Si può restar seduti parecchie ore, incrociando le gambe, nella stessa posizione, quando si sa che nulla impedisce di cambiar posizione; ma se una persona sa che deve rimaner seduto così, con le gambe incrociate, gli verranno i crampi, le gambe si stireranno e si stringeranno in quel punto dove egli vorrebbe allungarle.
(Lev Tolstoj)
“Non ti ho detto una cosa ieri. È scomparsa una mia alunna da sabato. Uno di quei pensieri brutti nel retrocranio. Ragazza di prima, Rose, dopo violenta discussione con il patrigno, è uscita sabato senza giacca e senza cellulare. Solo con abbonamento. Quindi potrebbe essere ovunque. Ed è bellissima. Di colore. Questo mi fa aumentare i pensieri brutti. E soprattutto, l’anno scorso, ha tentato di tagliarsi le vene. Quindi c’è qualcosa che proprio non va”.
Quest’oggi, il buongiorno di chi mi dà il buongiorno, ogni santo giorno.
Rose: si chiama Nicholas, Thomas, Andrea, Gianvito, Elena, Mariana, Luisa, Carola, Marta. Non si chiama solo Rose. Siamo adulti inetti. Noi non ci vogliamo bene, rispettiamo anche le regole che non ci convincono più, perché ormai le abbiamo assimilate, abbiamo messo delle firme. Pieni delle nostre stesse costrizioni, li costringiamo. Ma concentrati a sopravvivere, non diciamo loro come si fa. Perché noi non lo sappiamo, lo facciamo e basta. Bravi! Abbiamo le spalle larghe noi. Qualcuno si è disturbato a costruircele, troppo facile credere sia merito nostro. E loro vedono questo, ogni giorno da quando sono al mondo, ogni mattina da quando fanno colazione. Così lo imparano. Blablabla: l’esempio che vedono è quello del non vivere.
E poi ce lo restituiscono con l’idiozia di un’età che non c’è. Noi ce lo meritiamo. Io piango. Loro pure. Ma loro no, non se lo meritavano. Mi vergogno ed ho paura.
“È bellissima e di colore, questo aumenta i pensieri brutti”.
In questa asserzione tutto lo scempio possibile che abbiamo consegnato loro. La mercificazione. E noi a guardare, invece di metterli in guardia.
E certo, noi dobbiamo stare in piedi per loro: bag-gia-na-te! Noi dobbiamo stare in piedi per noi! Altrimenti loro non imparano a farlo per sé stessi.
Senza giacca se ne vanno, a Milano, sotto zero! Neanche quello!
Ma noi, per noi non facciamo niente di quanto dovremmo. Noi dobbiamo piegarci alle regole della società e lo facciamo con tanta di quella ottusa convinzione, che sembra quasi ci piaccia: perché a noi basta andare a ripulirci le coscienze nel Gange del rammarico dilazionato. E così fanno loro. Peccato che le regole della loro società siano una porcheria quanto lo erano quelle della nostra, ma siano molto più pericolose.
Ignobili! Siamo ignobili!
Lo specchio stamattina me lo rimanda tutto.
Quanto bene hai voluto a te stessa? Idiota!
Dov’è Rose? Dove?
Mi implode il cervello.
Sarà una giornata immonda.
***
Tutto questo lo avevo pensato, scritto e rimesso tutto di un fiato, subito dopo aver letto quel buongiorno, senza però inviarlo al destinatario con cui volevo condividerlo. Come succede spessissimo e con chiunque; sì, chiunque stia in una ristrettissima cerchia, forse troppo ristretta.
Poi il sole, il cielo terso, l’aria gelida fuori e già rarefatta in sala conferenze.
In sottofondo:
– La prof.? È fuori.
Non è a me.
– Myriam!
Sono trasalita. Che nemmeno Maria Maddalena chiamata da Cristo. Mi sono spaventata nello stesso modo.
– Eh!!!! Mo’ mi fai morire! Che c’è??!!!?!
– Ci organizziamo con i ragazzi per andare a pranzo in quel ristorante sul lago? Chiedono se vogliamo seguirli.
Richiamata all’ordine, alla vita.
Ma chi è che ti deve chiamare a quest’ora?
Cristo, Cristo mi deve chiamare!
Sono barese, a Bari si dice così.