Andarono per suonare e poi…

Caro Direttore,

la Maginot dei Dioscuri gialloverde scende al 2,04, e non è ancora finita. Reddito di cittadinanza e quota 100 si restringono come una maglia di lana in lavatrice. Matteo Salvini e Luigi Di Maio si tengono come un sol uomo per non cadere. Il premier Conte apparecchia la resa, il ministro Tria resta a Bruxelles a prendere gli schizzi. Il povero Fico, presidente della Camera, se la prende con lo sforamento di Macron, ma si scorda di dire che sarà temporaneo e garantito da un pil all’1,6, contro il nostro 1 stiracchiato, e da uno spread a 65, contro il nostro a 268. E, mentre la Manovra agita il governo, il ministro Toninelli fa sapere che la Tav si farà, che i benefici sono superiori ai costi. Come per Ilva, Tap e tutti gli altri cavalli di battaglia dei 5Stelle.

Il Contratto di governo si rivela quel che sapevamo: ricordate il paltò di Napoleone in Miseria e nobiltà? Ecco, stessa tecnica del Contratto di governo: un mucchio di desideri  senza i soldi per finanziarli. Come gli indimenticabili Totò ed Enzo Turco, il governo gialloverde hanno messo giù una lista della spesa che, per pagarla, altro che il paltò di don Pasquale, ci vorrebbe propro quello di Napoleone. L’Europa ha tenuto la barra dritta, vicepremier Salvini e Di Maio hanno capito l’antifona e hanno abbassato i toni. Conte non ha rinunciato al suo ruolo di cerimoniere, il ministro Tria è stato lasciato solo a Bruxelles a riscrivere la Manovra sotto dettatura.

L’Europa non cede, il reddito di cittadinanza si farà a metà, se andrà bene; la riforma della Fornero sarà limitata e a tempo. Ma i nostri due Eroi continuano a raccontare di averne date tante, come quelli che ne prendevano senza fiatare. Al di là dei proclami eternamente elettorali, il vero approdo dei nostri Eroi è in una guerra interna, non più sotterranea. Stellati e leghisti non la pensano su nulla allo stesso modo. Salvini, che è più furbo e più navigato, tiene in piedi il teatrino perché vede crescere il suo consenso a spese di Di Maio, gaffeur arrancante che perde ogni giorno consensi. La ragione è quella che più volte abbiamo spiegato. Il leghista risponde delle sue azioni alle regioni italiane più ricche e produttive, quali Lombardia e Veneto, e infatti il nostro Truce ha abbassato i toni sovranisti a partire dalla piazza dell’8 dicembre, dove i famosi centomila non raggiungevano i trentamila.

Salvini non romperà fino alle elezioni europee, continuerà a stare al gioco delle chiacchiere fino a stremare i 5Stelle. Dopo le Europee, elezioni o meno, ci ritroveremo un governo di centrodestra. Il male minore, in questo caos senza fine, contro l’approssimazione e il dilettantismo. Per chi è di sinistra, come lo sono io, non è una gran notizia, ma è il ristabilirsi di un argine contro la deriva del nulla, impersonata dai grillini con certosina incompetenza. E che la sinistra si dia una mossa, invece di sfarinarsi con lo stillicidio di lotte interne anche sull’orlo del baratro.

Chi vivrà, vedrà. Ma è ormai chiaro che le fantasie stellate stanno venendo al pettine. I sognatori della rivoluzione a gratis stanno dimostrando la loro inettitudine, ché non basta urlare, insultare e promettere per abolire le povertà e altre stupidaggini alla Toninelli. La Lega si avvia a essere il partito di una destra realista con l’Europa, con il deficit, senza più utopie  anti-Europa e anti-euro. Sarà il partito dei ceti produttivi. Il Contratto con i grillini farà la fine che merita, il cestino. I grillini di Di Maio avranno la sorte dei pifferi di montagna, che andarono per suonare e furono suonati. Se avessero studiato un po’ di storia…


Fontehttps://it.wikipedia.org/wiki/File:Ivrea_Carnevale_Pifferi_03.JPG
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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).