Il respiro della città. Accade sempre più di rado, ma quando accade è bellissimo

Ognuno ha raccontato il proprio punto di vista sugli spettacoli di questa edizione del Festival Castel Dei Mondi.

È un Festival a me caro perché ha sempre rappresentato il mio senso di appartenenza per questa strana terra e dopo il 12 Luglio questa città aveva bisogno di riti comuni. Stare insieme attraverso l’arte fa sentire meno soli e allora quando ho letto che l’Assessore alla Cultura Luigi Del Giudice – uomo dalla spiccata sensibilità intellettiva ed emotiva – parlava de “Il respiro della città” ho iniziato a prender fiato.

Il periodo dell’anno nuovo rispetto alle precedenti edizioni è stato un investimento di educazione culturale. Una politica, non quella dei partiti, che educa attraverso il dialogo e ciò che accade.

Le scolaresche a teatro, la città – tutti i quartieri perché le periferie ne sono parte integrante, segnano il confine e i confini sono una questione complessa e non complicata – a disposizione del Festival e i laboratori per gli attori e la presenza di artisti andriesi che hanno risonanza nazionale e internazionale.

Un organismo è stata la scelta di comunicazione.

Francesco Fisfola mi ha sempre raccontato quanto importante fosse l’organizzazione di questo organismo che è il festival; lo intervistai tempo fa sulla questione e raccogliendo racconti scrissi della capacità autorevole e competente della gestione a molti livelli che è sua: l’autorevolezza del fare.

È come se questo Festival, che ha ancora una volta la firma artistica di Riccardi Carbutti, avesse preso respiro.

Un corpo che si ricorda della sua anima e se ne prende cura.

Cito su tutti uno straordinario evento tra quelli del progetto parallelo “Stupor Mundi”, dove ho goduto del racconto dei burattini, del suono del legno, del poetico processo creativo.

Scrivo oggi perché ho assistito finalmente ad uno spettacolo che mi ha fatto urlare: “Teatro!”

Accade sempre più di rado, ma quando accade è bellissimo, ma questa è un’altra faccenda. Dicevo che dopo “Hotel Paradiso”, dopo lo spettacolo, ho osservato il senso di ogni cosa: gli Artisti e le maschere – tema a me molto caro – i ruoli del palcoscenico lasciati andare con le luci. I ruoli diversi della vita che non si confondono, ma si fondono. Hanno riordinato e smontato la scena come se stessero ripulendo una stanza della loro casa. Ogni organismo è fatto di stanze ed ognuna ha bisogno della stessa cura. Mi sono fermata e con me il respiro. Ho osservato e ho ripreso a respirare con la mia città.