Indicazioni per una sana società multietnica ancora da costruire
Fenomeno migratorio, integrazione e promozione umana dovrebbero essere i fondamenti su cui costruire oggi una nuova visione di pensiero comunitario. Sarebbero essenziali per una ri-organizzazione politico-sociale e per una società multiculturale. Questa deve saper intermediare per comprendere, approfondire e conciliare con costumi, tradizioni, lingue e religioni differenti, nonché stabilire relazioni di ‘dialogo e conoscenza’ reciproca.
Scavalcando un certo pensiero politico retrivo e frustato, la cultura rimane lo strumento di eccellenza per l’emancipazione che può favorire e aiutare ‘l’accoglienza dell’altro, l’accettazione dell’altro, il confronto con l’altro’.
Negli ultimi anni come nell’ ultimo periodo, si sono verificati episodi di razzismo e xenofobia, vedi ‘Gorino-Palombaio’, che hanno occupato le cronache dei mezzi di informazione di massa. Vi è al momento un’angosciante escalation di tali fenomeni, spesso commentata da intellettuali e strumentalizzata da politici di ogni colore.
Oggi la relazione fra immigrazione-mass media sta contribuendo ad innescare processi di discriminazione nei confronti dello straniero. L’accento è sempre posto al negativo, dimenticando l’apporto positivo che il fenomeno migratorio produce, in termini culturali, economici e demografici.
Ugo di San Vittore, cardinale francese, tra i principali teorici della ‘scolastica’, venerato come beato dalla Chiesa cattolica, scrive: “L’Uomo che trova dolce la sua Patria non è che un tenero principiante. Colui per il quale ogni terra è come la propria è un uomo forte. Ma solo è perfetto Colui per il quale il mondo non è che un Paese straniero”.
Perciò se si vuole contribuire alla realizzazione emancipata di una società globalizzata e multiculturale stiamo sbagliando tiro. La comunità, in primis quella autoctona – per intenderci Andria e gli andriesi, l’Italia e gli Italiani – devono essere sensibilizzati da interventi culturali educativi volti all’accoglienza del diverso, al rispetto dello straniero, all’integrazione culturale dell’altro, per una completa realizzazione spirituale, civile e democratica.
È necessaria e doverosa questa presa di consapevolezza da parte delle agenzie educative sociali istituzionali, se vogliamo gestire sapientemente e responsabilmente i processi di trasformazione storica e culturale del nostro Paese. Siamo invece spesso ancora spettatori inattivi, fermi su ideologie stantie e dicotomiche, noi-loro, destra-sinistra, fuori-dentro…
Interventi costruttivi-educativi-virtuosi e non distruttivi-maleducativi-grossolani, possono certamente facilitare il cittadino a diventare attore attivo per un processo sociale e politico emancipato, per una comunità-società improntata al valore e al riconoscimento delle differenze, multietnica e multiculturale.
Oggi, come sempre, la storia ci chiede uno sforzo per attuare una trasformazione, un cambiamento, che ci viene chiesto da fuori, dall’esterno, dallo sconosciuto. È una perturbazione che si impone, ci travolge e non ci lascerà uguali.