“Insegnaci a contare i nostri giorni,

e giungeremo alla sapienza del cuore”

(Sal 90,12).

Fa male, fa molto male sapere che tanta gente abbia un cuore chiuso come una porta a doppia mandata. Dentro quel cuore la gente vive la lotta tra il bene e il male. Dentro quel cuore la gente esercita i propri sentimenti. Dentro quel cuore la gente conserva la libertà di essere. Dentro quel cuore la gente bolle di vita. Eppure la gente continua a zittirlo, senza conoscerne le sue possibilità. Se la gente cominciasse a vivere con il cuore scruterebbe la profondità, l’altezza, la larghezza di sé stessi e degli altri e sarebbe capace di spostare le montagne. Se la gente trovasse la forza di lasciar parlare il proprio cuore, incendierebbe il mondo di tenerezza.

Il cuore è sentirsi a casa, in uno spazio personale, pronto a raccontare il proprio vissuto, tra volti sconosciuti, senza temere giudizi. Il cuore è abitare il proprio corpo con consapevolezza e vulnerabilità. Il cuore è la dimora dello spirito umano, dove si annida il mistero del sacro. Il cuore è la nostra unica residenza. Il cuore è il nostro unico confine. Il cuore è la luce che trasfigura la realtà che ci circonda. Il cuore è il luogo della redenzione umana. Per questo possiamo dire che il cuore è la nostra verità.

È proprio per questo che, oggigiorno, parlare di cuore fa tremendamente paura, poiché se l’uomo si affidasse al proprio cuore abbandonerebbe la banalità ed il decadimento, per abbracciare la bellezza è l’autenticità. Un’esistenza senza cuore è così anonima che poi diventa deviazione, smarrimento, confusione. Si chiarisce così ulteriormente il ruolo, che oggi il cuore gioca in una cultura desueta e mortale.

Il cuore ci suggerisce percorsi interiori e alternativi, stabilendo un progredire del processo vitale e spirituale sia personale, che civile. Il cuore ha la forza di spogliare il male del mondo e metterne a nudo il potere di chi lo detiene. Se la gente venisse educata ad usare il cuore sarebbe la vittoria della vita sulla morte, della libertà sulla schiavitù, del progresso sulla povertà, della giustizia sul sopruso.

Quel che crea il cuore è indicibile ed è in questa complessità che si fa l’esperienza della vita piena e beata. Il cuore sfugge all’assedio egoistico e narcisista del mondo per lo slancio altruista e trascendentale, che conserva in sé. Il cuore rivela anticipatamente l’eternità nel passare del tempo presente, qui ed ora. Il cuore ci dispiega un nuovo significato del vivere. Questa è la ragione per cui il cuore non si adatta al brutto, al cattivo, alla menzogna. Il cuore batterà sempre dalla parte dell’amore.

L’umanità, la comunità degli uomini e delle donne, da tutto questo avverte un bisogno, un forte desiderio di risurrezione, nella chiesa, nella politica, nel nostro intimo. E non si risorge dall’economia, non da decreti o leggi di parte, dai numeri o dalle proiezioni, dalle ideologie. Si risorge solo ri-partendo dal cuore, si ricomincia dalla passione vera per il buono e il bello, dalla passione per il bene comune, dalla passione per il fratello e la sorella che ha fame o paura, che scappa o chiede rifugio.

“Con ogni cura vigila sul cuore perché da esso sgorga la vita”, (Bibbia, libro dei Proverbi 4,23), il cuore è il grembo della vita. È da lì che si nasce e si rinasce, è il luogo dell’identità. Gandhi era convinto che un uomo vale quanto vale il suo cuore.

Il sonno del cuore genera persone imbruttite e stracolme di odio, genera i grandi mostri della vita e della storia, basti far memoria del secolo scorso. Il sonno del cuore genera il dio: mammona, finanza, mercato, rancore, astio, odio, arrogante, presuntuoso, sclerocardico …

Il grande rivoluzionario e condottiero della storia Gesù Cristo, è il Dio, non dal grande potere, ma dal grande cuore.