Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il discorso di fine anno. (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Ciò che dovrebbe dire qualsiasi politico che avesse a cuore le sorti del Paese

Caro Direttore,

il discorso di fine anno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è quello che dovrebbe fare qualsiasi politico che avesse a cuore le sorti del Paese, non solo il consenso elettorale a costo di sfasciarlo, il Paese. Che dieci milioni di italiani siano stati ad ascoltarlo è un segno buono, anche se rimane lunga la strada per sconfiggere incompetenti e razzisti al governo. A Mattarella, siciliano fiero e tenace, va il merito di aver detto pane al pane, anche a costo di mettersi contro un governo  già a lui ostile: basterà ricordare la minaccia di impeachment sbandietara dai 5Stelle a fine maggio scorso, dopo le elezioni.

Il presidente ha toccato tutti i temi cruciali del presente italiano. Europa, debito, manovra, ordine pubblico, giovani, volontariato. Su due aspetti, ha voluto pesantemente distinguersi dal governo gialloverde, dai vicepremier Salvini e Di Maio, e dallo stesso premier Conte. I due aspetti che riguardano immigrati e volontariato. Com’è noto, il poliziotto Salvini aveva impostato tutta la sua politica mediatica su ordine, immigrati e armi per tutti. La sua Lega guadagnava consensi a pioggia, dunque il Truce affondava la lama su “negri” e ancora “negri” responsabili di tutto il male possibile. Poi trovava il modo di farsi fotografare allo stadio con un po’ di pregiudicati vestiti da tifosi, purché non fossero “negri”. Il tempo che la sua idea di sport facesse un morto prima di Inter-Napoli. L’interessante è che i porti siano chiusi per povera gente che rischia la vita in mare, nel tentativo di fuggire da fame e guerre. Meglio i tifosi che menano e ammazzano.

Ecco, al Truce, Mattarella ha spiegato che l’ordine si ottiene con la civile convivenza, dove gli uomini sono uguali, e sono sullo stesso piano in fatto di diritti e doveri. Poi, a lui e a Giggino e a Conte, Mattarella ha spiegato il valore del Volontariato che, salvo errori e abusi marginali, è la spina dorsale di un Paese civile, specie per i disagi dove lo Stato non riesce ad arrivare. Ha spiegato, Mattarella, che non si raddoppiano le tasse ai volontari mentre si stendono tappeti di pace agli evasori, mentre si stanziano miliardi per il redditi ai fannulloni. C’era bisogno che il Capo dello Stato spiegasse concetti tanto elementari a uomini investiti da responsabilità di governo? Sì, perchè questi gialloverdi sono la caricatura di un governo, gente che parla a casaccio, che cerca di colpire chi è distante dalla loro cultura ricca di nulla. Per loro il Volontariato è un nemico perchè non ha bisogno di proclami per essere utile al Paese. Il Volontariato si muove, arriva in tempo, c’è. Non social e parole inutili, piuttosto opere in silenzio. Il contrario del governo legastellato. Naturalmente, la cosa è così eclatante che il Conte premier ha annunciato il cambio di rotta a legge punitiva appena varata, e che forse adesso sarà riscritta.

Inutile aggiungere, in questa ripresa di attività nel 2019, che i gialloverdi sono gli stessi del 2018. Con l’aggravante che le promesse fatte con cornucopia e ruspa arriveranno fra tre-quattro-sei mesi. Forse. Non che a loro interessi, loro cercano solo consenso per le elezioni europee e le altre prossime venture. Il Contratto di governo non è altro.


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).