Due anni fa, abbiamo scritto di Fabrizia di Lorenzo. Oggi dobbiamo scrivere di Antonio Megalizzi…

È sera. La mia attenzione è richiamata dal nome in tv di Fabrizia Di Lorenzo. Che strana coincidenza: proprio la sera prima mi era capitato di ricordare con amici la giovane e brillante ragazza di Sulmona uccisa nell’attentato ai mercatini di Berlino nel 2016! Partita da casa come tanti giovani della generazione Erasmus, una generazione cittadina del mondo, coraggiosa, libera, alla quale spesso noi adulti non sappiamo dare abbastanza fiducia e della quale non riusciamo a comprendere fino in fondo il desiderio di superare i confini. Ma non era per questo che ne parlavano in tv. La tragedia si era ripetuta. Ai mercatini di Natale, a Strasburgo. In tanti hanno sperato che Antonio Megalizzi, il giovane colpito da un proiettile nella sparatoria, ce la facesse. Ma è ormai cronaca che non è stato così. Il suo sorriso, il suo volto luminoso e pieno di vita hanno subito fatto il giro del mondo e, prima ancora, il suo sogno: l’Europa!

Antonio era un giovane giornalista di 28 anni, europeista convinto, che anzi l’Europa non la sognava, la viveva nella realtà! Un suo collega di Europhonica, il network delle radio universitarie europee, ha detto di lui che voleva raccontare l’Europa e la sua politica ai suoi coetanei, sognava di diventare un grande giornalista e per questo lavorava con impegno, abnegazione, professionalità, perché il suo sogno prendesse sempre più corpo e diventasse la sua professione per la vita. Era lì, a Strasburgo, perché, come i veri giornalisti, “era lì dove accadevano i fatti”. Per lui l’Europa unita era l’unica alternativa possibile, diceva che i muri si combattono con le idee e che l’integrazione ed un mondo aperto dovevano essere il futuro dell’umanità. Ora il suo messaggio ci ha raggiunti tutti, forte e chiaro. Lo ripeteva dai suoi microfoni e poi la sua vita spezzata lo ha amplificato, gettando un seme nel cuore di mille altre persone. Ora il suo sogno cammina con noi, abbiamo un debito nei suoi confronti, dobbiamo ricordarcelo. Dobbiamo ricordarci che l’Europa si costruisce, dobbiamo ricordarci di non avere uno sguardo miope sulla realtà, ma di avere una visione che ci proietti nel futuro, che una identità forte non si costruisce sulla negazione dell’identità degli altri. E dobbiamo ricordarci di “vivere, non vivacchiare”, come diceva un altro giovane brillante, con la “passione per le altezze”, Pier Giorgio Frassati!

A sparare sulla folla è stato Cherif Chekatt, anche lui giovane, 29enne nato a Strasburgo da genitori stranieri. Anche lui (forse) aveva un “sogno”. Ma era un sogno di odio e di morte e, evidentemente, i sogni non si realizzano uccidendo i sogni degli altri. Nel 2015 Antonio aveva pubblicato sul web un racconto dal titolo “Cielo d’acciaio”, che aveva come protagonista un missile che si interrogava sulla sua utilità, e sulle vite a cui era costretto a porre fine in un Paese straniero. Il racconto si concludeva così: Adesso io sono distrutto. Adesso ho distrutto loro. Il mondo è finalmente salvo?


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Mi chiamo Silvana Campanile, sono bibliotecaria e lavoro tra il fantastico ed il reale nella Biblioteca diocesana di Andria “San Tommaso d’Aquino”. Laureata in Lettere Classiche e mai pentita. Amo la vita, la gente e le sorprese che riservano! Andare al cinema e viaggiare quando possibile! Combatto la mia natura profondamente pigra riempiendo la mia giornata di impegni…Il mio motto? Gli altri siamo noi: non delegare ma affrontare la vita con creatività ed entusiasmo!