Nella città di Andria, da anni, si aggira un cane randagio a cui tutti vogliono bene. È un cane di razza, tuttavia un tipo solitario.

Non vive in branco, appare solo quando ne ha voglia, si prende la compagnia di chi gliela concede, fin quando gli sta bene, poi va via. È un cane che si presenta anziano, ma non acciaccato, dall’aspetto vissuto e saggio.

È un cane di cui subito si percepisce l’autorevolezza, per questo è rispettato indistintamente dai suoi simili e dalla gran parte dei cittadini andriesi. Per capire un po’ di più della sua enigmatica figura lo abbiamo intervistato. Avvertiamo il lettore che gli anni passati a vivere per strada hanno reso il suo linguaggio colorito anche se non proprio volgare. Se dunque non volete leggere parolacce, cambiate articolo.

Ciao Bongo, prima di cominciare: come ti devo chiamare? C’è gente che ti chiama Tom Waits, altri Beppe Vessicchio, altri ancora Spumone, a te va bene che ti si chiami Bongo?

Mah, oddio, non è che proprio sia il nome dei miei sogni. A me in effetti gli altri cani mi sfottono che assomiglio al maestro Beppe Vessicchio, quindi ormai l’ho accettato in qualche modo. Tom Waits pure non è male, anche perché a me lui, il cantante, piace molto. Però gli andriesi non se lo ricorderanno mai un nome in inglese. Va a finire che mi chiamerebbero “Tomuei”, e svilito così meglio di no. Va bene Beppe. Bongo me lo avevano dato da piccolo i ragazzi che stavano alla Villa comunale. Si erano divertiti a dare a noi cani tutti nomi legati alle loro attività quotidiane, quindi canne e bonghi. Una mia amica ad esempio la chiamarono Rizla, come la marca delle cartine. Andò meglio a lei.

Tu sei sempre in giro da solo: è stata una tua scelta non volere il padrone o ti hanno abbandonato?

No, no: è stata una mia scelta. È uno di quei casi in cui è stato il cane ad abbandonare il padrone. Fra i cani è un atto abbastanza deplorevole questo, soprattutto se i proprietari non ti trattano male. Ci sono delle campagne informative fra di noi contro l’abbandono dei padroni, tuttavia io a un certo punto non ce l’ho fatta più. Non ti nascondo che è stato difficile anche per me farglielo capire perché non era uno stronzo, mi voleva molto bene.

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Dunque mi pare di capire che hai preferito la tua libertà a una vita agiata ma da scimmietta ammaestrata?

Noooo… [ulula] madononna ancora con ‘sta retorica della vita randagia, povera, ma libera e felice. Non si può sentire più. So che non ci crederai, ma, paradossalmente, l’ho fatto per onestà e comodità personale. Non credere che sia facile la vita con un padrone. Spesso ti senti proprio un coglione. Partiamo dal fatto che ogni volta che torna a casa devi stare a fargli le feste, come se fosse una cosa speciale che uno torna a casa da lavoro. Per pisciare ogni volta devi aspettare che hanno tempo loro, che a volte ti scoppia la vescica e non puoi fare niente comunque. I giri per fare la pipì, d’estate ti va anche bene, ma in inverno sono sempre più corti. Ho capito che è notte e fa freddo, però loro devono anche capire che io sono stato tutto il giorno in casa ad aspettare quel momento e non puoi farmelo durare 5 minuti. Poi esci, vai al parco, e iniziano a tirarti ‘sto cazzo di bastone, che se non glielo vai a riprendere sembra che lo stronzo sei tu. Le prime volte va bene, è anche divertente, però dopo un po’ che palle. Dico io hai capito che lo so fare, che so come funziona, basta. Inventati qualcos’altro. Poi devi stare a sentire certe stronzate tipo “il miglior amico dell’uomo”, “i cani sono meglio degli esseri umani”, ma dai… come se non ci fossero cani con caratteri di merda. Ecco che alla fine sono scappato di casa, non mi sono fatto più trovare. Non dico che essere randagi è meglio, che sia una pacchia, però io sto bene, ho trovato la mia dimensione.

