Le campane degli Angeli custodi suonano a festa.

È mezzogiorno. Balconi vuoti, voci di nuclei familiari, aria di primavera che schiaffeggia le guance. Questo è stato il panorama della mattinata. Il sole puzza di beffa. Mi percuote la testa con il ricordo delle giornate festive di marzo o aprile trascorse in casa a causa della pioggia.

E … se la ride con i suoi colori accesi.

Bisogna star dentro le mura domestiche ed evitare qualsiasi tentazione di prendere un plaid, entrare in auto, accendere il motore e trovare un prato su cui distendersi.

Gli altoparlanti rompono il silenzio. Le note di Christus vincit, Christus regnat abbracciano palazzi e abitazioni. Via Tommaso Perna si rianima.

È dal 16 marzo che, alla stessa ora, il quartiere si ritrova sui due livelli della comunicazione di una chiesa parrocchiale che, sebbene vicina, resta lontana per le disposizioni di sicurezza.

Don Enzo e don Mimmo fanno la staffetta.

Escono sul tetto della canonica. Un terrazzo e pezzi di quartiere, da un lato. Dall’altro, il tempio e il campanile. In basso, accanto alla chiesetta vecchia, l’oratorio. Inaugurati qualche mese fa, i campetti sono il segno di un quartiere resiliente, che si rimbocca le maniche e costruisce socialità anche in momenti difficili.

La comunità c’è.

Basta affacciarsi o scorrere i nomi delle persone collegate in diretta su Facebook o Instagram.

Don Mimmo annuncia dai tetti la Pasqua del Signore.

Saluta i parrocchiani e recita il Regina coeli, le note di Cristus vincit chiudono il breve momento di preghiera. Le dirette social sono rimaste l’unico modo per pregare e per non disperdere tante storie chiuse in casa.

Gli occhi sono umidi.

La Basilica di S. Pietro e la Cattedrale di Trani vuote, la voce affannata di papa Francesco, il suo silenzio davanti alla croce e le meditazioni di tante storie dietro le sbarre per la via Crucis del venerdì santo. Le immagini di questi giorni mi riportano a ciò che è essenziale.

Don Enzo ha mostrato ai fedeli e ai curiosi i resti di un’imbarcazione approdata a Lampedusa.

Gli è stata regalata tempo fa da un tranese impegnato nelle operazioni di salvataggio dei migranti in Sicilia.

Un pezzetto di legno come segno di pace nel giorno della domenica delle Palme.

Torno nella mia stanza. Pochi metri quadri. C’è un po‘ di disordine: dispositivi, libri, fogli sparsi. La cameretta e la scrivania sono tutto il mio mondo. E non so per quanto altro tempo lo saranno. Oggi niente didattica a distanza, smart working, chat, webinar, videoconferenze…

Silenzio. È festa.


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Una grande quantità di amore ed entusiasmo traboccanti da un piccolo contenitore bucato dalla fragilità e dalle ammaccature dell’esistenza. Poche pennellate per descrivermi. Mi definisco un mediano, che sta in mezzo al campo “a recuperar palloni … con dei compiti precisi”, consapevole che è più bello lavorare per la squadra e che dopo “anni di fatiche e botte vinci casomai i Mondiali”. Insegno filosofia e storia al Liceo “F. de Sanctis” di Trani e ho collaborato con l’Issr “San Nicola il Pellegrino” di Trani come docente incaricato di Filosofia rosminiana e Filosofia della religione. So cosa vuol dire viaggiare, gustando i paesaggi e temendo le avverse condizioni meteo. L’esperienza più bella è la paternità: il dono di rinascere per accompagnare una vita che mi è stata affidata, rivedendo il mondo con gli occhi di un bambino.