Una “gatta da pelare” per Trump
Nella notte tra il 10 e l’11 settembre scorso è andato in scena il secondo dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump, il primo per la candidata del Partito Democratico che ha preso il posto di Joe Biden nella corsa alle elezioni presidenziali del prossimo 5 novembre. Se nel precedente faccia a faccia Trump aveva ottenuto il successo su Biden, decretando di fatto la fine della corsa elettorale per l’attuale Presidente, nell’ultimo scontro televisivo i numeri ci hanno detto che la Harris ha vinto il confronto.
Per alcuni è stato un knock out, per altri una vittoria ai punti, di certo il debate in TV non segna un passaggio decisivo in vista della corsa alla Casa Bianca, ma più che altro costituisce un punto di svolta per i democratici che hanno fatto la scelta giusta nel convincere il vecchio Joe a cedere il testimone a Kamala, che dopo un inizio nervoso è riuscita a dare filo da torcere al tycoon, che ha dovuto ripiegare su affermazioni strambe e paradossali, come quella degli immigrati di Haiti che mangerebbero animali domestici, gatti e cani per la precisione, o sull’iperbole secondo la quale i democratici siano favorevoli ad un aborto incondizionato.
Trump ha provato a mettere in difficoltà la Harris ma quest’ultima è riuscita sempre ad eludere la sfrontatezza del 45° presidente degli Stati Uniti, soprattutto in un passaggio che è forse il più emblematico, quello sull’Afghanistan, affermando che era stato proprio Trump a concludere un accordo con i Talebani a Camp David.
Le guerre in corso sono il fulcro su cui si gioca la futura politica internazionale degli Stati Uniti e i due candidati hanno mostrato di avere posizioni ondivaghe e superficiali. Ci sarà da capire come Trump da presidente potrebbe mettere a un tavolo Putin e Zelenski o al contrario come il primo presidente donna degli Stati Uniti proseguirebbe il supporto a un Paese che è diventato sempre più famelico di aiuti e più sfrontato nelle richieste. Trump è convinto che se fosse stato presidente non sarebbe sorto il conflitto tra Israele e Hamas, la Harris invece ha dichiarato che darà sempre a Israele la capacità di difendersi ma che la soluzione dei due popoli due stati sarebbe la più congeniale.
La Cina non è rimasta al di fuori del dibattito, un Paese che minaccia sempre più la leadership americana. Se per Trump la candidata democratica è ”una marxista che ha distrutto il paese con politiche che sono folli”, la Harris ha affermato che il predecessore di Biden ha addirittura contribuito a potenziare non solo l’economia del Dragone, ma anche il suo esercito. Gli americani sanno che il futuro dell’egemonia a stelle strisce passa tra due fuochi: la sfida per la leadership economica globale e per la supremazia geopolitica che ha un nodulo pericoloso nella questione di Taiwan. Lo sanno entrambi.
Sull’aborto la Harris ha tirato fuori le unghie, un tema sorprendentemente emergente negli Stati Uniti.”Il popolo americano ha votato per la libertà riproduttiva” questo ha detto la Harris mettendo in crisi Trump, che ha dichiarato che i democratici sono pronti a consentire l’aborto anche per le donne al nono mese.
Sul piano economico Trump ha detto che ha intenzione di alzare i dazi, la Harris di sostenere la classe media. La sensazione è che qualcosa nell’economia americana si sia inceppato e che stia soffrendo proprio la classe media. La stessa Harris nel suo discorso di investitura aveva ricordato che l’economia stesse faticando a causa anche dell’alto numero di disoccupati, mai così dalla Grande Depressione. Harris è convinta che la grandezza del suo Paese risieda proprio nella classe media ed è a questa che bisogna guardare, anche con un sostanziale taglio delle tasse.
Non dovrebbe esserci un altro confronto in TV tra i due candidati. Lo stesso Trump ha affermato che non sarebbe disponibile ad un altro faccia a faccia.
Oltre al dibattito, per farsi un’idea sui due candidati che si affronteranno nella tornata elettorale del prossimo novembre, può essere interessante consultare i siti ufficiali dei due sfidanti. Quello di Kamala Harris amplifica la sua predilezione verso il prossimo, il suo profondo senso dell’altruismo, coinciso con la sua lotta nei confronti del popolo americano, quello che ha sempre difeso in ogni singola persona assistita quando era procuratrice federale. Il suo motto “A new way forward” vuole segnare una rottura con il passato recente degli Stati Uniti, non solo con l’amministrazione Trump ma anche con l’ultima di Biden, perchè Kamala è decisa ad essere il novum rispetto al passato.
“Great America great again” è invece lo slogan che contraddistingue l’impegno politico di Donald Trump. L’Agenda 47 delinea in venti punti il programma repubblicano dedicato alle donne e agli uomini dimenticati del Paese e lo fa con parole taglienti e non mancando di attaccare l’avversario.
Qualche settimana fa veniva pubblicato un articolo su questo Magazine relativo a Taylor Swift che in questi giorni è stata pluripremiata agli MTV Awards. Si parlava della sua capacità di spostare con le sue canzoni, con le sue parole e con i suoi atteggiamenti il parere della gente, soprattutto dei giovani. Riprendendo l’infelice affermazione di Trump ha voluto ribadire con un post su Instagram il suo endorsement a Kamala Harris, esibendo un bel gattone e confermando che il suo presunto appoggio social a Donald Trump era frutto dell’intelligenza artificiale.
Gli analisti dicono che la presa di posizione di Swift in favore dei democratici non influirà più di tanto sul voto, ma intanto è la voce di quelle donne e non solo che vogliono vedere rispettati i propri diritti. Lei alla fine entra sempre in qualsiasi situazione, in fondo ha quel potere di chiamarsi Taylor Swift, la donna che muove i PIL dei paesi e i like dei social. Trump non sembra essere impressionato dalle parole della cantante americana che aveva già battezzato come democratica da tempo. Più che del gattone di Taylor, il tycoon deve preoccuparsi della sfida con la sua avversaria che ha cambiato l’esito di un voto che forse pendeva dalla sua parte e che adesso si è fatto più indeciso che mai.