
Antonio Memeo: “Ho portato in scena solo me stesso senza maschere”
Si accendono le luci: siamo in una stazione ferroviaria del Sud e due uomini perbene, in simbolica attesa di qualcosa, dialogano fra loro. Si chiacchiera di donne e di capricci femminili, ma ben presto la conversazione diventa un monologo che si fa più intenso. L’uomo dal fiore in bocca indaga la vita nei suoi aspetti più sottili, apparentemente insignificanti, in un crescendo di tragicità e disperata ironia.
“L’uomo dal fiore in bocca” è tratto dall’omonimo testo di Pirandello e porta in scena, attraverso le voci di Antonio Memeo e Domenico Tacchio, la storia di un uomo malato che attende il momento capitale. “Oltre un anno fa mi si è proposto questo testo in maniera del tutto casuale – afferma Antonio Memeo – e, dopo averlo letto, sono rimasto incredulo: ho avuto un’esperienza analoga a quella dell’uomo descritto da Pirandello, ma fortunatamente a me quel fiore è stato tolto dalla bocca. Dunque l’ho sentito subito mio”.
Lo spettacolo, inizialmente pensato per essere rappresentato alla stazione ferrotramviaria di Andria, in seguito all’incidente del 12 luglio è stato collocato all’interno della programmazione del Festival Castel dei Mondi.
“Credo che al pubblico sia piaciuto – afferma Antonio- poiché si tratta di un testo autoriale. Io l’ho solo portato in scena con una dignità priva di artifici e di maschere, cercando di esprimere l’emotività e l’intensità di un testo che parla di morte. Sul palco c’ero solo io col mio vissuto”.