«Ciascuno di noi è completamente isolato in sé stesso, anche se tra noi il legame è strettissimo. La vita intera non è altro che un tentativo ininterrotto di ritrovarci»
(Thomas Bernhard)
È molto strano, le hanno parlato della forza degli eventi e del loro essere inspiegabilmente legati gli uni agli altri, anche nel corso di lunghissimi anni, durante i quali il disegno non si vede.
Anno domini 2004, sua madre scopre di essere ammalata, qualcuno le chiede di cosa e lei risponde: Non farmelo dire. È figlia e nipote unica, ha un padre solo ed esclusivamente sulla carta, poco più di vent’anni, nessun tempo per capire, giusto quello per agire. Lo fa. Senza sapere come, ogni giorno, sempre e senza mai tralasciare nessun dettaglio. La forza fisica non viene mai meno, la capacità di imparare a muoversi in modo funzionale diventa sempre più fluida ed evidente, il problem solving immediato diventa pane quotidiano, Viviana verrà proclamata “santa” perché la prende per il culo costantemente, la fa ridere e, nel frattempo, si occupa delle cose quotidiane: la sostituisce in ufficio, le porta il lavoro in clinica, prepara da mangiare per sua mamma e per lei, passa da casa e fa le pulizie. In più entra ed esce insieme a lei anche dai tubi del gas dell’ospedale, se è necessario, quando è vietato farlo nei modi regolari: la mamma ha mal di testa, non arriva il paracetamolo, è notte… loro lo comprano e si infiltrano. Non ci prenderanno mai… si dicono, e la mamma, intanto, le guarda dal suo letto numerato, può muoversi poco, si dà manate sulla fronte e ridendo dice loro che sono totalmente pazze. Però il paracetamolo lo apprezza.
Nel mentre lei fa amicizia con tanti nuovi termini medici, li impara, li capisce, li vede addirittura agire come avessero vita propria e passa moltissimo tempo fuori ad un posto che di nome fa Medicina e di cognome Nucleare.
Lì no, non la fanno entrare: non lo farebbero in ogni caso, ma vista la giovanissima età, niente… quando è indispensabile perché lei è assolutamente l’unico interlocutore possibile, la coprono con cose molto simili ad armature, per proteggerla dalle radiazioni che se la spassano lì dentro.
Questo solo uno sfondo… passati anni in questo modo, tutto regolare, anche così si diventa grandi: per esempio iniziando a pagare l’IMU.
Anno domini 2016: è addirittura lei la mamma adesso, come Viviana. E desidera un cane… anche qui, una serie di eventi mai meglio spiegati, che appaiono solo figli del Caso, la portano dal suo peloso di fiducia e necessariamente dalle persone che glielo cedono e concedono. Con quelle persone, che sono due, si crea una specie di legame autonomo, che in qualche modo si nutre senza essere necessariamente nutrito; almeno non come canonicamente si intendono queste cose. Negli ultimi sei anni si sono visti pochissimo, ma questo non ha mai significato granché rispetto a quel legame: lei ha sempre provato un affetto molto profondo per quelle persone ed il suo cane ha fatto lo stesso. Lui è la sua ombra, ma, quando vede quelle persone, letteralmente impazzisce e finisce in brodo. Il suo cane vuol loro decisamente molto bene e, nel suo mondo, questa è la massima garanzia di eccellenza.
Anno domini 2022: la nostra amica è con un altro cane, che è fratello biologico del suo. Fratello vero, non per dire. Ed è anche con un terzo cane, padre dei primi due. Anche qui, padre vero, non per dire. Ha sentito al telefono un figlio unico come lo è lei, che è uno dei loro umani di fiducia (padrone, diciamo noi bipedi, ma il termine a me non piace). Nel corso della telefonata ha fatto una domanda a quel figlio unico, che le ha risposto: Non farmelo dire. Non poteva pescare parole più casuali, giustamente.
Sì, è anche con lui, oltreché con suoi cani e lo guarda essere perfettamente funzionale rispetto a quanto ha da fare: il fatto è che sa perfettamente cosa lui stia facendo e come lo stia facendo. Quindi le viene naturale fare come Viviana: loro due stanno ridendo, va bene così, ed in un certo tempo di stasi accade che lei sia una panchina, il cane del figlio unico seduto sui suoi piedi e ancora casualmente, mentre il suo padrone è in tutt’altro posto, direi reparto ospedaliero, con la sua di mamma, lei alza lo sguardo e sempre per le coincidenze che non esistono legge un cartello.
Nome: Medicina.
Cognome: Nucleare.
Come a dire: punto e a capo… non sei tu, ma in definitiva è come se lo fossi ed è qui che dovevi arrivare a stare. In questo legame non c’è mai stato niente di davvero casuale. C’è sempre stato un motivo, forse è questo, forse no, ma di certo ora puoi iniziare a fartene una ragione.
È proprio vero: siamo tutti esseri umani legati inscindibilmente gli uni agli altri e per ragioni che non possiamo capire.
Di fatto è assolutamente necessario che ci prendiamo cura gli uni degli altri, come possiamo ed al massimo del nostro possibile. Perché sì, c’è sempre una ragione se qualcuno o qualcosa capita nelle nostre esistenze: e le esistenze cambiano, dalla sera alla mattina, senza poterlo prevedere e non necessariamente in modo da facilitare le cose.
Andrà tutto bene, in un modo che lei non sa, ma con un colore molto, molto diverso da quello degli arcobaleni che spesso diventano troppo ed inutilmente scialbi… piuttosto con il sapore di tutto quanto sa di avere da imparare da certe persone: “Non ho più espressioni per la sofferenza in dieci giorni, ma di fatto esiste un momento in cui l’unica scelta che hai è trovare forza per fare: e forte diventi. Forte sei. Grazie perché ci sei, ti sei seduta qui accanto e finalmente mi sono rilassato. Posso sbadigliare. Dunque sbadiglio.”
Niente, sono delicatissimi schiaffi morali.