conosciuti e si sono affezionate. Li vedono come dei figli, li ascoltano e fanno loro da mamme. Questo è un esempio di come i pregiudizi vengono abbattuti quando si conoscono delle persone in carne ed ossa, quando si condivide con loro la vita e le cose di tutti i giorni”. Perché, ha proseguito, non basta operare il bene, bisogna avere il coraggio e la semplicità di narrarlo, di raccontarlo.

Coraggio, sì: perché nella notte tra il 19 e il 20 agosto sono state tagliate tutte le ruote delle bici dei ragazzi migranti e, cosa incredibile ma vera, il profilo FB di don Massimo è stato bloccato per 24h per via di questo post, reo di aver scatenato le ire dei militanti del Carroccio:Ai lettori il giudizio. Ma sia consentita un’ultima considerazioen: appare quanto mai necessario proteggere i creatori di felicità, produttori di speranza, costretti, spesso, a bivaccare attraverso l’indifferenza e a rinfrescarsi dileguandosi tra l’odio di una piazza che sa più di sottomissione che di Indipendenza!


5 COMMENTI

  1. In tutta la vicenda, che ha il sapore dell’assurdo, non riesco a trovare una chiave di lettura e di interpretazione nella decisione del vescovo di Pistoia, il quale ha ritenuto opportuno affiancare a don Biancalani il vicario della diocesi nella celebrazione della messa di domani. Secondo la versione ufficiale, essa è finalizzata alla tutela del sacerdote “social”, ma può essere interpretata come un gesto di controllo da esercitare nei confronti di un religioso che ha osato sfidare i luoghi comuni.

  2. Gli italiani sono in genere un popolo generoso e accogliente, molto più di tanti altri che a parole concordano sull’accoglienza, ma i fatti raccontano una storia diversa. Poi ci sono quelli che vedono “nell’altro” un nemico da combattere, quelli di: “prima gli italiani”. Il problema grave è che la politica, che dovrebbe trovare soluzioni, invita e incita al disprezzo della persona. Non basta accogliere i migranti scappati da guerre ed odio, ma bisogna facilitare e costruire seri percorsi di integrazione. Non basta distribuire i migranti nei vari paesi e città e dire alla gente: ora è affar vostro, pensateci voi! In un periodo di crisi non solo socio-economica, ma anche dei valori, questo comportamento genera un movimento di odio e disprezzo verso l’altro considerato diverso e usurpatore di “normalità”: c’è stato il turno verso l’omosessuale, il “frocio”, verso l’abitante del Sud Italia, il “terrore” e ora verso lo straniero, il “negro”. La politica dovrebbe non solo difendere e proteggere i creatori di felicità e produttori di speranza, ma dovrebbe essere essa stessa fautrice di questo modo di integrazione.

  3. Ottimo assist pro accoglienza e condivisione della sofferenza . Siamo forse ostaggio dei nostri confort e pregiudizi. Aprire i nostri cuori verso gli ultimi che in fondo non hanno alcuna colpa di appartenere a tale classifica.

  4. È se fossimo stati noi in Africa quest ‘estate, con questo caldo, scappati da una Italia presidiata da terroristi e un sacerdote africano ci avesse invitato a fare un bagno in piscina? Non penso che gli africani si sarebbero indignati così. Il nostro problema è che non abbiamo ancora accettato il regno di Dio in mezzo a noi!

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