«Noi che sognavamo i giorni di domani
per crescere insieme e mai lontani…
Noi che abbiamo preso strade
per cercare in noi gli anni più belli…
…ma il destino aspetta dietro un muro
e vivere è il prezzo del futuro»
Caro Direttore,
da pochissimi giorni è uscito il nuovo singolo inedito di Claudio Baglioni, tanto atteso soprattutto dai suoi fans, considerando che l’ultimo album di inediti “Con voi” del cantautore romano risale a sette anni fa. Ad essere sinceri Baglioni ci ha da sempre abituati a questa tempistica diciamo “tranquilla”.
L’uscita de “Gli anni più belli” era stata annunciata come musica di sottofondo ai titoli di coda dell’omonimo nuovo film di Gabriele Muccino. Allo stesso tempo è il primo dei dodici singoli che anticipa l’album di inediti del cantautore, atteso per la prossima primavera. Lo stesso brano farà parte, insieme ai grandi classici di Baglioni, dei dodici concerti previsti in versione classica, con coro ed orchestra, che lo stesso autore terrà in dodici serate consecutive alle Terme di Caracalla. Per la prima volta dodici repliche dello stesso protagonista, che faranno tra l’altro da apertura alla stagione teatrale di Caracalla.
Comunque, al di là di queste notizie che ovviamente inquadrano in “chiave promozionale” l’uscita del singolo in oggetto, vorrei invece tornare sulla bellezza semplice e profonda propria del brano.
Da storica ed incorreggibile “baglioniana” confesso che, nei giorni precedenti all’uscita ufficiale, avevo già preso visione delle varie preview apparse sui diversi gruppi social (piccoli versi del testo e brevissimi ritagli musicali del brano).
Bene, caro direttore, ero rimasta abbastanza delusa perché non riuscivo a cogliere un messaggio diverso da quello di “nostalgia per i tempi passati” e, in questo senso, ho subito pensato ad una uscita promozionale in perfetta sintonia con l’omonimo film: avrebbero entrambi raccontato in maniera nostalgica “gli anni più belli”, ma passati.
Quando invece la scorsa settimana ho finalmente ascoltato il brano per intero, mi è subito venuto in mente uno dei tanti insegnamenti preziosi del mio maestro di chitarra: mai esprimere un giudizio su un brano musicale, su una canzone senza averli ascoltati (ascoltati e non sentiti) per intero …mai fermarsi ad un giudizio dato dopo un ascolto “a pezzetti”, frammentario: si rischia cosi di esprimere un parere sulle sensazioni provate e non sul brano in quanto tale. Ebbene sì, ho sperimentato sul campo questa “leggera differenza” e le garantisco, caro direttore, che quando ho ascoltato dall’inizio “Gli anni più belli” sono stata immediatamente colpita dal calore e dall’accoglienza del giro armonico di accordi di chitarra acustica che introducono il brano. È una sequenza di accordi che ti rende familiare ciò che stai ascoltando (accompagnato poi dal testo) non perché ti riporta ai bei ricordi del passato, ma perché ti sollecita ad assaporare il presente proprio alla luce di quanto hai costruito nel tuo passato.
Come dichiara lo stesso Baglioni in una recente intervista, “Se si vive un buon presente si guarda volentieri al proprio passato”. È una sorta di nostalgia piuttosto “ammiccante” e non dolorosa, è una piacevole compagnia tra il ricordo di ciò che è stato e la coscienza che gli anni più belli in fondo potrebbero essere quelli che ancora devono arrivare. Allora una canzone che invita a Vivere, che invita a considerare quanto sia importante tutto il bello che si è vissuto, ma soprattutto quanto sia prezioso il tempo che ci è dato da vivere perché si gioca tutto lì, in ogni istante che, in base a come viene vissuto, può senza dubbio avere lo spessore, la bellezza e l’intensità degli anni più belli semplicemente perché vissuto intensamente, consapevolmente e con la certezza che ci sono sempre nuovi posti da esplorare e nuovi momenti da vivere. “E vivere è il prezzo del futuro” recita, a tale proposito, un verso della canzone.
A prescindere dai diversi gusti e punti di vista (come dico sempre ai miei alunni: mai cercare di “imporre” i propri gusti musicali, mai provare a “giudicare” i gusti musicali degli altri, i gusti sono gusti e proprio per questo non “giudicabili”, ma sacri e validi tutti), a mio avviso, la bellezza di questo brano è data proprio dalla spinta a Vivere in maniera bella tutti gli istanti e i momenti che la vita ci dona, semplicemente perché ci sono stati donati gratuitamente. Questo invito è accompagnato da una melodia dolce, orecchiabile ed accogliente.
E soprattutto vita da vivere insieme: infatti, nel testo, è utilizzata sempre la prima persona plurale che da la sensazione non di voler fornire raccomandazioni o insegnamenti, ma consigli, inviti e sollecitazioni fatti in maniera “ravvicinata” mettendosi sempre insieme in cammino; il senso del tutto è dato dal vivere, ma mai da soli “Noi che sognavamo i giorni di domani per crescere insieme e mai lontani…”.
In poche parole “sentire” l’altro come parte indispensabile alla propria identità, al proprio cammino, alla propria vita, come si ascolta verso la fine della canzone:
“e quel tempo è un film di mille scene
non si sa com’è la fine
se le cose che ci fanno stare bene
sono qui proprio qui
forse no, forse sì, sempre qui…”.
Allora un brano che fa venir voglia di vivere nel senso pieno del termine, un brano che, non so perché, mi ha fatto ripensare ad alcuni versi preziosi dei “Fratelli Karamazov” di F. Dostoevskij che vi riporto qui di seguito:
“Credo che tutti dovrebbero amare la vita prima di ogni altra cosa al mondo”
“Amare la vita più del senso della vita?”
“Proprio così: amarla prima della logica, come dici tu, assolutamente prima di ogni logica, e solo allora se ne afferrerà il senso”,
…una voglia di vivere che vorrei condividere con voi! Buon ascolto!!!