Premiata lo scorso 16 marzo dall’Associazione Madonna dei Miracoli, nella Sala Capitolare Basilica Santa Maria dei Miracoli, l’andriese Loreta Colasuonno, vice Questore del Commissariato di PS di Cerignola, ci racconta come è stato ottenere il riconoscimento della XVI Edizione del concorso “Donna dell’anno”, strizzando l’occhio a temi di stringente attualità:

Ciao Loreta. Che responsabilità comporta ricevere il premio “Donna dell’anno”?

La responsabilità maggiore è continuare ad esercitare la mia missione senza venir meno agli aspetti che l’hanno caratterizzata e che hanno portato alla scelta di assegnare a me il premio.

Da vice Questore di Cerignola, carica che ricopri dal 2013, quali e quanti passi avanti hai riscontrato nel rispetto della Giustizia da parte delle Istituzioni locali pugliesi?

Sicuramente in generale vi sono stati progressi, ma come sempre esistono eccezioni che però non devono fare demordere chi rispetta la Legge.

Il dl Sicurezza, foraggiato dal governo salviniano, revoca, fra le altre cose, il permesso di soggiorno per motivi umanitari (articolo 1), privando gli immigrati di un regolare accesso al lavoro, di assistenza sociale e del servizio sanitario nazionale. Come si colloca la Polizia dello Stato rispetto alla posizione contraria assunta da molti Sindaci italiani?

Compito della Polizia di Stato, così come previsto dall’art.1 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, è, tra gli altri, quello di curare l’osservanza delle Leggi e dei Regolamenti generali e speciali dello Stato. La condivisione o meno degli stessi rimane esclusivamente un fatto personale.

Contestatissima è stata anche l’introduzione del teaser che, da qualche mese, persino un agente di quartiere può brandire. Scottati dall’affaire Stefano Cucchi, spiegherebbe ai lettori di Odysseo qual è il sottile confine che separa la certezza della pena dai diritti inviolabili dei detenuti, in quanto esseri umani?

Il confine che separa la certezza della pena dai diritti inviolabili dei detenuti non è poi così sottile come sembra, se si pensa che da più parti vi è sempre maggiore richiesta di certezza della pena e meno esigenza di tutelare i diritti inviolabili dei detenuti, fino a quando detenuti non diventano coloro che chiedono maggiore certezza della pena. Con questo intendo dire che è inutile gridare allo scandalo quando si viene a conoscenza della condizione delle carceri. Lo scandalo è non fare niente. Spesso chiudere la persona in carcere non è la soluzione del problema, ma il problema da risolvere. Si tratta di dare speranza ai detenuti; se gliela togliamo, il nostro sistema carcerario tornerà ad essere solo il luogo della disperazione e della violenza. Quando una persona è tratta in arresto, da quel momento è nelle mani dello Stato, dovrebbe essere protetta dallo Stato, invece la situazione delle carceri italiane è una realtà che ci umilia in Europa e vi è un abisso tra la situazione dei detenuti e quanto sancito dalla nostra Costituzione in tema di diritti inviolabili.

Purtroppo casi di femminicidio sono all’ordine del giorno. Come si possono individuare le prime avvisaglie che devono spingere le donne a denunciare abusi?

Molte donne pensano che le prime avvisaglie di abusi siano costituite esclusivamente da forme di violenza fisica e, spesso, proprio perché innamorate, tendono a giustificare e minimizzare gli episodi in cui emerge l’aggressività del partner. Innanzitutto devo dire che un uomo violento non è detto che lo sia in ogni contesto. Al contrario, eccessiva remissività e galanteria possono costituire il lato persuasivo di una personalità oscura. Lui come si comporta con gli altri? Attenzione, spesso tendiamo a trascurare i piccoli dettagli nel pensiero che con noi lui sia diverso, ma un uomo che inveisce per un nulla o che offende gratuitamente le persone che lo circondano per quale motivo dovrebbe comportarsi in modo differente con chi condivide la sua intimità? Inoltre, altro segnale è quando per ogni minimo contrattempo, ritardo o problema lui si arrabbia. Nella maggior parte dei casi è la sua donna la principale accusata; c’è sempre qualcosa che sbaglia o per una parola di troppo o per un gesto sbagliato. A volte basta una risata o un sorriso spontaneo per scatenare la sua ira. La verità è che non è colpa della donna, ma a un uomo violento serve un parafulmine in grado di raccogliere il carico senza limite di rabbia che ogni giorno porta con sé e che rischia di farlo esplodere in ogni istante.
Quando sono presenti episodi di aggressività continui, siamo in presenza di un’incapacità nella gestione della propria rabbia. Lui continua a dare alla sua donna le colpe? Gonne corte, atteggiamenti maliziosi con gli altri, colori accesi: le accuse possono arrivare a toccare la banalità di comportamenti comuni. Eccesso di seduzione e gelosia costituiscono una delle dinamiche più frequenti ed in grado di portare la donna in un circolo vizioso fatto di sensi di colpa e giustificazioni continue
Il suo volto si accende di rabbia, grida in modo inconsulto, scaglia oggetti o, al contrario si chiude nel mutismo e non parla per giorni. I lividi non sono l’unico segno di violenza: le parole possono essere un’arma altrettanto terribile. La violenza psicologica ha effetti devastanti perché mina l’autostima della donna, schiaccia il suo diritto di essere considerata in quanto donna e persona, logora la fiducia nel mondo e aumenta le sue paure.
Quando la donna si sente sporca, sbagliata, colpevole, l’uomo ha raggiunto il suo scopo che è quello di isolarla. L’isolamento è un messaggio importante, spesso presente nelle relazioni violente: una persona che, progressivamente, ti allontana dalla rete di fiducia rappresentata dalla famiglia e dalle persone che ami, mira alla tua solitudine. Una persona sola, con l’autostima a pezzi, vittima dell’ansia, schiacciata dal senso di colpa è più facile da manipolare. Ed è allora che la donna deve varcare la porta di casa, deve fare la telefonata che rimanda da tanto, all’amica o alla madre con cui hai rotto i rapporti, deve chiedere loro di non giudicarla, ma di starle vicino. In quel momento, la donna non deve perdere tempo a raccogliere oggetti, deve soltanto andare in un posto sicuro, per poi denunciare.

Quanto è complicato per una donna, in una società assiologicamente sessista, impartire ordini e occupare posizioni di “potere”?

Non è affatto complicato. Non ho incontrato difficoltà vera e propria, ma solo  una diffidenza iniziale in ciascun luogo in cui sono giunta in qualità di dirigente.

Il dl Sicurezza non rischia di restringere il campo dell’interpretazione a cui qualsiasi magistrato deve attenersi prima di emettere una sentenza?

Assolutamente no perché, comunque, dovrà essere sempre accertata ed applicata da un giudice. Sarà un giudice a valutare i pericoli derivanti da un’aggressione o se un aggressore si è arreso o meno o se c’è stata o meno una intrusione violenta e, soprattutto, sarà sempre un giudice a stabilire se la situazione era tale da aver creato un grave turbamento. Perciò, in realtà non cambia quasi niente: se il giudice ritiene che chi ha sparato, credendo di difendersi legittimamente, abbia sparato a casaccio, finirà ugualmente denunciato.

Cosa augura ai giovani di oggi, uomini del domani?

Ai giovani di oggi auguro di mettere passione in quello che sceglieranno di fare, perché chi fa qualsiasi cosa con passione sicuramente la farà meglio di qualunque altro.   


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.