Un convegno, ad Andria, il 31 gennaio 2019, con inizio alle 19:30, presso l?Officina San Domenico

La Casa di Accoglienza “S. Maria Goretti” e l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria, con la collaborazione della Consulta Diocesana Aggregazioni Laicali Ecclesiali, il 31 gennaio di ogni anno, organizzano un convegno di approfondimento su temi attuali e di carattere sociale.

Negli anni scorsi sono intervenuti Salvatore Borsellino e Saverio Masi, Card. Montenegro, Mons. Mogavero, d. Luigi Ciotti e P. Alex Zanotelli.

Nel corrente anno, siamo stati richiamati dal tema affrontato dalla Prof.ssa Cinzia Sciuto nel libro “Non c’è fede che tenga”. Il clima sociale e politico, che in Italia e in Europa stiamo vivendo, non è dei migliori: si assiste a una deriva culturale e valoriale. È necessaria una mobilitazione delle coscienze per il rispetto dell’altro e delle sue diversità.

Papa Benedetto XVI, inaugurando il “Cortile di San Gregorio l’illuminatore”, sull’argomento della laicità disse parole di profonda apertura: «Le religioni — affermò — non possono aver paura di una laicità giusta, di una laicità aperta che permette a ciascuno di vivere ciò che crede, secondo la propria coscienza. Se si tratta di costruire un mondo di libertà, di uguaglianza e di fraternità, credenti e non credenti devono sentirsi liberi di essere tali, eguali nei loro diritti a vivere la propria vita personale e comunitaria restando fedeli alla proprie convinzioni, e devono essere fratelli tra loro».

«La laicità, infatti, indica in primo luogo l’atteggiamento di chi rispetta le verità che scaturiscono dalla conoscenza naturale sull’uomo che vive in società, anche se tali verità siano nello stesso tempo insegnate da una religione specifica, poiché la verità è una”. Cercare sinceramente la verità, promuovere e difendere con mezzi leciti le verità morali riguardanti la vita sociale — la giustizia, la libertà, il rispetto della vita e degli altri diritti della persona — è diritto e dovere di tutti i membri di una comunità sociale e politica». (Compendio dottrina sociale della chiesa, n. 571).

Secondo Cinzia Sciuto, la strada da percorrere per una società capace di tenere insieme disomogeneità culturale e diritti delle persone è quella di una visione etica e politica radicalmente laica. Ma che cosa significa essere laici? La laicità è l’insieme delle condizioni che permettono alle diverse espressioni religiose, e più in generale alle diverse visioni del mondo, di coesistere in una società pluralistica. Condizioni che garantiscono la libertà di religione, ma allo stesso tempo stabiliscono princìpi ai quali non si può derogare in nome di nessun Dio. La laicità dunque non è il polo di una simmetria, ma la condizione prepolitica della convivenza civile in una società disomogenea.

Nel reclamare riconoscimento e rispetto delle identità delle diverse componenti etniche, religiose e culturali di una società, il rischio è perdere di vista che il soggetto titolare di diritti è il singolo individuo e non i gruppi. Sciuto capovolge l’ordine di priorità: è l’individuo a essere portatore di identità e appartenenze, non è l’appartenenza a definire l’individuo.

Ad impreziosire l’approfondimento culturale anche la testimonianza dei fratelli Foà – vittime della follia delle leggi razziali. Con loro tracceremo un ricordo, triste, ma necessario perché senza memoria non c’è coscienza. “La memoria è la medicina della democrazia: serve la memoria e serve la coscienza”.

saluti
S.E. Mons. Luigi Mansi – Vescovo di Andria

introduce
don Geremia Acri – resp. Casa Acc. S. M. Goretti
Raffaella Ardito – Consulta agg. laicali ecclesiali

interventi
“Non c’è fede che tenga” con Cinzia Sciuto / giornalista e redattrice  rivista Micromega
Testimonianza dei fratelli Foà – vittime delle leggi razziali

ore 21.30: inaugurazione dell’Installazione artistico-sensoriale  “My name is aisha ” a cura della Piccola Compagnia Carillon in collaborazione con Hidden Theatre

Don Geremia e i volontari


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So che tutto ha un senso. Nulla succede per caso. Tutto è dono. L'umanità è meravigliosa ne sono profondamente innamorato. Ciò che mi spaventa e mi scandalizza, non è la debolezza umana, i suoi limiti o i suoi peccati, ma la disumanità. Quando l'essere umano diventa disumano non è capace di provare pietà, compassione, condivisione, solidarietà.... diventa indifferente e l'indifferenza è un mostro che annienta tutto e tutti. Sono solo un uomo preso tra gli uomini, un sacerdote. Cerco di vivere per ridare dignità e giustizia a me stesso e ai miei fratelli, non importa quale sia il colore della loro pelle, la loro fede, la loro cultura. Credo fortemente che non si dia pace senza giustizia, ma anche che non c'è verità se non nell'amore: ed è questa la mia speranza.