E come vivi adesso?

Adesso bazzico qui nel centro storico di Andria. Prima, come ti ho accennato, vivevo in Villa, in branco. Poi una serie di fattori. Crescendo avevo bisogno dei miei spazi, i miei compagni cani mi stavano troppo addosso. In Villa poi era troppo umido, e infine, diciamocelo, ora il movimento è tutto qui nel centro storico. A me piace molto restarmene in disparte e guardare i ragazzi divertirsi, oppure ascoltare le loro urla di gioia in lontananza. Inoltre nel centro storico ci sono delle signore gentilissime, una in particolare, che mi dà da mangiare. Erano gentili anche le signore della zona Villa, ma qui nel centro storico cucinano meglio. L’unico problema è che a volte soffro un po’ il freddo. La signora nelle notti più rigide mi fa stare nell’androne di casa sua. E poi mi sono fatto crescere il pelo, sai, siamo cani, in qualche modo sopravviviamo. Resta comunque sempre meglio soffrire un po’ il freddo che andarsene in giro con i giubbottini come certi cani coi padroni. Ma stiamo scherzando? Ogni volta che mi passano davanti li insulto. Magari hanno anche la fantasia tirolese. Imbarazzanti.

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Ma quindi qual è il tuo segreto? È innegabile che tu ne abbia uno. Prendi me ad esempio. A me degli animali non mi frega molto, non ne ho mai avuti. Li rispetto, ma non ne faccio una malattia. Eppure a te, non so perché, ti voglio bene.

Guarda, ti dico la verità, larga parte la fa l’orecchio afflosciato. Mi dà, un’aria subito tenera e simpatica. Mi sono accorto della differenza perché non l’ho sempre avuto. Me lo sono fatto una sera, ma non ricordo come perché ero ubriaco. C’è stato un periodo che bevevo parecchio. Poi certe dinamiche per fortuna le ho capite: sono un tipo discreto, non abbaio quasi mai, non faccio cazzate tipo mettersi a inseguire le biciclette o la gente che corre. E poi, di fondo, ho maturato una consapevolezza tragica e rassegnata della vita. Non lo dico per fare il figo, è davvero così. Diceva Cioran “che in un pianeta incancrenito ci si dovrebbe astenere dal fare progetti, ma se ne fanno sempre perché l’ottimismo, come è noto, è una mania degli agonizzanti”. Il mio ex padrone aveva letto una volta questa frase alla sua compagna, da allora mi ha aperto gli occhi.

Posso farti un’ultima domanda? Però è molto personale. Gira voce che tu sia un gran dongiovanni, che ci siano diverse cagne a cui hai spezzato il cuore, nonché tanti cuccioli in giro con il pizzetto biondo come il tuo: è vera questa voce?

Per prima cosa ho una confessione da farti: il pizzetto biondo non è naturale, ho fatto i colpi di sole. Le zampe sono bionde naturali, ma il pizzetto no. Mi piaceva l’effetto pendant. Voi abbinate scarpe e cintura, io zampe e pizzetto. Questo allora già risponde in parte alla tua domanda, non tutti i cuccioli con quei colori sono miei figli. È vero però che nella mia vita, da quel punto di vista, non mi sono risparmiato. Inoltre, fammelo dire come mi viene: questo del sesso è stato forse il motivo principe per cui ho deciso di vivere senza padrone. Non ne potevo più di stare senza sesso. Ogni volta che ci provavo con una, c’era questo qui che s’incazzava, che mi tirava col guinzaglio… oh! Ma che sono modi?! Che poi s’inizia così e va a finire che ti castrano. Ma col cazzo che mi facevo castrare! Scusate il gioco di parole. Oggi invece posso dire a testa alta che non sono castrato, ho fatto tutto quello che volevo, e ho passato gran parte degli anni della mia vita senza guinzaglio al collo. Ora dimmi tu: quanti uomini possono dire di aver fatto la stessa cosa? È questo che intendo io per vita da cani.


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