“E improvvisamente ecco Cagliari: una città nuda che si alza ripida, ripida, dorata, accatastata nuda verso il cielo dalla pianura all’inizio della profonda baia senza forme. È strana e piuttosto sorprendente, per nulla somigliante all’Italia. La città si ammucchia verso l’alto, quasi in miniatura, e mi fa pensare a Gerusalemme: senza alberi, senza riparo, che si erge spoglia e fiera, remota come se fosse indietro nella storia, come una città nel messale miniato da un monaco. Ci si chiede come abbia fatto ad arrivare là. Sembra la Spagna, o Malta: non l’Italia”

(David Herbert Lawrence, Mare e Sardegna, 1921)

 

Forse non tutti sanno che, al pari delle grandi città europee Roma, Lisbona, Praga e Istanbul, Cagliari è edificata su sette colli calcarei. Qualche studioso ne identifica di più, fino ad arrivare a dieci e più. Ma poco importa. Uno di essi in particolare ha un carattere di sacralità valore misterioso e sacro, al punto di essere definito il colle dei santi.

È il colle detto del Buoncammino, denominazione che richiama la piacevole passeggiata che conduce fino in vetta a quello che fino a poco tempo fa ospitava il carcere cittadino e che di fatto identificava il colle con l’ottocentesco edificio di costrizione. Un accostamento decisamente fastidioso e sconveniente, irriguardoso per una città che all’illustre scrittore e viaggiatore inglese David Herbert Lawrence richiamò alla memoria nientemeno che la Città Santa.

Buoncammino sinonimo di carcere, ma non per tutti. Per molti il colle è un luogo sacro, l’ambiente che ospita il convento dei Cappuccini, meta di continui pellegrinaggi e ambiente che vide esprimersi la santità – ufficialmente canonizzata, il cui processo è in corso o già tale per “vox populi” – di numerosi figli di san Francesco. Buoncammino “colle dei santi”.

Il convento, dedicato a Sant’Antonio di Padova, ma per tutti di fra Ignazio – già santo, originario di Laconi – sorse nel 1591 in un’area originariamente occupata da una costruzione paleocristiana edificata probabilmente su un luogo di martirio. Un ampio terreno adiacente costituiva l’orto del convento, ricco di frutta, verdura, spezie e erbe medicinali; oggi ridotto a vantaggio di un’ampia parte recentemente rinnovata dall’amministrazione comunale e offerta ai cittadini come gradevole parco pubblico, denominato appunto “orto dei Cappuccini”. Nelle anguste celle del convento si sono si sono succedute diverse eloquenti figure di santità. A partire da fra Giacomo di Decimoputzu, morto in odore di santità nel sedicesimo secolo, passando per fra Nicolò da San Vero Milis, deceduto nel 1707, per arrivare al più famoso sant’Ignazio da Laconi (1701-1781), beatificato nel 1940 e canonizzato nel 1951 e con il nome del quale il convento è normalmente chiamato. Di lui si raccontano diversi prodigi e miracoli compiuti mentre era ancora in vita. Le sue orme furono ricalcate più avanti dal beato Nicola da Gesturi (1882-1958) noto come fra Silenzio, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1999. Molti cagliaritani ne ricordano l’incedere lento e silenzioso tra le vie del centro storico come frate questuante e diversi testimoniano di esserne stati personalmente beneficati. Lo seguì fra Nazareno da Pula (1911-1992), chiamato a svolgere diversi servizi (cuoco, questuante, portinaio), che divenne riferimento fidato per migliaia di persone come consigliere e taumaturgo: morto in odore di santità è in corso il processo di beatificazione.

L’ultimo, in ordine di tempo, è spirato il 16 dicembre scorso, giorno in cui la chiesa inizia la Novena di Natale: anche questo per molti non è un caso. In quel giorno infatti, fra Lorenzo, al secolo Benvenuto Pinna di Sardara, classe 1919, apriva il suo tradizionale presepe al pubblico.

Realizzato negli anni con cura per ogni minimo particolare, personaggi in movimento, alba e tramonto in alternanza, voce narrante e canti degli angeli in sottofondo, il “presepe di fra Lorenzo” ha richiamato sul colle generazioni di cagliaritani; i padri e i nonni di oggi, bambini e ragazzi di ieri, non mancano di portarvi figli e nipotini per rivivere le emozioni legate alla suggestiva narrazione della nascita del messia. Durante la seconda guerra mondiale fra Lorenzo si occupò di curare i feriti con le erbe medicinali e le piante officinali, non lesinando cure spirituali parole di conforto.

Era un profondo conoscitore di ogni erba e spezia, dal nome scientifico alle singole proprietà, curandone personalmente la coltivazione. Incontrava quotidianamente centinaia di persone che si recavano da lui: per tutti un sorriso e una carezza, per i casi più gravi con uno dei guanti di Padre Pio. Schivo e riservato, ha sopportato le sofferenze con pazienza e letizia, lasciando un messaggio scritto di suo pugno, in cui è racchiuso il suo testamento spirituale e l’intera sua vita: “Buon Natale a tutti”.

Fra Lorenzo avrebbe compiuto 97 anni il 20 dicembre, data scelta per la celebrazione dei funerali, rivelatasi una corale manifestazione di fede e di festa, testimonianza e riconoscimento di virtù eroiche vissute nell’umiltà e nella donazione totale.

Ha scritto ancora David H. Lawrence su Cagliari: “Ma ancora mi ricorda Malta. Persa tra Europa e Africa, appartiene a nessun luogo. Appartiene a nessun luogo, non essendo mai appartenuta a nessun luogo. Alla Spagna e agli Arabi e ai Fenici, più di tutto. Ma come se non avesse mai veramente avuto un destino. Nessun fato. Lasciata fuori dal tempo e dalla storia”. Esattamente come il “colle dei santi”: fuori dal tempo e dalla storia, perché appartenente all’eternità.

 


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Ignazio Boi (Cagliari, 1961), sposato, tre figli, giornalista pubblicista, esperto di formazione e comunicazione, funzionario della Direzione Politiche Sociali dell’Assessorato della Sanità della Regione Sardegna. Si forma in ambiente cattolico, dalla parrocchia ai movimenti dei Gesuiti. Obiettore di coscienza, nel 1983 diviene Segretario Nazionale della Lega Missionaria Studenti, promuove l’educazione alla pace, alla mondialità e la cooperazione allo sviluppo, cura il mensile “Gentes” e collabora alla rivista delle Comunità di Vita Cristiana. Consigliere e Presidente di Circoscrizione del Centro Storico di Cagliari dal 1985 al 1995, favorisce la nascita in Sardegna dell’Ipsia, ONG delle Acli, del Forum del Terzo Settore e del Forum delle Associazioni Familiari. Dirigente delle Acli e di Gioventù Aclista, fonda il Centro Pace e Sviluppo e con l’ente Enaip Sardegna dal 1986 al 2007 dirige attività e progetti di formazione professionale per “fasce deboli”, coordina programmi formativi internazionali e scambi di allievi tra paesi europei. Dall’Area Formazione della ASL, nel 2009 è chiamato nello staff dell’Assessore del Lavoro, promuove le realtà dei sardi nel mondo, particolarmente in Australia e in Argentina. Nel 2000 è ordinato Diacono permanente, impegnato negli Uffici diocesani di Pastorale Sociale e Lavoro e delle Comunicazioni Sociali, animatore di incontri, catechesi e formazione in diversi ambiti ecclesiali.