«Leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà»
(Italo Calvino)
Caro lettore, adorata lettrice,
scrivo un caffè per fatto personale: anzi due.
Ci sono infatti una ragione prossima e una remota e profonda che innervano i chicchi di queste righe.
La ragione prossima: anche quest’anno ho avuto l’onore di partecipare alla Festa del Libro di Sant’Andrea di Conza, su espresso invito del sindaco Pompeo D’Angola, che ringrazio di cuore, e grazie ai buoni uffici degli organizzatori Giulio D’Andrea e Paola Liloia, che hanno voluto fungessi da moderatore dello Speed book date. In realtà, sento davvero di dover ringraziare non solo loro, ma, ad uno ad uno, tutti gli abitanti di Sant’Andrea di Conza, questo piccolo, meraviglioso borgo dell’Irpinia che da ben dodici edizioni ripete il miracolo di mutarsi in gran pavese letterario, con libri in luogo di bandiere, appesi per i suoi vicoli e tra le finestre, quasi a voler trasmettere visivamente e a primo impatto il senso e significato di una Festa del Libro.
Senza stare a ripetere tutti i nomi del ricco programma degli autori intervenuti, basterà pensare che in un solo pomeriggio e in serrata sequenza è stato possibile ascoltare gratuitamente ospiti del calibro del magistrato Nicola Gratteri, di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, e dell’on. Walter Veltroni. Ci sono grandi città in Italia che non sono state fin qui capaci di invitare nemmeno uno solo di questi nomi…
Mi sono mentalmente appuntato anche alcune delle loro parole. Come quando Gratteri ha sottolineato la necessità di parlare ai giovani, piuttosto che agli adulti, perché i giovani sono ancora disponibili al cambiamento. O come quando Impastato, parafrasando Falcone, ha ribadito che la mafia può essere sconfitta in poco tempo. O infine come quando Veltroni ci ha invitato a continuare a credere nel giornalismo per essere “avvertiti e consapevoli”, ancorati “alla ricerca della verità, al dubbio”, perché “le dittature hanno paura della nostra libertà, del dubbio, del nostro non fermarci alla superficie”.
Caro lettore, adorata lettrice,
mi rendo conto che ti stavo narrando della “ragione prossima” per cui ho scelto di scriverti questo caffè, ma in realtà sono già passato alla “ragione remota e profonda” per cui è nato: ed è quella che mi fa credere ancora nel valore della cultura, nella necessità di attivare cuore e menti, nella potenza creatrice della parola. Una parola che di cui abbiamo estremo bisogno. Una Parola d’Uomo.
La stessa che ho visto vibrare negli occhi della gente, nell’ascolto pulsante di tutti i presenti, nei continui applausi a scena aperta, nella sete di cittadinanza attiva, quella di un paese di 1500 abitanti che si anima di migliaia di lettori, sì di lettori, e che si candida a diventare Capitale della cultura 2027: in Irpinia, IncontroTempo. Appunto. Nessuno slogan avrebbe potuto essere più azzeccato.
E scusate se è poco!
Peppino Impastato: «Gli uomini guardano il cielo e si stupiscono, guardano la terra e si muovono a pietà, ma, stranamente, non si accorgono di loro stessi».
Jules Renard: «Quando penso a tutti i libri che mi restano ancora da leggere, ho la certezza di essere ancora felice».
Michel Foucault: «Per sognare non bisogna chiudere gli occhi, bisogna leggere».